Di Claudio Napoleoni si potrebbe dire – fatte le debite proporzioni – ciò che disse Engels davanti alla tomba di Carlo Marx: è stato un economista perché è stato innanzitutto un rivoluzionario.
Negli anni Ottanta però, e particolarmente negli ultimi anni della propria vita (morì il 31 luglio 1988), Napoleoni si trovò di fronte a mutamenti del sistema capitalistico tanto profondi da rendergliene difficile una interpretazione, con indicazione di prospettive superatrici, in termini di teoria economica. Erano i tempi – ricordiamolo – in cui cominciavano a farsi chiari gli effetti della svolta neo-liberista voluta dalla Thatcher e da Reagan; in Italia c’era stata, nel giugno dell’85, la sconfitta del referendum contro l’abolizione della scala mobile.
«Ha ragione Riccardo Bellofiore – scrive La Valle nell’introduzione a Cercate ancora – quando osserva che “l’interrogazione teologica dell’ultimo Napoleoni trova la sua origine in questo dissolversi dello stesso pensiero rivoluzionario inteso come critica scientifica e rivoluzionaria del capitalismo”»(2).
E’ qui evidentemente in gioco, nell’"ultimo Napoleoni", il problema grossissimo della laicità della politica. Ma su questo problema egli non poteva non confrontarsi a fondo con la posizione di Franco Rodano (anche per l’impegnata collaborazione avuta con lui per almeno un decennio, cioè per tutti gli anni Sessanta). Scrisse infatti Piero Pratesi che la frequentazione di Rodano
«rimase un segno indelebile in Claudio Napoleoni. Non solamente restava sostanzialmente lo stesso il fine del pensare, la ricerca appunto del fulcro e della leva della rivoluzione possibile, ma l’esito finale della riflessione di Claudio Napoleoni, sparsa in conversazioni e appunti dell’ultima stagione, è caratterizzato da un continuo confronto con il pensiero rodaniano, oltre le ragioni dell’economia in senso stretto»(3).
Nel libro “Cercate ancora”, in effetti, sono riportati due documenti che confermano quanto fosse importante, per Napoleoni, questo confronto: parlo della “Lettera a Ossicini”(4) e dell’incompiuto “Saggio [appunto] su Rodano”(5). Non mi è quindi possibile, in questa sede, parlare di laicità – che è il tema assegnatomi – senza fare io pure riferimento a Franco Rodano.
La questione della laicità della politica non poteva non essere fondamentale e anzi fondante nella riflessione di Rodano, profondamente radicato nella fede cristiana e militante convinto del Partito comunista italiano.
«La ricerca dei modi e delle condizioni della laicità della politica – si legge sull’ultimo numero dei Quaderni della Rivista Trimestral, dedicato a ricordarlo – è stata suo sforzo precipuo e costante, fin dagli anni della giovinezza: discendeva infatti dal carattere peculiare della situazione e dell’esperienza che egli, e il gruppo di compagni da lui guidati, si trovavano a vivere già durante la guerra, e anche prima»(6).
Quale sia stata, di preciso, la posizione di Rodano, è bene espresso, ad esempio, in un saggio degli stessi Quaderni, anno 1977. Per fare positivamente i conti con Marx e col suo escatologismo rovesciato in termini di “assoluto umano” nella prospettiva della “società comunista”, e quindi per salvaguardare il “kerigma” cristiano dalla critica anti-religiosa dello stesso Marx, Rodano afferma – in quel saggio – la necessità che tale “kerigma”
«sia inteso e praticato in modo da accettare e rispettar sino in fondo l’autonomia, la “bontà” e la sufficienza di principio, per l’uomo, della realtà e delle operazioni “naturali” di esso (compresa dunque la politica); cosicché l’umana situazione storicamente alienata risulti passibile di un superamento rivoluzionario […] pienamente fondato e del tutto capace di sbocco vittorioso sul piano stesso della “natura” e su di esso soltanto»(7).
