L’appartenenza alla regione carsica è l’elemento che caratterizza il territorio comunale di Duino Aurisina. Possiamo suddividere idealmente il comune in due porzioni, una costituita da un altopiano situato a quota oscillante fra i 100 e i 200 metri, racchiuso da lievi alture, e una direttamente affacciata sul mare, connotata dalla forte pendenza dei terreni
Lungo la costa possiamo distinguere alcuni sottosistemi fortemente caratterizzati: le bocche del Timavo e la baia di Sistiana. Per ragioni diverse essi costituiscono vere e proprie rarità nel panorama naturalistico e paesaggistico del bacino dell’alto Adriatico italiano. La rimanente porzione della costa vede dapprima la presenza di una falesia, tra Duino e Sistiana, e poi di terreni in forte pendenza, con presenza di vigneti terrazzati, i cosiddetti “passini”.
L’altopiano è invece suddiviso in due porzioni, una prevalentemente urbanizzata ed una prevalentemente agricola.
Alle spalle dell’orlo che separa l’altopiano dalla costa sono situati gli insediamenti principali del comune, lungo una fascia racchiusa da infrastrutture stradali e ferroviarie che si pone come una barriera fra la parte costiera e l’entroterra carsico. Le due parti costituivano, storicamente, un unico sistema insediativo e ambientale. I nuclei costieri avevano la funzione di “sbocco a mare” per tutto l’entroterra collinare, e per questo erano collegati ai borghi interni da una serie di percorsi ortogonali alla linea di costa, percorribile più per via acquea che per via terrestre. La creazione delle strade di collegamento fra Trieste e Monfalcone, della ferrovia e poi dell’autostrada, e la espansione dei centri urbani hanno interrotto questa continuità.
Le caratteristiche ambientali di questa parte di altopiano risultano profondamente alterate per la presenza di centri urbani, aree estrattive, e numerose infrastrutture a carattere lineare. Nella parte più interna si è invece conservato l’assetto storicamente consolidatosi nel secolo scorso, caratterizzato dalla presenza di piccoli nuclei inseriti nel paesaggio carsico, circondati da limitate porzioni di terreno coltivato. Anche il paesaggio di questa porzione del Carso, caratterizzato dalla alternanza di landa e bosco, e dalla assenza di insediamenti ed edifici sparsi, si è profondamente modificato in questo ultimo secolo a causa dei numerosi rimboschimenti e del progressivo incespugliamento della landa.
Elementi caratterizzanti l'identità culturale
Gli elementi sommariamente descritti possono essere ritenuti come le componenti fondamentali del paesaggio duinese, e come tali meritevoli di una disciplina d’uso che tenda a conservarne, in modo unitario per ciascuno dei sistemi descritti, i caratteri fondamentali.
Ad essi si aggiungono numerose testimonianze derivanti dalla storica presenza di insediamenti. Si può affermare che il territorio comunale è assai ricco, per qualità, quantità e varietà degli elementi. Si possono infatti rinvenire: castellieri, ruderi del periodo romano, insediamenti di matrice medievale, monumenti e luoghi legati agli eventi bellici dell’ultimo secolo, tracce della presenza di un turismo ormai secolare, fino ad alcuni episodi interessanti di infrastrutture come i viadotti ferroviari.
La pressoché totalità di queste testimonianze è fortemente legata al contesto ambientale e paesaggistico della zona e presenta un pessimo stato di conservazione, tant’è che molte delle località elencate non sono nemmeno raggiungibili con facilità .
Le caratteristiche naturali del territorio.
La varietà e la qualità del paesaggio del comune di Duino sono in grande misura dovuti al millenario lavoro della natura. Il Carso, come è noto, presenta numerose peculiarità per ciò che attiene sia alla sfera abiotica (geomorfologia e idrologia) sia a quella biotica (vegetazione e fauna).
