Non un bilancio, un semplice richiamo alla memoria, per annotazioni quasi cronologiche, di casi e cose da me e altri proposti in eddyburg, per ragionarvi brevemente ora, Capodanno 2006.
-Dopo l’esplosione dello tsunami molti sembrano riscoprire l’esistenza del rapporto fra l’uomo e la natura secondo un senso dimenticato, quello del rispetto dovuto dal primo verso la seconda. Ciampi nel discorso di fine d’anno accenna chiaramente al “dovere di difendere la natura”, una pratica in disuso.
Sorprendente, riguardo al problema improvvisamente imposto dalla tragedia, la mancanza di una sostanziosa rielaborazione della sinistra, quantomeno quella parte che non aveva negato totalmente la formazione culturale marxista. Furono Darwin e Marx-Engels a trovare il centro della questione uomo/natura e, chiudendo la porta a determinismo, meccanicismo, necessarismo, a offrire la possibilità di porsi in modo nuovo davanti alla storia del mondo.
Dov’erano, penso, i capi eredi della “vecchia sinistra” (Salzano)?.
-Forzisti, fascisti, centristi, moderati e riformisti accusano l’Unità e in particolare il direttore Furio Colombo di essere gl’istigatori del lancio del treppiedi a Berlusconi. Silenzi o consensi di troppi giornalisti. Colombo verrà presto “licenziato”. Saranno i vertici dei Democratici di sinistra a esigerlo, su indiretta (o diretta?) richiesta del capo del governo. Furio dirà che, secondo loro, il giornale era troppo radicale.
Non sopportavano che fosse impegnato senza riguardi e senza sosta a denunciare le malefatte di B. e dei suoi. C’è persino qualche diessino importante che non può attaccare Berlusconi dal momento che ne dipende indirettamente: per esempio il senatore collaboratore fisso al settimanale “Panorama”.
-La Baia di Sistiana, il golfo più bello della costiera giuliana, è sempre sull’orlo del pericolo di gigantesca edificazione, anche se il WWF e Italia Nostra ottengono dal Tar la sospensione dei lavori nella parte occupata dalla cava di pietra. Ma l’orribile progetto di una “nuova Portofino” tornerà alla luce. È nota la collusione fra gl’imprenditori, il Comune di Duino (centrodestra) e la Regione FVG (centrosinistra), tutti decisi ad accordarsi in pro dello “sviluppo”.
Il presidente Illy propende a dire e a fare cose di destra, non di sinistra.
-Corridoio 5 dell’Alta velocità. Il prevedibile massacro di un buon tratto del Carso non richiama l’attenzione della sinistra. Anzi, il centrosinistra della Regione FVG sembra trovarlo inevitabile.
Oggi, mentre la Val di Susa è in subbuglio a causa dei lavori per la Torino-Lione, la sinistra, o il centrosinistra, invece che presentare una Mercedes irragionevole sostenitrice, dovrebbe negare decisamente un’opera di tale natura in un paese dove è l’intero sistema ferroviario “normale”, linee secondarie comprese, incompleto e in stato pietoso, ad aver bisogno urgente di interventi secondo un programma politicamente e tecnicamente preciso.
-Il centrosinistra locale vuole ostinatamente il porto da 500 barche, con relative case per 150.000 metri cubi, alla foce dell’Arno presso la tenuta di San Rossore. Esce un documento di opposizione radicale al progetto firmato, fra altri, da Salzano, Cervellati e dal soprintendente Paolucci.
Intanto la Regione Toscana, in specie il suo presidente diessino, rivaleggia col ministro Lunardi non per contrapporre l’adeguamento dell’Aurelia alla sua variante autostradale tirrenica che sconvolgerebbe il paesaggio collinare; ma per proporre un proprio tracciato che lo ferirebbe e corroderebbe un po’ più vicino alla costa.
Cosa c’è sotto l’attuale silenzio?
-All’Isola d’Elba, Marina di Campo, i cento grandi pini a ombrello già noti per minacce precedenti di abbattimento non hanno pace. L’amministrazione di centrosinistra vorrebbe, di nuovo, abbatterli adducendo ragioni cretine (danni delle radici, disturbo delle fronde…).