Ma espressioni di questo tenore sono assai frequenti in Rodano, anche a prescindere dal confronto con Marx. Ovviamente, qualunque posizione, specialmente su un tema così delicato e vessato come la laicità della politica, è soggetta a critiche. Quella di Rodano fu criticata, tra l’altro, da Giuseppe Ruggieri in un suo libro del 1978(8). Non posso entrare adesso, rispettando i 10 minuti, nel merito di questa critica, e tanto meno, più in generale, delle tesi di Ruggieri esplicitamente condivise da La Valle nella sua “Introduzione” al libro Cercate ancora(9).
Devo però soffermarmi su un brano dell’intervento di La Valle nel citato fascicolo dei Quaderni in ricordo di Rodano. Egli vi scrisse che, in uno dei suoi «rari incontri» con Rodano, lo sentì
«singolarmente sensibile e stimolato dalle riflessioni di Ruggieri sull’esperienza della Sinistra cristiana […]. Giudicò il saggio critico di Ruggieri pertinente e “intrigante”, intendendo dire – così interpreta La Valle - che il teologo catanese era entrato assai in profondità e attendibilmente nell’intrico dei problemi con cui Rodano si era misurato nel suo approccio alla “questione cattolica”»(10).
Questa sensazione avuta allora da La Valle, lo indusse a parlare di un “ultimo Rodano” che si sarebbe messo – proseguo la citazione - «intensamente e umilmente in cammino» verso, in buona sostanza, una revisione della sua posizione sulla laicità. Rodano, cioè, si sarebbe finalmente reso conto dell’inadeguatezza di tale sua posizione, la quale avrebbe patito – sto ancora citando - una «incapacità ecclesiale» imputabile «a tutta la storia cristiana degli ultimi secoli e degli ultimi decenni», e che sarebbe stato tempo oramai, dopo il Concilio, di riformulare radicalmente, in termini più rigorosi e corretti(11).
A questo punto vorrei allora concludere con una mia personale testimonianza. Con Franco Rodano ho avuto un rapporto di collaborazione stretta e di amicizia per oltre 40 anni, dalla comune partecipazione alla lotta antifascista clandestina e dalla Resistenza, fino alla morte di lui nel 1983. Posso assicurare tre cose:
che Rodano fu cattolico praticante nel corso dell’intera sua vita (compreso il periodo dell’interdetto dai sacramenti comminatogli sotto papa Pacelli e toltogli sotto papa Roncalli);
che Rodano, iscritto al PCI dal 1946 alla morte, vi militò con adesione tanto schietta quanto criticamente propulsiva verso l’uscita da strettoie ideologistiche;
che il pensiero di Rodano sulla laicità della politica venne sviluppandosi in modo lineare, su basi costanti, senza alcuna scoraggiata cesura né “intrigato” ripensamento.
Questa mia testimonianza è suffragata dagli scritti di Rodano posteriori al libro di Ruggieri, buona parte dei quali è stata poi raccolta nel volume a mia cura Franco Rodano: Cattolici e laicità della politica, Editori Riuniti 1992.
Non è perciò accettabile l’idea di un "ultimo Rodano" entrato in crisi proprio sul punto fondante dell’intera sua opera.
N O T E
(1) In Cercate ancora, a cura dello stesso La Valle – Editori Riuniti 1990, p.107-135.
(2) P. XXII.
(3) Claudio Napoleoni: coniugando economia e teologia, in “Regno Attualità” 1989, n. 2, p.55. Citato da Vittorio Tranquilli in Fede cattolica e laicità della politica in Franco Rodano, saggio pubblicato nel n. 2/1991 di “Teoria politica”.
(4) Cercate ancora cit, p. 5 sgg.
(5) Ivi, p. 17 sgg.
(6) Ricordo di Franco Rodano – Quaderni della Rivista Trimestrale n. 75-77/1983, p. 169
(7) Franco Rodano, Vittorio Tranquilli: La politica come assoluto, in “Quaderni” cit., n.51/1977, pp. 3-54.
(8) G. Ruggieri, R. Albani: Cattolici comunisti? Ed. Queriniana 1978.
(9) Cfr. pp. XXXI-XXXII, XXXVI.
(10) P. 53.