Le caratteristiche fisiche del territorio devono perciò essere valutate, oltre che per l‘importanza scientifica e per la valenza estetica, anche in base alla loro vulnerabilità ai disturbi causati dallo svolgimento delle attività umane e alla propensione al dissesto, che potrebbe costituire una fonte di rischio nei confronti della presenza di insediamenti.
Gli elementi tipici del carso, quali grotte e doline, devono essere perciò indagati quali componenti di un delicato sistema di circolazione ipogea delle acque.
L’elevato livello di permeabilità dei suoli deve indurre particolari cautele per evitare la percolazione di inquinanti nel sottosuolo, e di conseguenza la loro rapida diffusione, facilitata dalle peculiari caratteristiche idro-geo-morfologiche. Cosicchè la presenza o l’attivazione di attività che altrove potrebbero essere tranquillamente previste, diventano fattori di rischio e perciò bisognose di particolare regolamentazione e, talvolta, anche di divieti.
Infine deve essere evidenziata la grande dinamicità della vegetazione, dovuta al progressivo incespugliamento delle lande, avvenuto in seguito alla contrazione dell’attività di sfalcio, e a consistenti azioni di rimboschimento a pino nero. L’effetto combinato di questi due processi ha generato una radicale trasformazione del Carso duinese che all’inizio del secolo si presentava come un territorio brullo e sostanzialmente privo di vegetazione e che oggi, al contrario, vive uno stadio di grande sviluppo delle aree boscate e cespugliate; esse occupano infatti la maggior parte della superficie del comune.
La distribuzione di insediamenti e infrastrutture
Come si è detto gli insediamenti sono concentrati in una fascia racchiusa da infrastrutture, collocata alle spalle dell’orlo dell’altipiano.
Duino, Sistiana, Aurisina, e le aree produttive poste tra i vari centri, costituiscono ormai un unico insediamento, sia pure con numerose soluzioni di continuità. I caratteri sono quelli tipici degli insediamenti lineari: notevole estensione in lunghezza, presenza di una arteria che funge da elemento ordinatore, piccole aree residenziali cresciute per addizione di lotti. Ad esse si aggiungono come elementi specifici: la grande concentrazione di infrastrutture (autostrada con più svincoli, due rami ferroviari con tre fermate e uno scalo merci, due strade di collegamento fra Trieste e Monfalcone) e la presenza storica di numerose cave di pietra, inglobate nell’insediamento urbano.
Villaggio del Pescatore e Villaggio S.Mauro sono invece due nuclei caratterizzati da un impianto urbanistico e da caratteri edilizi unitari, meritevoli di una certa attenzione, nonostante il cattivo stato di conservazione e la mediocre qualità tecnologica degli edifici.
I borghi carsici sono piccoli nuclei ormai esclusivamente residenziali. E’ in atto nel comune un fenomeno di concentrazione delle attività produttive e servizi nel nucleo centrale, consentito dalla relativa vicinanza e quindi dalla facilità di collegamento automobilistico con i borghi.
L’intero comune subisce poi l’attrazione dei centri principali: Trieste e, in misura minore, Monfalcone. Un numero di persone sempre più rilevante lavora e passa il proprio tempo libero fuori dal territorio comunale. Questo fenomeno è consolidato anche dalla evoluzione del mercato delle abitazioni; la realizzazione di nuove abitazioni e la trasformazione di seconde case in alloggi permanenti andrebbero infatti a soddisfare la domanda generata da famiglie triestine che, per ragioni di saturazione del mercato locale o per la maggiore qualità dell’ambiente, preferiscono insediarsi a Duino, pur conservando i luoghi di lavoro e svago nel capoluogo.
L’esito tendenziale di questa dinamica presenta alcuni caratteri negativi: innanzitutto l’impoverimento delle funzioni e, in secondo luogo, l’abbassamento della qualità del paesaggio. Già in numerose parti del comune, specialmente lungo gli assi stradali principali, la presenza di fabbricati tipici delle aree periferiche tende ad occultare e a degradare l’immagine urbana e il paesaggio naturale che costituiscono l’elemento specifico e la maggiore risorsa del comune, specialmente per il settore turistico.
