«Revisionisti!» . L’accusa cala come una mannaia sulla storia della gloriosa Italia Nostra, fondata (tra gli altri) da Giorgio Bassani, Elena Croce, Umberto Zanotti Bianco, Desideria Pasolini dall’Onda in un mattino romano del 1951, a un passo da piazza di Spagna. La denuncia parte da Vezio de Lucia, urbanista, autore di un centinaio di saggi sulla storia e la gestione del territorio italiano, rimosso nel 1990 dal ministro dei Lavori pubblici dc Giovanni Prandini dall’incarico di direttore generale dell’Urbanistica per la sua allergia a ogni compromesso con i privati. E, fino alle dimissioni di pochi giorni fa, consigliere nazionale di Italia Nostra. Giorni fa Goffredo Fofi, sull’Unità, ha parlato di crisi strutturale e ideologica dell’associazione.
Tutto comincia dall’ormai famoso libro Electa su Antonio Cederna (ispiratore delle storiche campagne dell’associazione) voluto dal Consiglio lombardo presieduto da Luigi Santambrogio, e ritirato dopo le dure critiche della famiglia Cederna e in seguito all’appello di prestigiosi intellettuali (Alberto Asor Rosa, Pier Luigi Cervellati, Giulia Maria Crespi, Vittorio Emiliani) che constatavano un «tradimento del pensiero» cederniano. Dice De Lucia, che ha chiesto senza successo le dimissioni di Santambrogio: «Attenzione. Quel libro non può essere interpretato come un semplice incidente di percorso, ma rappresenta un segnale di tendenza. C’è una forte corrente revisionistica rispetto alle posizioni storiche che giustificano l’esistenza stessa di Italia Nostra: ovvero il fondare la cultura del recupero, proprio grazie a Cederna, sul concetto di centro storico come "monumento complessivo"e agendo su di esso come un tutt’uno, il vedere l’urbanistica come appartenente alla sfera del potere pubblico e quindi non della mano privata» .
E dove sarebbe la crisi? «Crisi e decadenza... È in quello che l’ex sindaco Pietro Bucalossi chiamava il "rito ambrosiano". Cioè il contrattare, il negoziare con i privati che rappresenta il male dell’urbanistica milanese. Ho constatato che la maggioranza del Consiglio è su questa linea al punto da manifestare disponibilità a rivedere posizioni consolidate e acquisite. Io ne ho tratto le inevitabili conseguenze. E ho salutato» . Clima tesissimo. Anche nei simboli. Desideria Pasolini dall’Onda è l’ultima fondatrice ancora in vita da quel lontano 1951 ed è stata anche presidente del sodalizio. In molti si aspettavano una sua acclamazione a presidente onorario. Invece niente. L’acclamazione è arrivata invece dal Comitato per la bellezza di Vittorio Emiliani, ex di Italia Nostra da dieci anni, che così commenta: «Un nostro omaggio ammirato a una rara capacità di combattere. La mancata acclamazione a Italia Nostra? Ahimè, un triste segno dei tempi».
Chi non si dimette ma rimane in consiglio su posizioni critiche («La battaglia va condotta dall’interno» ) è Maria Pia Guermandi, archeologa, docente all’Istituto Beni culturali della Regione Emilia Romagna: «C’è un silenzio assordante in area milanese... Mi riferisco al Piano di governo del territorio, ai milioni di metri cubi che minacciano quel territorio, a ciò che avverrà fino all’Expo 2015. Mi sembra, purtroppo, profondamente cambiato anche l’atteggiamento sul parcheggio milanese a Sant’Ambrogio. Per anni e anni le presidenze nazionali lo avevano avversato molto duramente, adesso l’aria mi sembra sensibilmente cambiata» . Revisionismo, Guermandi? «Italia Nostra gestisce da anni il meraviglioso Bosco in città a Milano: convenzione col Comune da cui trae congrui proventi. Ora le convenzioni, per decisione della giunta Moratti, possono essere ridiscusse. Quindi l’associazione subisce un ricatto sotto traccia. Di qui il silenzio: meglio farebbe l’associazione a disimpegnarsi, a ritrovare piena libertà d’azione» .
E come reagiscono i vertici? La parola ad Alessandra Mottola Molfino, già direttore centrale della cultura al Comune di Milano, artefice della rinascita del Museo Poldi Pezzoli, presidente di Italia Nostra dal settembre 2009: «Ma quale revisionismo... Parlano le nostre battaglie, i nostri successi, le nostre campagne come quella sui "paesaggi sensibili", le cento cause che abbiamo in Italia per le devastazioni del paesaggio e che gli avvocati a noi vicini ci seguono gratuitamente. Parlano le minacce che io stessa ho ricevuto dal sindaco di Savona dopo le battaglie sulle coste...» .
Il caso di Milano, presidente? Quel «silenzio assordante» e quel «contrattare» ? «Risponderemo nei fatti oggi stesso, mercoledì 2 febbraio, alle 18.30 a Milano allo Spazio Krizia in via Manin 21. Abbiamo aderito all’appello di Libertà e Giustizia per ridiscutere il Piano di governo del territorio: 35 milioni di metri cubi in arrivo!» . L’appello è stato firmato anche da Gae Aulenti, Umberto Eco, Rosellina Archinto, Giulia Maria Crespi, Ilaria Borletti Buitoni. In quanto al merito, presidente? «Il Pgt è stato contestato e smontato pezzo per pezzo dalle osservazioni di Marco Parini, presidente della nostra sezione di Milano. Ci batteremo, eccome se ci batteremo, contro questo insensato aumento di metri cubi» .
Ma la convenzione per il Bosco in città non vi lega le mani? «È una delle eccellenze in campo nazionale, un autentico modello, abbiamo quest’affidamento da trent’anni e non abbiamo mai risparmiato critiche a nessuna amministrazione. E continueremo così» . Mottola Molfino tace per un momento: «Forse qualcuno ci vorrebbe più schierati da una parte... Forse hanno dato fastidio le campagne contro la giunta Vendola in Puglia per il massacro del Salento a colpi di campi eolici e fotovoltaici, poi ci hanno dato ragione... Ma noi a Italia Nostra abbiamo una lunga tradizione di polemiche interne. Siamo democratici. Le critiche, anche intestine, non ci spaventano...» .
Postilla
«Siamo democratici. Le critiche, anche intestine, non ci spaventano». Sono lieto di questa dichiarazione della presidente pro-tempore di Italia nostra, ben diversa della lettera personale che mi aveva inviato rimproverandomi di dar conto su eddyburg alle critiche degli eredi e di un vasto gruppo di amici di Antonio Cederna. La discussione che si è aperta nel gruppo dirigente di Italia riguarda la maggiore o minore coerenza con le proprie radici ideali che una prestigiosa istituzione culturale deve rispettare, e le modalità che è tenuta a seguire se quella coerenza vuole dismettere. E’ positivo che il dibattito si sia aperto, che sia uscito dalle stanze dell’associazione, e sono orgoglioso che i due vicedirettori di questo sito ne siano tra i protagonisti. Ma non è una discussione che possa riguardare solo l’associazione. Lo testimonia con grande efficacia Goffredo Fofi nell’articolo su l’Unità. Perciò su eddyburg continueremo a seguirne e documentarne lo sviluppo, come abbiamo fatto fin dall’inizio. (e)