Le piante sono ancora lì, oggi. E’ forse servita, insieme alla mobilitazione degli ambientalisti locali, la lettera di protesta e opposizione inviata, già prima, da una trentina di professori del Politecnico di Milano.
Invece, sui monti di Bormio e della Valtellina, gli alberi sopravvissuti allo sterminio del 1985 voluto per favorire i campionati del mondo di sci, furono abbattuti grazie al nuovo campionato. Come prima la sinistra, è il centrosinistra ad aver rilasciato il decreto di morte.
-L’urbanistica sarebbe una cosa, i beni culturali sarebbero tutt’altra. La nuova normativa non scandalizza l’opposizione politica. Si mobilitano gli urbanisti “buoni” sollecitati da Vezio De Lucia, ma persino il nuovo presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica, neo-liberista, critica la legge delega per l’ambiente. La sinistra sembra non accorgersi che la nuova legge urbanistica Lupi è pensata al servizio degli imprenditori e speculatori privati. Anzi, nel centrosinistra sotto sotto non mancano consensi e compartecipazioni al progetto. “La forte integrazione fra urbanistica e tutela paesistica” (Fabrizio Bottini), negata dalla legge Lupi, appartiene alla migliore tradizione dell’urbanistica italiana dagli anni Trenta.
I nostri amici della politica non ne sanno nulla. La nuova legge, sostenuta esplicitamente da alcuni dei Dl e non ostacolata decisamente dalla sinistra, ha ottenuto l’approvazione silente della Camera. Spero che le vicende preelottorali costringano a rimandarla alla prossima legislatura. Vedremo.
-Un gruppo di urbanisti, professori universitari, ambientalisti, allarmati per il temuto destino di Baia Sistiana, scrivono al presidente Riccardo Illy e al sindaco di Duino Aurisina Giorgio Ret. Chiedono per l’immediato: negare ogni ripresa dei lavori alla cava di pietra, accantonare qualsiasi progetto di intervento nel luogo e nel contesto territoriale, avviare le procedure per conseguire il vincolo di inedificabilità totale e di conservazione assoluta della situazione paesaggistica esistente.
Sappiamo ora che né la Regione né il Comune hanno abbandonato l’alleanza con le imprese per realizzare l’orribile insediamento turistico-residenziale con relativo porto. Solo il WWf e Italia Nostra non mollano, ricorsi e controricorsi al Tar, campagna di stampa, mobilitazione incessante. Pensate a cosa costringe la condivisione del potere: i verdi friulani, alleati di Illy, hanno dovuto sostenere sempre la bontà dell’iniziativa.
-“Turismo inquinante”, Carla Ravaioli rompe un tabù cui soggiace da sempre anche la sinistra. La quale nel corso dei sessant’anni dal dopoguerra non è riuscita a delineare una chiara visione del problema turistico diversa da quella trionfalista e populista dei governi; del resto non è stata capace di costruire una propria politica nazionale riguardo a territorio città pianificazione. Distinzione della sinistra e del centrosinistra a scala locale? Troppe amministrazioni comunali e regionali hanno permesso anche loro vasti dissesti territoriali dal momento che non si volevano creare ostacoli alla ricca domanda.
Oggi tutto va avanti come sempre. Anzi, il forte decisionismo concesso a presidenti, sindaci, giunte dalla legge sui poteri locali di anni fa ha leso il diritto ai controlli democratici dei vecchi consigli; e il fascino del potere politico-amministrativo semi-assoluto ha talora travolto gli enti nella collusione con gli speculatori immobiliari.
-In evidenza la domanda: quale cultura possiede e trasmette il Pds? E quale la sinistra detta radicale, alias Rifondazione comunista? Osservatori che ragionano secondo una visione ampia dei problemi sociali e ambientali notano l’inadeguatezza culturale dei politici presunti di sinistra cui affidare il proprio consenso. La denegata politica culturale del Pci, si domandano, non contava molto di più entro il divenire sociale del paese e non aveva permesso di superare il modello del moderatismo e confessionalismo democristiano?