Per ciò che attiene le attività produttive va segnalata la presenza di attività industriali, limitate come numero complessivo, ma di grande rilevanza produttiva. In particolare ci si riferisce alla cartiera del TImavo, posta all’estremità del comune in adiacenza con l’area portuale e industriale di Monfalcone, e alle cave ancora in funzione, nella fascia più urbanizzata del comune.
Lungo la linea costiera sono presenti numerose strutture per il turismo (porti, approdi, hotel, parcheggi, attrezzature di servizio) caratterizzate però dalla insufficiente qualità e dal cattivo stato di manutenzione (numerose aree sono abbandonate).
La situazione descritta pone in evidenza la contraddizione esistente fra la ricca dotazione di risorse presenti sul territorio comunale e il basso livello di qualità e d’efficienza sia dei singoli elementi che del sistema che essi costituiscono. In particolare. molti degli elementi descritti, come ricordato, presentano un cattivo stato di conservazione o non sono utilizzati al massimo delle loro possibilità. Inoltre i problemi che inevitabilmente si creano intervenendo su un territorio fragile e ricco di qualità paesaggistiche non hanno trovato una risposta adeguata.
Alcune indicazioni quantitative.
La descrizione effettuata al paragrafo precedente trova una conferma nei dati rilevati dall’Istat in occasione dei censimenti generali della popolazione, delle attività produttive e dell’agricoltura. Nelle tabelle cher seguono sono riportati alcuni dati salienti.
I dati riportati nelle tabelle sono tratti dalle pubblicazioni ufficiali dell’Istat; si tenga presente che le sezioni di rilevamento possono essere variate in occasione di ciascuno dei censimenti. Cosicché, in assenza di verifiche puntuali, l’unico dato perfettamente confrontabile è quello riferito all’intero territorio comunale, la cui superficie non ha subito modifiche negli ultimi trenta anni.
A proposito della tabella 2 si ricorda che ogni impresa può essere suddivisa in più unità locali. Gli addetti corrispondono, in buona sostanza, ai posti di lavoro disponibili. Diversamente, nella tabella seguente, sono indicate le attività dei residenti nel comune di Duino. Volendo semplificare molto le due tabelle rappresentano l’offerta e la domanda di lavoro.
Per ciò che riguarda il settore agricolo i dati del più recente censimento Istat rilevano la presenza di attività quasi esclusivamente a conduzione familiare (111 aziende su 113) e testimoniano la prevalenza del prato-pascolo (566 ha) e del bosco (327 ha) sul totale della superficie delle aziende (1126 ha).
Infine, nelle tabelle 4, 5 e 6 Infine si forniscono alcuni dati sul patrimonio abitativo.
Tabella 1 - Dinamica della popolazione.
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DUINO-AURISINA8.5018.2557.542
Tabella 2 - Attività produttive
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totale 369 482 2.649
Tabella 3 - Popolazione residente attiva, per ramo di attività.
ramo di attività Agricoltura 50 Intermediazione monetaria e finanziaria 131 Pesca, piscicoltura 37 Affari immobiliari, informatica, ricerca ... 219 Att. estrattive 32 Pubblica amministrazione e difesa 395 Att. manifatturiere 592 Istruzione 291 Prod. e distrib. di energia 21 Sanità 207 Costruzioni 165 Altri servizi pubblici 145 Commercio 589 Servizi domestici presso famiglie 12 Alberghi e ristoranti 263 Org. extraterritoriali 1 Trasporti 399 totale 3.549
Tabella 4 - Abitazioni per titolo di godimento.
