Nel corso dell’anno ci sono tantissime ”giornate” ecologiche, quella della Terra, quella dell’ambiente, dell’acqua, degli oceani, eccetera. E passa quasi inosservata la giornata mondiale … dei gabinetti, che pure cade ogni anno il 19 novembre, organizzata dalle Nazioni Unite. Quest’anno il tema è “Wastewater”, cioè l’acqua con cui vengono eliminati gli escrementi.
Nei paesi industrializzati ci sono operazioni e gesti così “naturali” che neanche ci si pensa; ogni giorno è normale e indispensabile liberarsi del “superfluo peso del ventre” (come lo chiama Boccaccio); ogni persona, sia ricca e potente o povera e poverissima, ogni anno elimina circa 1000 chili, una tonnellata, di urina e feci.
Se una persona dispone di un gabinetto ad acqua corrente, per lo smaltimento di questi rifiuti, ogni anno “consuma” da 10 a 20 mila litri di acqua che viene così sporcata e contaminata; un fiume contenente sostanze organiche, batteri, virus, residui di medicinali, e di altre sostanze ingerite durante il giorno.
Se i gabinetti sono collegati ad una fognatura e a qualche depuratore, una parte dei rifiuti organici viene trattata o trasformata; altrimenti le acque sporche vanno a finire nei fiumi o nel mare e sono fonti di inquinamento microbiologico e di diffusione di virus.
Il gabinetto costituito da una tazza e da un serbatoio di acqua, una tecnologia perfezionata nel corso del Novecento è ormai considerata del tutto normale nei paesi più progrediti: in molti paesi si esige che i gabinetti siano presenti, oltre che nelle singole abitazioni, nelle scuole, negli uffici, nelle carceri, negli ospedali, nelle fabbriche; per molti lavoratori vengono progettati e resi disponibili gabinetti mobili.
Ebbene adesso fermatevi e pensate che questa situazione è un privilegio di pochi perché nel mondo 4000 milioni di persone come voi e come me, con le stesse necessità fisiologiche vive in abitazioni prive di gabinetti con acqua corrente e mille milioni - avete letto bene - defecano e fanno i propri bisogni all’aria aperta.
I loro escrementi, con il carico di sostanze puzzolenti suscettibili di putrefazione e fermentazione e di batteri e virus, finiscono nel suolo, contaminano le acque superficiali con cui vengono a contatto gli altri abitanti del paese e del villaggio, veicoli di malattie, epidemie e morte. I più colpiti sono i bambini che giovano per terra, sguazzano nelle pozze di acqua contaminata, tanto che nel mondo ogni anno oltre 300 milioni di bambini in tenera età muoiono per malattie associate alla mancanza di pur elementari servizi igienici, una strage degli innocenti.
Il superamento di questa situazione è considerata una delle priorità sanitarie dalle Nazioni Unite che organizzano iniziative per diffondere in tutti i paesi la disponibilità di gabinetti e di servizi igienici che assicurino anche ai più poveri sicurezza igienica e anche dignità, per un delicato e privato irrinunciabile atto della vita quotidiana.
Per richiamare l’attenzione delle autorità sanitarie e dell’opinione pubblica su questo grave problema, si tiene ogni anno la “Giornata mondiale dei gabinetti” voluta dalle Nazioni Unite in collaborazione con la associazione internazionale World Toilet Organization. Le iniziative per assicurare servizi igienici per i paesi poveri e poverissimi non sono motivate soltanto da considerazioni etiche o dall’amore per il prossimo; la diffusione di apparecchiature igieniche per chi ne è privo rappresenta un potenziale grandissimo affare industriale e finanziario. Infatti al fianco delle conferenze annuali della World Toilet Organization, la prossima si terrà alla fine di novembre a Melbourne, in Australia, si svolge una grande esposizione di gabinetti e fognature in cui centinaia di imprese presentano le proprie proposte di sistemi igienici, possibilmente a basso costo e efficienti, da esportare nei paesi poveri.
Il “mercato” è sterminato: in paesi come il Sud Sudan, Madagascar, Congo e Ghana, oltre l’80 percenti della popolazione non ha gabinetti. La situazione non è migliore neanche nelle abitazioni delle megalopoli di molti paesi emergenti nei quali la rapidità della crescita delle città non tiene il passo con il dovere di assicurare adeguati servizi igienici di gabinetti, fognature, depuratori.
La cui mancanza “costa” anche in termine di soldi se si considerano le spese che la collettività deve affrontare per curare dissenteria, malaria, epidemie e malattie provocate dal contatto con acqua sporca nelle case e nei villaggi. E’ stato calcolato --- ci sono sempre economisti pronti a tradurre in soldi anche il dolore umano --- che per ogni euro speso per migliorare i servizi igienici un paese ne risparmia 4 per minori spese di assistenza sanitaria.
Le Nazioni Unite si sono poste l’obiettivo di assicurare servizi igienici minimi per tutti nel 2030 e mancano appena 13 anni. E’ quindi evidente che le autorità sanitarie dei vari paesi chiederanno, a chi li sa produrre, apparecchiature igieniche, contando anche su finanziamenti internazionali.
E’ una nuova corsa a inventare, perfezionare e fabbricare strumenti per migliorare le condizioni igieniche del mondo, specialmente dei paesi più poveri: occasioni per affari e attività industriali per un “mercato” che pure comprende centinaia di milioni di persone.
Nelle Università può sembrare ridicolo lavorare su problemi così “volgari” come la progettazione di “gabinetti di villaggio” e di tecniche di depurazione delle acque di fogna, anche se la loro soluzione richiede spesso avanzate competenze tecnico-scientifiche.
Da noi per i paesi arretrati lavorano soltanto le associazioni di volontariato e le Famiglie missionarie, con mezzi limitati e nel disinteresse generale della politica e anche delle imprese. Alla progettazione e costruzione di gabinetti e sistemi igienici per i paesi arretrati lavorano invece intensamente proprio i paesi di nuova industrializzazione, come Cina e India; a Singapore e in India esistono dei Toilet Colleges per la ricerca tecnico-scientifica a e per l’educazione e l’informazione. Eppure queste tecnologie, umili e considerate “povere”, potrebbero dar vita anche in Europa a nuove imprese, a nuovi posti di lavoro, con prospettive di una vastissima richiesta futura: una ingegneria del rispetto per il prossimo e per l’ambiente.