I nostri amici politici, presumendo di collocarsi nella modernità, si lasciano incantare da “sviluppo!”, “crescita!”, “sviluppo sostenibile”!: nauseanti nominalismi che vediamo ancor oggi coinvolgerli in discussioni economicistiche nulla c’entranti con la necessità di indicare una prospettiva riferita, anziché alla fuorviante aritmetica del Pil, all’effettiva diffusione di una buona qualità dell’esistenza per tutti.
-Estesi timori che l’opposizione, sinistra compresa, non colga la vera portata distruttiva del programma governativo, già in via di realizzazione, che definisce l’impiego delle enormi risorse di beni culturali e ambientali, ovunque esse si manifestino, per creare posti di lavoro, aumentare la ricchezza, distribuirla, così mentono. Dunque, crescita degli investimenti in infrastrutture, strade autostrade porti turistici, in impianti sciistici, alberghi, attrezzature di spiaggia, poi espansione di servizi commerciali nei musei, nei teatri, nelle grandi stazioni, e via via secondo un elenco infinito di iniziative private (e di privatizzazioni), da sostenere in quanto di "necessità" pubblica o da premiare attraverso concessioni a buon mercato. Collateralmente, inoltre, nuovi favori all’ulteriore proliferazione di case per vacanze e fine settimana, approfittando della scappatoia offerta dalla definizione di residence house.
Sentiamo il vagito del 2006 ma non ancora il rumore di una protesta montante e di una battaglia ad armi pesanti del centrosinistra per impedire il sacrificio dell’ultimo pezzo di ex Bel Paese. Solo sporadici moti di sorpresa, come da increduli di fronte a un avvenimento troppo sconvolgente per essere vero.
-Vezio De Lucia ricorda l’incessante lotta del Wwf e di Italia nostra nella difesa dell’ambiente: come quello speso a suo tempo per impedire la costruzione nella già sanguinante Ravello dell’auditorium niemeyeriano. Purtroppo vale la notizia circa la probabile fattibilità dell’intervento, gloriosamente condivisa anzi acclamata da Legambiente, il movimento finanziato dal ministro Matteoli, guarda caso alleato di un folto gruppo di entusiasti alleati del sindaco e di Bassolino (!), tutti sprezzanti verso la questione primaria della illegalità della costruzione.
Non mollano la presa, i nostri amici triestini del Wwf e Italia Nostra. Per parare eventuali colpi a sorpresa dei nemici della Baia di Rilke a Duino-Sistiana (la Regione illyana, il Comune di centrodestra e le imprese edilizie) hanno presentato un documento straordinariamente preciso al Commissario dell’ambiente della Commissione europea, chiedendo, di questa, l’intervento decisivo per salvare l’integrità di un Sito qualificato come di importanza comunitaria.
Ugualmente, a muoversi subito, alla fine del 2003, contro il Piano territoriale comprensoriale del Napoletano, fautore dell’edificazione per quasi metà dello spazio agrario e voluto dal centrosinistra, erano stati il Wwf e Italia Nostra, insieme a Gaia, Coldiretti e all’agronomo Antonio Di Gennaro.
-Ultimo gioco di parole promosso da Legambiente (il gruppo sospettabile giacché riceve finanziamenti dal ministro Matteoli), condiviso dall’ingannato, evidentemente, Giovanni Valentini e non dispiaciuto agli sviluppisti di sinistra: da una parte starebbe lo sviluppo sostenibile, dall’altra l’ambientalismo sostenibile! Spiegano: l’ambiente, la natura devono poter sostenere lo sviluppo prodotto dall’uomo, l’uomo deve poter sostenere l’ambiente e la natura troppo intatti, troppo invasivi, privi di umanizzazione (non sanno che non c’è al mondo un metro quadro di paesaggio non umanizzato?).
Ecco, di nuovo, è una cultura dialettica che avrebbe potuto insegnare ai nostri la giusta posizione svelatrice di una tale assurdità. Invece sembra che ne accettino le conseguenze, culturali e applicative.