n % superficie proprietà affitto abitazioni 3.272 100 311.659 ab. occupate 2.627 80% non rilevato 2.627 484
Tabella 5 - Abitazioni per epoca di costruzione
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511 159 553 935 690 426 non ril. 3.272
Tabella 6 - Abitazioni non occupate: dati essenziali
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Il dimensionamento e l'assetto territoriale previsto
La variante generale al piano regolatore, adottata dal Consiglio comunale il 1 febbraio 19851 e approvata dalla Giunta regionale il 18 giugno 1986, ha fortemente ridimensionato la capacità insediativa dei piani precedenti, che avevano previsto carichi molto elevati. La capacità insediativa totale è stata indicata in 13.000 abitanti potenziali. Il raffronto con i dati reali e con le dinamiche della popolazione negli ultimi venti anni mostra come anche quest’ultimo dato sia sostanzialmente sovradimensionato; si ricorda al proposito che la popolazione attuale è di 8.500 abitanti, e che nel ventennio la popolazione è aumentata di 200 persone, corrispondenti a 100 unità annue.
Nella relazione al PRG vengono messi anche in evidenza alcuni problemi, riscontrati sia nelle aree residenziali che in quelle produttive. La risposta che il piano regolatore fornisce è incentrata sulla individuazione di aree di nuova edificazione e sulla indicazione di parametri urbanistici (indici fondiari e territoriali). La stessa strategia orienta anche le scelte relative alla fascia costiera, in relazione alle potenzialità di sviluppo turistico.
Gli esiti e i limiti di questa impostazione possono essere sinteticamente indicati come segue.
Da un lato la struttura del piano appare lacunosa per ciò che riguarda l’individuazione degli elementi di fragilità del territorio e degli elementi di qualità paesaggistica, presenti e potenziali. Ne consegue che il sistema delle tutele non è adeguato alla valenza ambientale del territorio.
Dall’altro lato la sola offerta di aree di nuova urbanizzazione per la residenza, le attività produttive e il turismo, anche se sovradimensionata, non ha costituito un motore sufficiente per attivare le trasformazioni auspicate dal piano. Questo fatto è evidenziato dalla mancata attuazione della pressoché totalità delle aree di espansione.
L’effetto cumulato è stato la progressiva erosione della qualità paesaggistica del comune attraverso la sommatoria di micro interventi (ampliamenti, nuove costruzioni, piccole e piccolissime lottizzazioni, progetti di opere pubbliche) senza che vi fosse un quadro sufficientemente chiaro e coerente a garantirne la compatibilità complessiva.
Ovviamente, per ciò che riguarda le aree di espansione, il decennio trascorso in attesa della realizzazione delle trasformazioni previste ha comportato il loro mancato utilizzo e la insufficiente manutenzione. Questo ultimo aspetto può essere considerato marginale per ciò che attiene alle aree di espansione dei centri abitati e delle aree produttive, ma è sicuramente rilevante per la fascia costiera, il cui degrado può essere imputato, tra l’altro, anche all’incertezza sui possibili esiti delle indicazioni del piano..
Infine occorre accennare ai rapporti tra il Prg e il parco del Carso. A fronte degli esiti del dibattito con le popolazioni locali, è stata operata la scelta di non recepire, nello strumento urbanistico, la indicazione di parco regionale operata dalla regione nel Piano urbanistico regionale generale (Purg). Inoltre, per ciò che attiene le zone di tutela, la scelta è stata quella di “ridurre gli ambiti al minimo indispensabile”. E’ evidente che questo è stato l’esito della contraddizione percepita dalla popolazione fra le esigenze della tutela e lo svolgimento delle attività quotidiane, risoltosi apparentemente a favore di queste ultime. In realtà la tutela dell’ambiente, intesa come valorizzazione delle qualità ambientali del comune, non è (anzi non deve essere) fonte di conflitto, ma, al contrario, una preziosa risorsa economica da mettere in campo.
Le disposizioni relative alle "zone residenziali", nell'ammettere, giustamente, plurime utilizzazioni, oltre a quella abitativa, così da promuovere la complessità funzionale degli ambiti urbani considerati, non si sforzano però in alcun modo di stabilire limiti all'espandersi di una o più utilizzazioni a detrimento delle altre, talché la finalità di un'equilibrata compresenza di funzioni rischia di essere, nei fatti, vanificata.
