il Fatto Quotidiano,
“Addio cara Fiorenza, cara amica ausiliaria della Rsi, sempre gentile, quando di passaggio a Verona ci si vedeva per un caffè alla Bauli, negli ultimi anni infaticabile guida a Villa Carpena dove mi aveva fatto incontrare Romano Mussolini… Abbruniamo i labari!”. E ancora: “Sono stato onorato di averti conosciuta. Adesso andrai la dove c’è il nostro Dux! A Noi sorella!”.
Repubblica sociale e nostalgia. Il Duce, il fascio, il ricordo della Fiorenza Ferrini, morta nella casa di Mussolini, solo pochi mesi fa. Via così, dunque. Si ricomincia. Altro tema: il nemico. I partigiani, la sinistra. Niente corone sulle tombe repubblichine. Una miccia per l’odio e per la revisione storica distorta: “Propongo di andare sulle tombe dei partigiani pluripregiudicati per omicidio dopo la guerra e affiggere un foglio con scritto i delitti commessi”. Rilancia tale Nino Cacciottoli: “Bastardi senza patria e onore che andavano ancora a uccidere anni dopo la guerra. Odiano con un odio che dura 70 anni”. La foto di una donna presa per i capelli biondi, stretto il volto tra le mani dei partigiani. Memoria parziale. Di nuovo fiato alla tromba dell’odio. Scrive Franco Dradi: “La faccia dei partigiani dice tutto di loro. La nostra cosiddetta Repubblica è fondata sul sangue di innocenti e ragazzi d’onore che questa immondizia ha vigliaccamente versato. Se esiste un inferno, è lì che finiranno assieme alla loro genia malata”.
Nostalgia e attualità. Anna Frank, la figurina all’Olimpico, la maglia giallorossa della Roma. Attacco antisemita. Indignazione ovunque. Giusta, condivisa. “Laziale e fascista” tira dritto e scrive: “Quasi quasi ci scappa la lacrimuccia? Che dite? Ma indignati di cosa? E di cosa ci si deve scusare. Ma la facessero finita. Rassegnatevi”.
Da sociale a social. È il fascismo che dilaga in Rete. Facebook è la chiave, la piattaforma ideale per fare proseliti, ricordare, proporre, tentare di agganciare. Pagine nere dentro una risacca che monta come uno tsunami. Che aumentano di mese in mese. Sessanta, settanta alla volta. Qualcuno si è messo a contarle, analizzarle, catalogarle. Ne è uscito un quadro inedito, mai visto. Merito di Giovanni Baldini e del suo staff. Del sito Patria Indipendente e dell’Anpi. “Abbiamo censito oltre 3.000 pagine – spiega Baldini –, contiamo, entro dicembre, quando chiuderemo la ricerca, di superare le 4.300”. Dati e informazioni finiscono in un maxi-grafico. In realtà una grande nebulosa navigabile, dove le pagine Facebook stanno collegate le une con le altre. Non tutte e così si formano altre piccole nebulose. Ogni cerchio un link. Ogni colore una categoria: dai nostalgici agli identitari, dai gruppi Rac (Rock Against Comunism) a Lealtà e Azione, dal Movimento Patria Nostra fino alla galassia dell’associazionismo dove i temi sociali sono solo il paravento per portare avanti la propaganda neo-fascista.
Più il cerchio è grande, più appare autorevole. Il metro di misura sono soprattutto i like in entrata alla pagina. Le pagine che “si piacciano” sono collegate da una linea. Va da sé che Casapound e Forza Nuova attraggano il maggior numero di consensi. “L’idea – prosegue Baldini – è stata quella di andare alla ricerca di coloro che dopo la svolta di Fiuggi del 1995 non hanno seguito Alleanza Nazionale”. L’Msi scompare. Chi resta? Dove va? Con chi? La galassia neofascista così si polverizza in tante piccole monadi. Spesso in lotta tra loro. Mai unite, il più delle volte divise. Perché, si sa, a tutti piace fare il Duce a nessuno il gregario. E così si scopre che tutto il Blocco studentesco (declinato per città) sta nella sfera di Casapound. E un dato emerge netto. Lo spiega sempre Baldini: “Casapound sta progressivamente cannibalizzando Forza Nuova e si prepara, a tutti gli effetti, a raccogliere il testimone lasciato dall’Msi nel 1995”.
E così l’appello parte dalla pagina “Boia chi molla”. “L’Italia – si legge – ha bisogno di noi. Uniamoci e risolviamo la situazione”. E dunque ecco l’attualità declinata alla maniera neo-fascista. Dallo Ius Soli all’immigrazione alla nuova legge di Emanuele Fiano (il ddl sulla propaganda fascista), lui figlio di Nedo che ad Auschwitz ci passò, perse la famiglia, e riuscì a sopravvivere. Tema questo dibattuto su molte pagine. Fiano “il talebano”. Giuseppe Noce dalla pagina “Benito Mussolini” avverte il politico del Pd: “La guerra è finita caro Fiano, non ricordare sempre le stesse cose anzi bisogna togliere i campi di concentramento che li avete lasciati per ricordare l’Olocausto basta. Le cose brutte vanno tolte sono baracche che fanno male invece ne avete fatto dei luoghi di pellegrinaggio”. Mario e Patrizia Curatolo rilanciano: “Figlio de na… anche se cerchi di cancellare qualsiasi scritta o scultura appartenenti al fascio ricordati che saranno indelebili nel cuore di ognuno di noi appartenente al fascio viva il Duce”.