-Nuove discussioni in merito alla questione giovanile. Per Giorgio Bocca, un mondo che ha cancellato anche la bellezza difficilmente avrà “un futuro accettabile”. C’è un presentimento di rovina. Ma “ai giovani questo mondo brutto può anche andar bene: si spostano di continuo, non fanno neanche tempo a vederlo, il loro mondo è fatto di cartelli che sfilano veloci. Siamo noi vecchi a vederne la irreparabile rovina… La gioventù è forte e avida di vita, digerisce tutto, mangia panini osceni e butta giù gazzose”.
Un grande partito come il Pci comprendeva un corposo settore giovanile. Insomma, i giovani di sinistra agivano politicamente come giovani, loro problemi loro specificità, e come uomini e donne appartenenti a una linea politica generale. Tutto questo, all’inizio del 2006, pare preistoria, mito. L’estraneità dei giovani dai partiti e, tutti lamentano, dalla stessa politica, non è essa stessa causa della mancanza di progetto sociale futuribile? Pasolini, scrivendo intorno alla condizione italiana dei primi anni Settanta, riconobbe che “gli unici che si battono ancora per una cultura e in nome di una cultura, in quanto si tratta di una cultura ‘diversa’, proiettata verso il futuro, e quindi al di là, fin da principio, delle culture perdute (quella di classe, borghese, e quella arcaica, di popolo) sono i giovani comunisti. Ma per quanto potranno difendere ancora la loro dignità?” (in “Corriere della Sera”, 1° agosto 1975). La risposta l’abbiamo avuta.
-Evidenza in Eddyburg del problema energetico. Curiosità: Edo Ronchi, responsabile della “politica della sostenibilità” [ma cos’è questa pds?], ritiene irrilevante l’impatto sul paesaggio delle macchine per la produzione di energia eolica poiché tanto, dice, di bei paesaggi non ce ne sono quasi più; così provocando l’irritazione di Vittorio Emiliani, il presidente del Comitato nazionale per la bellezza. Ingenuità, se non sprovvedutezza di Ronchi. Il paese ha mangiato in gran parte se stesso, ma bisogna preservarne a ogni costo gli avanzi buoni, difenderli dalle pretese sviluppiste reclamanti eccessivo impiego di energia e dunque proliferazione di impianti stravolgenti gli equilibri del territorio e dei paesaggi.
A ogni modo il primo punto di un progetto di sinistra per l’energia deve consistere nel risparmio energetico. Poi, parole chiare sui diversi sistemi, a partire dalla esclusione di un ritorno alle centrali atomiche.
-L’energia tiene banco. Non si può accettare così a lungo la mancanza di un piano energetico nazionale: quali fonti, quale calcolo del fabbisogno, quale attuazione accelerata del risparmio. Spreco significa consumo inutile; si lasci agli economisti (personaggi ormai pericolosi) di perorare più consumi, sempre più consumi per risolvere la crisi produttiva. Idioti. Dovrebbe essere per prima la sinistra, una volta madre del principio di pianificazione, a prospettare strategie. Per i liberisti è il caso a provvedere alle soluzioni; ma il caso corrisponde al dominio del profitto anche truffaldino, della rendita fondiaria ed edilizia, del lucro esoso commerciale.
Ad ogni modo è in causa anche il destino del territorio. Ugualmente il problema dello smaltimento dei rifiuti e degli scarti, a partire dalla diminuzione del consumo giornaliero: ambiente, urbanistica, piano e progetto dei luoghi vi sono implicati strettamente. Lo scontro nel Pds toscano in merito a un termovalorizzatore preteso dai compagni di Firenze e rifiutato da quelli di Campi Bisenzio la dice lunga sull’arretratezza di elaborazione anche a sinistra.
Oggi, 1.1.2006, niente di nuovo sul fronte.