Per quanto riguarda le zone A (centri storici), l'assenza di una dettagliata analisi della loro morfologia, e delle caratteristiche tipologiche e formali delle unità edilizie che le compongono, porta ad ammettere, indiscriminatamente, in base a mero provvedimento abilitativo in diretta attuazione del piano regolatore generale, l'attuazione di trasformazioni di manutenzione straordinaria e di restauro, la cui astratta definizione non consente minimamente di garantire interventi realmente coerenti con i valori da tutelare. Mentre le trasformazioni di ristrutturazione edilizia, e perfino di nuova edificazione, sono altrettanto indiscriminatamente ammesse, solo che vengano formati "piani di recupero", anche relativi ad una "singola unità immobiliare"! La disposizione è quasi paradossale, ma il giudizio su di essa non muterebbe se si fosse fatto (come forse si voleva) riferimento alla singola unità edilizia, od al singolo lotto inedificato. Anche in tale secondo caso, infatti, mancherebbe ogni quadro di riferimento predefinito in base al quale il decisore sui "piani di recupero", cioè il consiglio comunale, potrebbe valutare l'ammissibilità della ristrutturazione di unità edilizie esistenti (non essendone state analizzate ed individuate le caratteristiche, ed i gradi di "invarianza"), ovvero dell'edificazione di una nuova unità edilizia (non essendo stata complessivamente verificata la sua compatibilità con la tutela degli assetti morfologici complessivi dell'insediamento interessato). In compenso, si dettano anche minuziose disposizioni su aspetti ed elementi costruttivi, in buona parte più tipici di un regolamento edilizio che della normativa di uno strumento urbanistico generale. Ma questa è una caratteristica ricorrente, in diversi punti, delle norme in esame.
Per le zone B (di completamento), ci si limita a stabilire i tradizionali indici e parametri fondiari, in assenza di ogni considerazione per le peculiarità degli assetti morfologici degli ambiti urbani considerati.
Analogamente si procede per le zone C (di espansione), stabilendo indifferenziati indici e parametri, stavolta, ovviamente, territoriali. Relativamente a tali zone, come pure relativamente alle zone D (produttive), va segnalato in particolare il fatto che l'assoluta discrezionalità lasciata i proprietari dei suoli e promotori delle trasformazioni in ordine alla perimetrazione, entro le zone suddette, degli ambiti da assoggettare unitariamente ai prescritti piani attuativi, pone ineluttabilmente le premesse sia per pessimi esiti sotto il profilo del disegno complessivo delle nuove addizioni urbane, sia per l'ottenimento di dotazioni di spazi pubblici e/o per l'uso collettivo incongrue per dimensioni e configurazione, sia ancora per la riproduzione del fenomeno dei cosiddetti "lotti interclusi".
Quanto alle zone E (agricole), si può apprezzare la previsione di assoluta inedificabilità delle sottozone E2 (boschive), ma non si può non rilevare l'assenza di ogni previsione di minima estensione dei fondi rustici, per consentirvi l'edificazione, nelle sottozone E4 (di interesse agricolo paesaggistico!) e la previsione, per le zone E5 (di preminente interesse agricolo) di una estensione minima dei fondi rustici pari ad un ettaro, cioè ad una superficie coltivabile che configurerebbe a stento un'azienda agricola vitale soltanto ove fosse, e potesse essere, coltivata ad orto per la produzione di primizie! In altri termini, si tratta di previsioni del tutto irragionevoli sotto il profilo dell'economia agricola, ed al contempo suscettibili di produrre un fittissimo "svillettamento" della più gran parte del territorio extraurbano.
Le zone G (produttive turistiche) sostanzialmente compendono l’intera fascia costiera, da Duino all’approdo di Canovella degli Zoppoli è destinata, salvo rarissime eccezioni, a “zona produttiva turistica”, con indici fondiari che variano fra i 300 e i 500 mc/ha. Da Canovella al confine comunale di Trieste è prevista la destinazione a verde attrezzato, in cui possono essere realizzate attrezzature per lo sport, il tempo libero e la balneazione. La consistenza volumetrica di tali previsioni è piuttosto elevata e, soprattutto, lo scenario che emerge è quello della possibilità di una radicale trasformazione dell’intera fascia costiera.
