Sono molti gli articoli della Costituzione il cui rispetto è stato pagato con la vita. Non si contano i cittadini italiani che in questi sessant’anni sono stati uccisi per aver preso sul serio l’articolo 1 (per aver cioè difeso il lavoro come fondamento del nostro sistema democratico), l’articolo 3 (per aver dunque lottato per l'uguaglianza di fronte alla legge) o l’articolo 41 (per essersi opposti all’asservimento criminale dell’iniziativa economica privata). La sconvolgente esecuzione del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, sembra aggiungere a questo tremendo canone anche l’articolo 9, quello per cui la Repubblica «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».
Troppo spesso dimentichiamo che la salvaguardia della natura e dell’arte (in Italia saldate dalla storia in un unico, indivisibile ambiente culturale) non è affidata alla sensibilità delle anime belle, degli esteti o degli ambientalisti. L’articolo 9 ci ricorda che essa è invece uno dei principi fondamentali su cui si fonda la nostra convivenza civile. In un discorso pronunciato al Quirinale l’11 dicembre 2003, il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi disse: «Difendere questo straordinario patrimonio dall’aggressione degli egoismi, dalla speculazione e dall’abbandono significa custodire la nostra identità nazionale, che si fonda sulla bellezza di un paesaggio indissolubilmente legato all’opera dell'uomo». Il libro che Salvatore Settis ha dedicato ai beni culturali e ambientali tra istituzioni e profitto si intitola Battaglie senza eroi. Ora sembra che Angelo Vassallo sia il primo eroe di questa battaglia. Ed è davvero una notizia terribile.