-Sconcerto e rabbia fra le persone di sinistra ingenue. D’Alema sembra apprezzare certi intriganti finanzieri speculatori scalatori: dai loro affari, dice, conseguirebbero anche effetti positivi poiché produrrebbero in ogni caso plusvalenze. Come se quelli le investissero in progetti utili al paese anziché intascarle volgarmente, o impiegarle in ulteriori oscure manovre oppure direttamente nell’appropriazione territoriale e urbana. E al fisco pagano al massimo solo il 12,5%. Una volta la sinistra, con tutto il suo forte peso, era ostile alle rendite, soprattutto fondiarie ed edilizie, e criticamente attenta alla qualità dei profitti da produzione industriale. Ora, mentre la decadenza dell’industria italiana è forse giunta al punto di non ritorno, sembra non esserci più alcun ostacolo alla completa presa del potere di finanzieri troppo spregiudicati e, soprattutto, di immobiliaristi e di costruttori di cose inutili e …distruttive. Un Ricucci, immobiliarista sconosciuto fino a meno di due anni fa: come può impegnarsi nello stesso momento a scalare Ambronveneta, Banca nazionale del lavoro, Rizzoli Corriere della sera?
Siamo agli ultimi atti di una storia di pene infinite inflitte al territorio nazionale. Edoardo Salzano, a proposito delle lunghe battaglie degli urbanisti di sinistra per difenderlo, scrive: “abbiamo perso”. D’altronde: per Pasolini la situazione ambientale italiana era già disastrosa alla fine degli anni Cinquanta, il film di Francesco Rosi Le mani sulla città risale al 1963, l’invettiva dell’ingegner Martuscelli circa il disfacimento del territorio nazionale compresa nel documento-denuncia relativo alla frana di Agrigento al 1966.
Gli immobiliaristi colgono l’ultimo vento che soffia sulle città e sul territorio aperto residuale, costituiscono alleanze, si assicurano il legame con gli architetti internazionali, aspettano l’inevitabile chiamata; anzi, confortati dalla legge urbanistica in approvazione, si muovono prima e sottopongono il fare e l’affare agli amministratori, nuovi presidenti di Regione, nuovi sindaci e i nuovi presidenti di provincia. Questi, con le loro giunte cui appartengono anche presunti tecnici non eletti chiamati direttamente, godono del potere personale e oligarchico concesso da una legislazione (con quell’incredibile premio di maggioranza) che la sinistra ha avallato in omaggio al mito della stabilità governativa. I consigli degli eletti non contano nulla. Le piccole minoranze diventano patetiche. Ma ora che le amministrazioni sono in gran parte in mano al centrosinistra… Ebbene, quanto al nuovo decisionismo, quanto al fare e disfare nella città e nel territorio fuor di ogni piano, di ogni regola urbanistica, sulla base dei desideri e delle proposte dei padroni dei terreni e delle aziende di costruzioni, le differenze di comportamento non sono sempre evidenti.
…E, negl’ultimi giorni dell’anno, ci siamo sentiti di nuovo come disorientati, benché non fossimo così inesperti da credere in un effettivo ripensamento di un D’Alema, per il coinvolgimento suo e di altri massimi dirigenti del Pds in casi di finanza incauta. Dobbiamo rivolgerci al bravo Scalfari (31 dicembre) per leggere un richiamo alla figura di Berlinguer, alla sua supremazia morale. Purtroppo la speranza che i nostri lo ascoltino, il richiamo, è molto tenue.
-Notizie da Baia di Sistiana minacciata da una “nuova Portofino”. Eccezionale determinazione di Wwf e Italia Nostra triestini nei confronti degli amministratori, dei tribunali amministrativi, delle procure. Le autoritarie autorità regionali e comunali non sono riuscite ancora a completare il loro inciucio edilizio con l’immobiliare Santi Protaso e Gervaso e Santa Sistiana. Il progetto dell’insediamento turistico non è stato mai proposto alla discussione pubblica, si sono visti rendering dimostrativi dell’orrore urbanistico e architettonico. Illy dichiara di aver ottenuto (in segreto!) modifiche che renderebbero, secondo lui, il progetto “compatibile”, ma si rifiuta di sottoporre ad altri una fantomatica ultima versione.