Quanto alle "zone di interesse collettivo" v'è solo da rilevare la confusione che crea la loro natura ambigua, di "zone" individuate essenzialmente in vista dell'attribuzione ad esse di una specifica e vincolante destinazione d'uso pubblicistica ed al tempo stesso omologate a tutte le altre zone, individuate invece essenzialmente in vista della definizione di differenziate discipline delle trasformazioni fisiche ammissibili: ma si tratta di una confusione comune alla quasi totalità dell'attività pianificatoria sinora condotta.
Problemi e prospettive
nel breve periodo
Il ruolo dei settori economici
Il turismo e l’agricoltura, specie nelle loro connessioni e inserite entrambe in un generale processo di riqualificazione, tutela e valorizzazione dell’ambiente appaiono immediatamente (insieme all’attività estrattiva) i più promettenti e interessanti settori suscettibili di sviluppo economico.
L’Amministrazione ipotizza per Duino uno sviluppo turistico orientato alla domanda locale e potenziato nell’offerta di strutture, al momento carenti e dequalificate. Lo sviluppo dovrà essere ottenuto attraverso una serie di iniziative graduali, al posto di grandi progetti di trasformazione troppo ambiziosi. Si sottolineano alcuni elementi di limitazione derivanti da ipotesi ed iniziative contraddittorie di rilievo sovracomunale localizzate nel golfo di Trieste: iniziative industriali di forte impatto ambientale tali da configurare il golfo come un vero “polo energetico” di livello nazionale convivono con iniziative di valorizzazione turistica. In questo modo lo sviluppo del turismo risulta penalizzato dalla coesistenza con gli impianti industriali e indebolito, in un prossimo futuro, rispetto alla forte concorrenza dei centri turistici istriani. Fra i possibili promotori si individua il Collegio del Mondo Unito, il cui progetto di sviluppo delle attrezzature potrebbe costituire un
Per il settore agricolo (che è stato oggetto d’una specifica analisi di settore,) emerge la necessità di sviluppare un rapporto virtuoso con il Parco del Carso, di cui sono allo studio alcune linee guida. Anche attraverso il Parco e uno snellimento delle procedure si vorrebbe assegnare al mondo agricolo la manutenzione del paesaggio carsico, la cui evoluzione tendenziale è verso forme di abbandono e di degrado. Si ritiene comunque necessario prescrivere, o consentire e promuovere, l’estensione delle aree a coltura, soprattutto per quanto riguarda la viticultura.
L’assetto della parte urbanizzata del comune
La complessità dell’insediamento centrale costituito dai nuclei di Duino, Sistiana e Aurisina deve essere letta più come una patologia che non come un elemento di ricchezza. Essa infatti deriva dalla giustapposizione di elementi diversi (aree residenziali, specialistiche e verdi) non bene integrati fra loro. Tra le principali carenze rilevate se ne possono citare alcune.
Innanzitutto la carenza di qualità urbana del percorso centrale di collegamento fra i nuclei. L’impressione che si ricava percorrendolo non è infatti quella di attraversare un luogo denso di storia e ricco di qualità pesaggistica, ma piuttosto una ordinaria area periferica. Sarebbero opportune quantomeno la valorizzazione degli affacci sul mare e la riqualificazione degli spazi pubblici nei punti di attraversamento dei centri.
La presenza di numerose infrastrutture costituisce un elemento di barriera fra la parte interna e quella costiera del comune; la previsione di punti di collegamento potrebbe costituire un elemento ordinatore per riorganizzare l’assetto dell’area centrale.
