La Repubblica, 17 agosto 2016
Presidente Maurer, nello Yemen i caccia sauditi bombardano la popolazione civile come fanno quelli russi e del regime di Damasco ad Aleppo e Idlib. Ma la neutralità del Cicr non confligge con il dovere di denunciare un crimine?
Nel mondo si contano 56 milioni di persone che scappano da guerre o miseria. Come si è giunti a questo record agghiacciante?
«Basti pensare che in nessuno dei maggiori conflitti nei quali è coinvolta la Croce rossa si percepisce una dinamica positiva. In nessuno di essi c’è un cessate il fuoco duraturo né s’intravede uno spiraglio di pace. E quindi, dal Medio Oriente al Corno d’Africa, dal Sahel alla regione del Lago Ciad all’Afghanistan assistiamo a enormi spostamenti di folle di civili in fuga. Nel mondo d’oggi chi sta bene sta sempre meglio, chi sta male sta sempre peggio».
Come giudica l’accordo con la Turchia e l’atteggiamento dell’Europa di fronte alla crisi dei migranti?
«Sono molto preoccupato. I miei dubbi sul nostro comportamento riguardano sia l’accordo turco-europeo sia alcune politiche unilaterali adottate da Paesi dell’Unione. Due i problemi: anzitutto la brutta figura che facciamo con il resto del mondo, che accusa noi europei di non essere abbastanza generosi; c’è poi l’enorme scarto tra quanto scritto nell’accordo e la sua attuazione sul terreno, con migliaia di persone rimaste prigioniere tra la Turchia e l’Europa senza nessuna assistenza legale ».
Ha ragione papa Francesco quando parla dell’universalizzazione dell’indifferenza?«C’è una forte discrepanza tra gli interessi della comunità internazionale, le problematiche dei Paesi in guerra e le risorse necessarie a ripararle. Purtroppo, là dove c’è bisogno, queste non ci sono mai, perché manca l’attenzione delle grandi potenze economiche. All’inizio del millennio, c’eravamo tutti illusi che una volta risolto il flagello della povertà avremmo costruito un mondo migliore. Quindici anni dopo, la gente è più ricca ma nel pianeta ci sono anche più violenza e più distruzione. Oggi, non sono i poveri all’origine delle guerre ma piuttosto le profonde ingiustizie della società, e l’incapacità dei leader a sanarle. La gravità e la vastità dei conflitti in corso contribuiscono a creare la peggiore situazione dalla fine della Seconda guerra mondiale».