Il solito potere locale sprezzante. Ora la Baia di Rilke è ancora salva; ma in Italia i promotori dei massacri ambientali sanno aspettare, hanno pazienza, tanto più quando trovano gli alleati fra chi dovrebbe contrastarli…
-La nuova legge urbanistica reazionaria passa alla Camera per azione comune di Forza Italia e Margherita, assente, disinteressata, o forse appartata e consenziente, una sinistra che dovrebbe distinguersi nell’analisi sociale-territoriale e nella pianificazione urbanistica pubblica per l’interesse della comunità. Tante nuove amministrazioni di centrosinistra: sembrerebbe una bella fortuna che siano esse a decretare il destino del territorio e della città. Invece non è affatto chiara la linea divisoria fra politiche urbanistiche di destra e di sinistra, fra i comportamenti delle amministrazioni di opposto colore. Che l’urbanistica non possa essere né di destra né di sinistra è un falso principio enunciato dai falsi liberali per giustificare lo sfasciamento del paese avvenuto grazie, appunto, ad azioni da noi ritenute di destra anche se effettuate talvolta da governi locali nominalmente di sinistra.
Sta scadendo per l’Unione il tempo di presentarsi apertamente agli elettori con un progetto contraddistinto dalla differenza in ogni campo, urbanistica esplicitamente compresa, non tanto dall’inesistente progetto della Cdl quanto dalla realtà dovuta alla sua quinquennale opera. Ma, circa l’urbanistica, come fidarsi dopo l’inghippo sulla legge Lupi?
-A Milano l’amministrazione comunale procede ad assegnare fior di luoghi a imprenditori/imprese e a loro servili architetti “internazionali” per realizzare le “nuove Milano”, colossali interventi fitti di metri cubi, di grattacieli, di infrastrutture, e poveri di parchi. Il sindaco si vanta di poter esibire nomi risonanti di autori che, poi, di Milano non sanno nulla. Così vanno le cose in questa città irriconoscibile rispetto alla sua storia sociale e architettonica. La sinistra ha contestato fino a un certo punto, anzi, in merito a questi interventi non ha saputo distinguersi, come non si era distinta al momento della rivoluzione fondiaria ed edilizia alla Bicocca sulla base del famoso accordo fra Tronchetti Provera/Pirelli e il Comune, chiara anticipazione dei meccanismi liberisti previsti dalla legge Lupi.
È bene ricordare che il sindaco diessino di Firenze, forse geloso del sindaco milanese forzista e delle previste opere di regime “firmate”, oltre un anno fa annunciava orgogliosamente la “svolta” nella politica urbana, “con l’arrivo di grandi progettisti, da Norman Foster a Jean Nuovel”. Ma…”sono ben quarantasette i comitati sorti a difesa del centro storico e di aree verdi minacciate” (Francesco Erbani, L’assedio degli architetti, Repubblica 20.11.04). E il dibattito democratico? E la ricerca del consenso? E il compito della sinistra per restituire la città rapita dagli speculatori e affaristi ai suoi veri cittadini?
-Esplode sulla stampa una nuova attenzione al problema della casa: riguarda le famiglie che non solo non possiedono un’abitazione propria ma nemmeno ne trovano una in affitto per un canone accettabile. Grande corteo di inquilini a Roma. Risuonano vecchi slogan sulla casa come diritto se non servizio sociale. Il sindaco della decima circoscrizione comunale viene sottoposto a indagine giudiziaria perché requisisce case a Cinecittà per fronteggiare l’emergenza della quale, dice, poco si occupa la politica. Il sindaco Veltroni sembra sorpreso. Un problema che riguarda una minoranza? Sì, ma nel paese le famiglie in difficoltà sono cinque o sei milioni.
