L' insegnamento che bisogna trarre dall'aggressione razzista a Milano. Il nostro mondo è intriso dalla paura, ma «alla paura si risponde solo con la buona politica della ragione».
la Repubblica, 14 novermbre 2015
Ma parliamo d’Europa visto che il caso nasce a Milano, la nostra città più europea. Devono andarse gli ebrei dall’Europa? Josef Schuster, presidente della comunità ebraica tedesca (una delle più numerose al mondo, circa 200.000 sopravvissuti e rimpatriati), ha ribattuto a Netanyahu garantendo sulla sicurezza di cui godono i suoi rappresentati. Ma gli è scappata una frase che ha meravigliato lui stesso: «Meglio portare un altro copricapo, non la kippah». «Non l’avrei immaginato cinque anni fa — ha detto poi — ed è già un poco spaventoso».
Alla paura si risponde solo con la buona politica della ragione. Ci si vuole spaventare ma, come ha detto Renzo Gattegna presidente dell’unione delle comnità ebraiche italiane, si deve andare avanti: si rafforzino le misure di sicurezza ma senza cedere alla volontà di seminare il terrore che ha partorito questa aggressione, forse connessa alla prossima visita in Italia del presidente iraniano Hassan Rohani. E intanto ci si aspetta chiarezza sugli autori: che sembrano davvero corpi estranei in una città come Milano, ombre materializzatesi in un contesto di serena vita civile.
Naturalmente il desiderio di allontanare da noi il male non deve farci ombra. Il mare dell’ingiustizia e della violenza del mondo cresce di continuo. Davanti alle porte di ferro dell’Europa si schiacciano moltitudini di migranti, uomini donne e bambini: quanti anni ci vorranno per lasciarli entrare? La non-politica degli Stati nazionali nei loro confronti ha fatto sbottare perfino il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. In queste condizioni si può riaffacciare lo spettro del solito capro espiatorio, l’ebreo. Bisogna dunque che all’aggressione che isola e colpisce un uomo solo per terrorizzarne mille si risponda con una di quelle reazioni collettive che dissipano le ombre e spazzano il cielo dalle nuvole nere vecchie e nuove. L’Europa ne ha trovato la strada quando ha riscoperto nella sua eredità storica i valori di libertà e di solidarietà che le appartengono, veri fondamenti di una costruzione unitaria continuamente a rischio di crollo per il nazionalismo dei governi e per la cieca violenza sociale dei poteri finanziari. È accaduto davanti all’attentato a Charlie Ebdo, quando l’aggressione del terrorismo islamico ha ricevuto la risposta di una Parigi risorta a vera capitale d’Europa, e ora messa di nuovo davanti a una prova durissima. Ed è accaduto quando la cancelliera Merkel ha dato un grande e imprevedibile colpo di timone alla società tedesca stimolandone la virtù dell’accoglienza. Queste sono le risposte giuste ai mostri della paura, sempre in agguato nella società impoverita e frammentata, carica di rancore e di violenza, che il neoliberismo ci ha cucito addosso in questi nostri anni.