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Fulco Pratesi
Troppi progetti per cementificare quanto resta dell'Agro romano
20 Gennaio 2009
Il paesaggio e noi
La campagna amata da Goethe deve far posto a due stadi e ad un gigantesco “sfasciacarrozze”. Dal Corriere della Sera, 20 gennaio 2009 (m.p.g.)

Chi sperava davvero che la nuova Giunta romana avrebbe posto un freno all'occupazione massiccia dell'Agro Romano, inizia a preoccuparsi.

Nonostante le dichiarazioni del sindaco Gianni Alemanno in campagna elettorale che criticavano l'eccessiva urbanizzazione dei terreni ancora verdi che circondano la nostra capitale, i progetti di cui si ventila la prossima approvazione non lasciano per nulla tranquilli. Anche perché andrebbero ad aggravare il già pesante stato di sofferenza per l'eccessiva impermeabilizzazione dei suoli che le recenti esondazioni hanno messo in luce e sottrarrebbero altro terreno agricolo nella fertile piana del Tevere.

Nonostante Roma possa vantare un maestoso Stadio Olimpico, migliorato e perfezionato non più di qualche anno fa, e generalmente considerato uno dei migliori d'Europa, le due squadre capitoline aspirerebbero ad averne uno per ciascuna, da gestire privatamente.

Lo stadio della Lazio sorgerebbe all'interno di un nuovo complesso residenziale di decine di ettari di proprietà del presidente della squadra Claudio Lotito, che sorge tra la Via Tiberina e il Tevere. Questo progetto, già drasticamente bocciato dalla precedente Giunta, sarebbe incompatibile con le destinazioni del Piano Regolatore e, oltretutto presenterebbe problemi di ordine idrogeologico. data la vicinanza con il fiume che nel corso delle recenti piogge ha esondato proprio in quella zona.

Sul luogo in cui dovrebbe sorgere il futuro stadio giallorosso le decisioni non sono ancora state rese note. Un'ipotesi avanzata è quella di realizzarlo all'interno di una tenuta di circa 100 ettari di proprietà della famiglia Sensi, nella valle del Tevere nei pressi dell'autostrada Roma Fiumicino.

A questi progetti si aggiunge quello di altri 15,6 ettari da cementificare per il più grande centro di rottamazione e demolizione (leggi "sfasciacarrozze" ), su una collina attualmente coperta di sughere e lecci nel cuore della Riserva Naturale Regionale Tenuta dei Massimi.

Si tratta di iniziative che, ove attuate, avrebbero inevitabilmente l'effetto di ridurre ancora, su vaste aree, la funzione di mitigazione e assorbimento delle acque meteoriche esercitata dal terreno. Senza dimenticare un'altra grave conseguenza di tali eventuali decisioni: quella, naturalmente, di eliminare, per sempre, una buona fetta di terreni agricoli di grande importanza in un Paese che, stando alle ultime statistiche, nei 35 anni che vanno dal 1970 al 2005 ha perso suoli coltivabili per 7,3 milioni di ettari, ad un ritmo sconosciuto in altri Paesi d'Europa. Vale davvero la pena di farlo?

L’autore è presidente onorario Wwf Italia

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