La Repubblica, 30 settembre 2013, con postilla
Nigeria, Boko Haram fa strage di studenti
di Giampaolo Cadalanu
Assalto ad un collegio nel nord del Paese: almeno 50 morti, colpiti mentre dormivano
IL FRONTE della lotta alle sacrileghe influenze occidentali è lì, davanti alle lavagne appese su pareti scrostate, o magari sotto l’ombra delle acacie, nei cortili delle scuole africane, davanti ai ragazzi in cerca di un’istruzione e di un futuro. “Boko Haram” è allo stesso tempo un marchio e un programma: “L’istruzione occidentale è peccato”, questo vuol dire il nome in lingua Hausa della “Congregazione e popolo per la propagazione degli insegnamenti del profeta e della jihad”, il gruppo terroristico vicino ad Al Qaeda che agisce nel nord della Nigeria. Un’organizzazione integralista che anche ieri ha tenuto fede al suo motto, attaccando un istituto agrario nella zona rurale di Gujba, stato di Yobe, in Nigeria nord orientale. Una cinquantina di studenti sono stati massacrati durante il sonno, nel dormitorio scolastico, dopo una impegnativa giornata sui banchi.
Il bilancio della strage, cominciata prima dell’alba secondo le prime ricostruzioni, è ancora provvisorio: fino a tarda sera le forze di sicurezza erano impegnate a portar via i corpi dei ragazzi, fra i 18 e i 22 anni. Alcuni feriti, una ventina secondo fonti della polizia locale, sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Damaturu, una quarantina di chilometri più a nord. Un ragazzo sopravvissuto ha raccontato al corrispondente dell’Associated Press che gli assalitori sono arrivati con due pickup e diverse motociclette: alcuni di loro erano vestiti con mimetiche o uniformi delle forze armate nigeriane. Lo studente ha ipotizzato con l’Ap che i terroristi conoscessero la pianta del college, perché si sono diretti senza esitare verso i quattro edifici-dormitorio maschili, evitando quello femminile. Gli uomini di Boko Haram hanno aperto il fuoco su tutto ciò che si muoveva e hanno dato fuoco alle costruzioni, provocando un fuggi fuggi generale. Un migliaio di ragazzi si sono precipitati fuori dal college per rifugiarsi nella foresta. Chi restava, veniva colpito da colpi d’arma da fuoco. Secondo il preside della scuola, le vittime erano per la maggior parte giovani di religione musulmana.
Dopo la strage, le autorità scolastiche non hanno risparmiato le critiche ai responsabili statali per l’istruzione dello stato di Yobe: appena due settimane fa il commissario incaricato Mohammed Lamin aveva chiesto alle scuole delle zone infestate da Boko Haram di aprire, garantendo la protezione delle forze di sicurezza. Le scuole locali avevano chiuso dopo il massacro di luglio, a Damaturu, in cui i fondamentalisti avevano ucciso 29 studenti e un docente, bruciando vivi alcuni di loro. Ma a Gujba la protezione promessa non c’era, ha denunciato l’amministratore del campus, Idi Mato.
La ribellione di Boko Haram ha spinto il governo nigeriano a dichiarare lo stato di emergenza in tutta la parte nord-occidentale del paese. I militanti pretendono l’instaurazione della legge islamica nella federazione, nonostante almeno la metà dei 160 milioni di nigeriani professi la fede cristiana. L’insurrezione dei fondamentalisti ha provocato almeno 1700 vittime dal 2010, solo la scorsa settimana sono state uccise trenta persone. Persino BarackObama martedì scorso ha definito Boko Haram uno dei gruppi più pericolosi del mondo, parlando con il capo di Stato nigeriano Goodluck Jonathan. Entrambi i presidenti hanno confermato il loro impegno nella lotta al terrorismo.
“Vogliono distruggere le scuole per condannarci alla povertà eterna”
di Francesca Caferri
Parla la scrittrice Lola Shoneyin: “Gli estremisti sognano un popolo senza speranze”
L’EDUCAZIONE, quella di una giovane donna in particolare, è centrale nelle pagine del suo primo e acclamato romanzo “Prudenti come Serpenti”. Naturale dunque che Lola Shoneyin, voce fra le più importanti della nuova letteratura africana, abbia le idee chiare sul nuovo attacco, l’ultimo di una serie, condotto da Boko Haram contro una scuola. «Stanno cercando di tagliare alle radici il futuro di questo paese», dice alla vigilia della sua partenza per l’Italia, dove sarà fra i protagonisti del festival della rivista internazionale.
Lola Shoneyin, perché sempre più spesso gli estremisti di Boko Haram scelgono le scuole come obiettivo?
«La risposta sta nel loro nome: Boko Haram, ovvero l’educazione occidentale è proibita.
Sparare su una scuola vuol dire uccidere giovani ma soprattutto terrorizzare centinaia di genitori che domani non manderanno in aula i figli per timore che la prossima volta tocchi a loro. Questo in una zona come il Nord della Nigeria, dove ci sono aree in cui il tasso di istruzione femminile è del 5%, significa mettere un’ipoteca sul futuro di un’intera generazione».
Sta dicendo che non è solo una questione religiosa a muovere Boko Haram?
«Certo, non è solo religione. La fede ha un ruolo, perché parliamo di estremisti motivati da un credo deviato e estremamente conservatore. Ma la questione di fondo è la povertà: Boko Haram va a pescare fra chi non ha speranze e pensa che morire aspirando al paradiso sia meglio che vivere senza prospettive. La colpa della situazione che sta minando alle basi la stabilità della Nigeria è della politica, di chi 20 o 30 anni fa ha lasciato migliaia di giovani senza istruzione e quindi senza possibilità di fare qualcosa nella vita. Sono questi ragazzi a militare frale fila di Boko Haram oggi».
Il presidente Goodluck Jonathan ha fatto della sconfitta di Boko Haram una priorità, inviando forze speciali ad affrontare i terroristi. Sta funzionando?
«Il governo centrale sta provando a fare qualcosa. Quello che non capisce è che non basteranno i militari: non arrivano a percepire quanto il fondamentalismo religioso abbia scavato a fondo nella società, occupando gli spazi lasciati liberi dalla politica stessa. Per vincere davvero questa guerra ci vogliono scuole, posti di lavoro e una società libera dalla corruzione».
È Boko Haram il problema principale della Nigeria, come appare a noi occidentali, o la sua visione è un’altra?
«Il problema vero della Nigeria si chiama corruzione. Siamo un paese ricchissimo in cui il gap fra i pochi che hanno moltissimo e la maggioranza che non ha nulla non fa che aumentare. La rabbia monta sempre di più: Boko Haram è riuscito a incanalarla».
postilla
Ma non saranno certo governi corrotti, veicoli dell’asservimento neocolonialista dell’Africa all’imperialismo culturale ed economico del 1° mondo (del finanzcapitalismo neoliberale) a sconfiggere Boko Haram