La tematica gender è un altro filo comune. La famiglia è quella tradizionale. Una pagina dedicata a Evita Peron posta volantini “l’unica famiglia è quella naturale”. Associazionismo si diceva. Temi buoni come l’ecologia. Come “La foresta che avanza” che, però, spende tempo e risorse per chiedere di ripristinare la scritta Dux sul Monte Giano, cancellata da un incendio dell’agosto scorso. Mentre Den, ovvero “Destra estrema nazionale”, non spreca parola, ma posta immagini di pistole infilate nei pantaloni per sostenere la legittima difesa. Per Augusto Bunker il motto è: “Saluto romano orgoglio cristiano”.
Il gruppo rock Hobbit si occupa di Ius Soli e davanti alla presidente della Camera Laura Boldrini che sostiene lo sciopero della fame pur di far passare la legge, risponde con un appello: “Proponiamo ai nostri seguaci di inviarci la descrizione dei piatti tipici della vostra città in nome della nostra sacra identità”. Che poi il gruppo Hobbit, tra rock e politica, fa anche del gran merchandising. Magliette e scritte “Ardite schiere, bandiere nere”. Identitari si diceva, contro lo Ius Soli, andare a pensare il contrario sarebbe sciocco. Ecco allora “Niemals”, emporio legionario. Felpe in vendita e un messaggio chiaro. “Questo è uno strumento di autofinanziamento militante per testimoniare la nostra visione del mondo. Lealtà, coraggio, onore: questa la sfida”.
La pagina “Progetto enclave” vuole che l’Europa si svegli. “Europe awake: nella Vandea o nella trincea delle Ardenne, a Salò oppure a Berlino in fiamme. Da Derry a Belfast risorge l’aurora, dal piombo degli anni Settanta risorge l’Europa”. Identità e passato. Volti criminali abbigliati da eroi. Erich Priebke “e il suo abominio giudiziario”. La vera storia promette la pagina “Virtute e Canoscenza”, “non perdetevi l’occasione di conoscere il Capitano!”. Ettore Muti, morto nel 1943 (sepolto al Campo X del Cimitero Maggiore di Milano assieme ad altri 921 repubblichini) nel cui nome nacque la Legione Muti, che torturò tanti innocenti in via Rovello. “Onore a Ettore Muti – si legge su Rdvis – il suo coraggio e la sua vita ci siano quotidianamente di esempio”. E poi Achille Starace, segretario del Partito nazionale fascista “grande figura d’italiano, un vero eroe”.
Ma c’è altro, oltre al visibile. Un doppio livello, l’inganno, il paravento dell’anti-politica, del populismo declinato al degrado. Il bersaglio è l’immigrato. Di questo si occupa un ricerca parallela, sempre giocata su Facebook e portata avanti dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre diretto da Saverio Ferrari. Tutto si alimenta di fake news e numeri sugli sbarchi fuori da ogni logica. Una delle pagine più seguite è “Dimissioni e tutti a casa”. L’immigrato viene chiamato, ironicamente, “risorsa”. Si legge: “Nuova risorsa tenta di rubare un bus e manda all’ospedale un carabiniere e quattro guardie giurate”. Stessa pagina, qui Iolanda Ciasca si rivolge direttamente all’assessore milanese Pierfrancesco Majorino: “Noi italiani vorremmo che vi accadesse qualche cosa di una di quelle che succede a noi comuni mortali senza scorta. Gli stranieri scopriranno il vero motivo per il quale li accogliete: per i soldi!”. E ancora: “Nessuno può fermare la migrazione della fauna. Ve lo volete mettere in testa voi cacciatori? Libertà per la beccaccia africana”. Stessi motivi di razzismo in altre pagine come “Piove governo ladro” o in “Militanza fascista 2” che se la prende con don Biancalani, il prete di Vicofaro (Pistoia) diventato famoso per aver portato un gruppo di migranti in piscina e attaccato da Forza Nuova. Scrive tal Bruna: “Stronzo aiuta gli italiani, anzi vai in Africa, lì ti mettono a 90 gradi”.
Territorio e identità deviata. “Difendi la tua città”, le cosiddette pagine del “gentismo”. “Sei di Pavia”, ad esempio. “L’odio non potrà mai scalfire la purezza del nostro amore”. Citando il testo del gruppo Rac Ddt: “Basta una canzone, basta un bottiglia. Quante braccia tese, è la tua famiglia”. Nelle ricerca di Giovanni Baldini le pagine dei gruppi musicali sono circa 122. Soli neri e simboli nazisti, white power, odio e aryan rock. Come quello dei veneti Katastrof che inneggiano a Priebke: “Tu sei rimasto fedele all’ideale supremo. Sarai sempre esempio per la bianca gioventù!”. Di tutto e di più nella nebulosa dei neo-fascisti italiani. Legati dalla nostalgia, nascosti dentro l’odio populista per il diverso.
Una marea nera che non arretra. Ma resta divisa al suo interno. Ultimo esempio, la marcetta ridicola del 28 ottobre. Annunciata da Forza Nuova e da Roberto Fiore poi ritirata. Cosa che non è piaciuta a Maurizio Boccacci, ex Fuan ed ex Avanguardia Nazionale che in una lettera scrive: “Caro Fiore chi vuol combattere veramente il sistema non mendica benevolenza ma scende in strada e lo combatte così è sempre stato! Le lotte fatte nelle borgate sono state fatte senza alcun permesso, certo pagando, ma infiammando quel popolo che ci vedeva marciare e lottare”. Insomma, se da un lato Facebook fotografa un preoccupante magma nero in aumento che si alimenta di fake news e antisemitismo a buon mercato, fissando anche nuove direzioni, dall’altro la realtà della politica riconduce il neo-fascismo italiano a semplici schiamazzi tra pochi.