La “questione delle abitazioni” ha da sempre richiamato l’elaborazione teorica e l’impegno sul campo della sinistra. Ma la diffusione della proprietà della casa, dapprima lenta poi quasi precipitosa, dimostrazione della necessità delle famiglie di proteggersi col primario bene rifugio dalle difficoltà vitali, ha prima diminuito poi quasi cancellato l’una e l’altro. Al contrario, la sinistra deve riappropriarsi del ruolo perduto e guidare la ricerca della soluzione in senso pubblico del problema, a partire dalle città dove partecipa all’amministrazione o dove incalza i sindaci con una forte opposizione. (Nelle metropoli come Milano e Roma ci sono addirittura migliaia e migliaia di Homeless, figura prima sconosciuta se non nella veste dei pochi barboni milanesi che sembrava creata apposta per poter essere protagonista in belle canzoni di Jannacci).
- Il moto popolare valsusino, forte di un’inaspettata unità e di molte ragioni sociali, ambientali e urbanistiche contesta la ferrovia ad alta velocità Torino Lione (un ventennale sconvolgimento del territorio e della vita) quale scelta sbagliata nel quadro dei progetti e degli interventi prioritari.
Buona parte della sinistra, confondendo, evidentemente, il giusto primato da assegnare al “ferro” avverso alla “gomma” con l’opportunità di non discutere comunque le opere “ferrose”, sembra non sapere che non può, non deve imporsi un’opera siffatta in un paese che: 1) ha continuato ad abolire o a sotto-utilizzare al limite della cancellazione normali ferrovie ritenute secondarie, bollate con la stupida e pretestuosa definizione di “rami secchi”; 2) che negli ultimi dieci anni ha menato colpi di scure su tutta la rete considerata principale, tagliandone parti, chiudendo stazioni, massacrando quelle grandi storiche mediante orribili interventi di commercializzazione degli spazi, gettando la conduzione dei treni – salvo la guida – nelle mani di pochi poveri giovani precari; 3) che ignora di detenere tratte fondamentali della rete dotate di un solo binario, e altre non elettrificate lasciate, come una qualunque strada, all’impiego di vecchi motori diesel.
Vogliamo che la sinistra trovi unità attorno a un programma appunto di sinistra per le infrastrutture di trasporto che vuol dire, per esempio in merito alle ferrovie, dedicarsi primariamente e risolutivamente alla drammatica situazione di cui ai tre punti qui indicati.
- “Distorta filosofia” della destra in materia di territorio, rendita, urbanistica condivisa nella sinistra (Salzano). Forse troppi dirigenti alti e bassi rappresentano una mutazione genetica rispetto ai caratteri degli antenati; così sono in linea coi tempi e i comportamenti producono effetti omologanti il modello di società dominante. Da anni, riguardo al tema città/territorio/pianificazione urbanistica si notano posizioni a sinistra noncuranti del rapporto con la questione sociale e, quindi, della necessità di contrastare i padroni privati del territorio, i manovratori del mercato fondiario ed edilizio. Una sorta di revisionismo edilizio-urbanistico ha portato all’accettazione di violazioni di leggi e norme, alla mancanza di un’opposizione incondizionata al massacro ambientale del paese.
Tutto questo pare coerente al generico revisionismo storico dichiarato dai massimi dirigenti del Pds. Fassino nel suo Passione cerca di sminuire la figura di Enrico Berlinguer, Violante riconosce ai fascisti di Salò ugual diritto che ai partigiani di essere celebrati quali combattenti leali, ancora Fassino accusa la sinistra di doppiezza nel caso delle foibe e D’Alema deplora l’uccisione di Mussolini. Infine, le confessioni di appartenenza alla fede cattolica o il desiderio di meditarvi.
Allora, speriamo nella revisione del revisionismo.
- Bella discussione in eddyburg nello scorcio d’anno su Pil, crescita, sviluppo… parole incomprensibili se rapportate a determinate situazioni reali delle persone e dei popoli. Criticare i modelli che rappresentano, dire parole diverse, dichiarare significati opposti: decrescita, benessere sociale, qualità di vita… Disvelare l’inganno di locuzioni assurde, insensate come quella di “sviluppo sostenibile”. E’ solo il famoso “pazzo oppure economista” di Kenneth Boulding che può credervi.
Lodo Meneghetti
Capodanno 2006