La vicinanza con l’orlo del terrazzo ha portato alla progressiva edificazione di edifici prospicienti la costa. La rilevanza di ciascuno di essi non è grande ma il progressivo deterioramento del paesaggio potrebbe costituire un problema qualora fossero previste generiche possibilità di ampliamento e ristrutturazione per tutte le aree di completamento.
I problemi riguardano la coesistenza di attività diverse (residenza e turismo da diporto) non integrate fra loro e perciò fonti di conflitto (produzione di rifiuti e di disturbo da parte dei diportisti a fronte di una ricaduta economica pressoché nulla). Si ipotizza un secondo collegamento con la strada statale. Sono presenti alcune proposte immobiliari da valutare. E’ in fase di conclusione la redazione del Prg del Porto che ipotizza una zonizzazione che separi le attività produttive, residenziali e diportistiche, ma che necessita di un adeguato sostegno da parte del Prg comunale, per la localizzazione di infrastrutture, in particolare viabilistiche, non collocabili entro il perimetro portuale.
L’area delle risorgive del Timavo costituisce, assieme a Duino e Sistiana, uno dei fulcri dell’offerta ambientale del comune. Singolarità naturali, testimonianze del passato lontano (l’acquedotto Randaccio, la basilica paloecristiana di S. Giovanni, l’area archeologica soprastante il Villaggio del pescatore, la grotta del dio Mithra) e di quello più recente (monumenti e luoghi teatro di eventi bellici) convivono però in modo conflittuale con le infrastrutture e gli edifici recenti. Allo stato attuale ciascuno di essi appare assai degradato ed è inesistente una qualsiasi possibilità di fruizione complessiva.
Appare perciò necessario ripensare in modo complessivo alla sistemazione dell’intera area circostante il nucleo di S.Giovanni, cercando di mascherare l’impatto visivo provocato dalla contiguità con l’area industriale della cartiera del Timavo e del Lisert, e prevedendo un assetto complessivo idoneo per l’insieme delle aree circostanti il nucleo di S.Giovanni.
La presenza del castello dei Turn und Taxis e del Collegio del Mondo Unito rappresentano per l’intero comune e per il centro di Duino elementi di straordinaria qualità. Il castello, collegato al sistema delle aree verdi della Cernizza ad nord-ovest e della pineta a sud-est, può diventare un nodo della rete di fruizione ambientale del comune. Il Collegio del Mondo Unito può essere promotore e attrattore al tempo stesso di una forma particolare di turismo, quello giovanile e culturale, che può costituire una occasione di ampliamento dell’offerta turistica verso settori diversi dalla consueta balneazione estiva.
Il castello e il collegio rappresentano elementi significativi per l’intero comune. Scendendo di scala ed osservando da vicino il centro urbano di Duino, si individua un problema nella esistenza di progetti di attuazione della zona di espansione prevista dal vigente Prg incapaci di confereire allo sviluppo del centro la qualità necessaria; essi si scontrano perciò con lla volontà, da parte del Comune, di non procedere a nuove realizzazioni senza averne verificato la compatibilità con le future scelte operate dal Prg in formazione.
Come è stato accennato nel primo capitolo storicamente Duino ha costituito l’affaccio sul mare di un territorio assai più ampio di quello ricompreso entro i confini comunali attuali e fortemente integrato dal punto di vista culturale, sociale ed economico. Le vicende storiche, in particolare la presenza del confine Italo-Sloveno, e l’evoluzione del sistema infrastrutturale hanno interrotto la continuità dei percorsi e indebolito le relazioni fra la costa e l’entroterra. I problemi attuali e le ipotesi di soluzione devono perciò essere letti in prospettiva di una eventuale ricomposizione dell’integrazione precedente che verrà sicuramente favorita, in tempi non lontani, dall’entrata della Slovenia nella Unione europea.
Anche la problematica presenza del parco del Carso, istituito nel 1971 dalla cosiddetta legge Belci, previsto nel Purg e mai entrato in funzione, deve essere analizzata in questa ottica.
