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Manlio Dinucci
«Sovranità» da Bruxelles, non da Washington
2 Giugno 2018
Politica
lI manifesto, 1 giugno 2018. Questi sciocchi italiani, credono di essere schiavi dell'Unione europea, in realtà il tallone è l'Impero statunitense. Il quale comunque rafforza il suo armamento in Euroa(e.s.)
lI manifesto, 1 giugno 2018. Questi sciocchi italiani, credono di essere schiavi dell'Unione europea, in realtà il tallone è l'Impero statunitense. Il quale comunque rafforza il suo armamento in Euroa(e.s.)

Il titolo un po' ermetico che il manifesto ha dato all'articolo di Dinucci non aiuta a comprendere il reale problema . Le turbolenze che si agitano alla periferia dell'Impero non possono non turbare la Corte assisa tra la CasaBiance e Wall street. Se l'Italia, in un empito nazionalistico, volesse sganciarsi dalle alleanze attuali, o addirittura mutare casacca e indossate quella si Putin, uscire uscirebbe dalle catene che la legano ferreamente nel blocco militare della Nato. Un blocco che nacque per bilanciare e contrastare il blocco simmetrico degli stati e delle armate dek Patto di arsavia, Un patto, quello Nordatlantico, che ha ormai 'unica funzione di essere lo strumento militare per evitare l'uscita di qualche stato dal dominio coloniale degli Usa. E per twnere sotto scacco l'Impero russo, sempre possibile avverario e potenziale nemico.(e.s.)
il manifesto, 1° giugno2018«Sovranità» da Bruxelles, non da Washington
di Manlio Dinucci


Steve Bannon – ex stratega di Donald Trump, teorico del nazional-populismo – ha espresso il suo entusiastico sostegno all’alleanza Lega-Movimento 5 Stelle per «il governo del cambiamento».

In una intervista (Sky TG24, 26 maggio) ha dichiarato: «La questione fondamentale, in Italia a marzo, è stata la questione della sovranità. Il risultato delle elezioni è stato quello di vedere questi italiani che volevano riprendersi la sovranità, il controllo sul loro paese. Basta con queste regole che arrivano da Bruxelles». Non dice però significativamente «basta con queste regole che arrivano da Washington».

Ad esercitare pressione sull’Italia per orientarne le scelte politiche non è infatti solo l’Unione europea, dominata dai potenti circoli economici e finanziari soprattutto tedeschi e francesi, che temono una rottura delle «regole» funzionali ai loro interessi. Forte pressione viene esercitata sull’Italia, in modo meno evidente ma non meno invadente, dagli Stati uniti, che temono una rottura delle «regole» che subordinano l’Italia ai loro interessi economici e strategici.

Ciò rientra nelle politiche che Washington adotta verso l’Europa, attraverso diverse amministrazioni e con metodi diversi, perseguendo lo stesso obiettivo: mantenere l’Europa sotto l’influenza statunitense. Strumento fondamentale di tale strategia è la Nato. Il Trattato di Maastricht stabilisce, all’Art. 42, che «l’Unione rispetta gli obblighi di alcuni Stati membri, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite la Nato». E il protocollo n. 10 sulla cooperazione stabilisce che la Nato «resta il fondamento della difesa» dell’Unione europea.

Oggi 21 dei 27 paesi della Ue, con circa il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della Nato, le cui «regole» permettono agli Stati uniti di mantenere, sin dal 1949, la carica di Comandante supremo alleato in Europa e tutti gli altri comandi chiave; permettono agli Stati uniti di determinare le scelte politiche e strategiche dell’Alleanza, concordandole sottobanco soprattutto con Germania, Francia e Gran Bretagna, facendole quindi approvare dal Consiglio Nord Atlantico, in cui secondo le «regole» Nato non vi è votazione né decisione a maggioranza, ma le decisioni vengono prese sempre all’unanimità.

L’ingresso nella Nato dei paesi dell’Est – un tempo membri del Patto di Varsavia, della Federazione Jugoslava e anche dell’Urss – ha permesso agli Stati uniti di legare questi paesi, cui si aggiungono Ucraina e Georgia di fatto già nell’Alleanza atlantica, più a Washington che a Bruxelles.

Washington ha potuto così spingere l’Europa in una nuova guerra fredda, facendone la prima linea di un sempre più pericoloso confronto con la Russia, funzionale agli interessi politici, economici e strategici degli Stati uniti. Emblematico il fatto che, proprio nella settimana in cui in Europa si dibatteva aspramente sulla «questione italiana», è sbarcata ad Anversa (Belgio), senza provocare alcuna significativa reazione, la 1a Brigata corazzata della 1a Divisione statunitense di cavalleria, proveniente da Fort Hood in Texas.

Sono sbarcati 3.000 soldati, con 87 carri armati Abrams M-1, 125 veicoli da combattimento Bradley, 18 cannoni semoventi Paladin, 976 veicoli militari e altri equipaggiamenti, che saranno dislocati in cinque basi in Polonia e da qui inviati a ridosso del territorio russo. Si continua in tal modo a «migliorare la prontezza e letalità delle forze Usa in Europa», stanziando dal 2015 16,5 miliardi di dollari. Proprio mentre sbarcavano in Europa i carri armati inviati da Washington, Steve Bannon incitava gli italiani e gli europei a «riprendersi la sovranità» da Bruxelles.

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