La tendenza attuale, confermata dalle intenzioni della regione in materia di riserve naturali e dalle difficoltà in cui versa il costiuendo Parco regionale, vede la perimetrazione di aree sempre più ristrette e marginali allo scopo presunto di salvaguardarne la naturalità. La separazione fra Carso italiano e sloveno, così come quella fra aree agricole e aree naturali, ha generato però la progressiva marginalizzazione del’intero territorio, poiché, separatamente, nessuna delle attività presenti, produttive o protettive, ha saputo trovare un motore sufficiente per il proprio sviluppo.
Viceversa è proprio incentivando uno sviluppo organico dell’intero territorio extraurbano, attraverso la valorizzazione dell’attività agricola e l’integrazione economica con la parte slovena del Carso, che si può consentire la permanenza della popolazione insediata e la costante manutenzione del territorio.
Il sistema dei percorsi di colegamento fra la costa e l’entroterra era storicamente assai sviluppato. Attraverso Medeazza, Ceroglie, Malchina, San Pelagio e Gabroviza i percorsi storici confluivano verso la baia di Sistiana. Attualmente essi sono interrotti, con la sola eccezione del valico di S.Pelagio.
Nell’ipotizzare un rafforzamento del collegamento con la Slovenia che consentirebbe un canale preferenziale di accesso per i potenziali turisti transnazionali, per il commercio locale e per le altre funzioni di tipo urbano, vanno perciò considerati i problemi di sistemazione della viabilità locale.
Anche i borghi carsici risentono della progressiva marginalizzazione socio-economica del territorio carsico. Allo stato attuale non si ritiene sostenibile economicamente la presenza di servizi ed attività commerciali che non siano legate alla commercializzazione dei prodotti agricoli locali o alla fruizione turistica. Il turismo, possedendo oggi un carattere di forte pendolarità, produce peraltro limitate ricadute economiche.
La riqualificazione fisica dei borghi può avvenire solamente attraverso il consolidamento e il recupero dell’identità dei singoli borghi. Si evidenzia perciò la preferenza per piccoli progetti riguardanti gli spazi pubblici (alcuni dei quali progettabili e realizzabili contestualmente al Prg in formazione), e gli edifici pubblici in via di dismissione, come le vecchie scuole o le case del popolo, inquadrati in una rete di percorsi integrata con i collegamenti verso il Carso interno e con i percorsi di fruizione delle risorse naturali presenti nell’intero territorio comunale.
Le prospettive di valorizzazione del turismo e dell’agricoltura, sia pure nei limiti imposti dalla conservazione del paesaggio naturale, possono infine costituire lo stimolo per l’insediamento di attività diversificate all’interno di ciascun borgo, contrastando il carattere di monofunzionalità residenziale e contribuendo a restituire a ciascun borgo una maggiore vitalità economica e il mantenimento di una precisa identità.
I problemi sono connessi alle ipotesi di intervento nella baia, previste dal prg vigente e non più realizzabili a causa del fallimento della società promotrice. Per l’entità delle possibilità di trasformazione, per l’eccezionale qualità paesaggistica del sito e per la lunga vicenda che ha visto la mancata attuazione di tutte le ambiziose ipotesi presentate negli ultimi venti anni, la necessità di prevedere un nuovo assetto dell’area che coniughi le esigenze di tutela e valorizzqazione del territorio e la reale fattibilità degli interventi costituisce senza dubbio uno degli obbiettivi prioritari per la nuova variante generale.
L’Amministrazione sottolinea l’importanza che le scelte operate per Sistiana siano realizzabili e conseguentemente realizzate, al fine di superare la situazione di degrado esistente ed evitare iniziative di mera valorizzazione fondiaria.
Lo scenario complessivo dovrà stabilire il ruolo della nautica e più in generale la sistemazione del porto, per il quale è stato affidato l’incarico per la redazione del Prg. Dovrà essere definito il sistema degli accessi in rapporto alla viabilità nel suo insieme e valutata la compatibilità con le future scelte di Prg per il quale è stata avviata la formazione.