The Guardian, 31 luglio 2013 (f.b.)
Titolo originale: Medellín: the fast track from the slums – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini
Un tempo Medellín era famosa per una sola e unica cosa: era vent'anni fa, e il re della cocaina Pablo Escobar imperversava, facendo di tutto per mettere in ginocchio la seconda città della Colombia, capitale mondiale degli omicidi. Nel 1991, a Medellín venivano uccise 6.349 persone, un tasso del 3,8 per mille (per fare un paragone, a San Pedro Sula in Honduras, che ha il medesimo triste primato oggi per una città non in guerra, nel 2012 il tasso registrato era dello 1,69 per mille). Oggi a Medellín quel tasso è crollato dell'80% e passa, e la città è diventata un modello mondiale di ripresa in positivo. Qualche mese fa ha vinto il premio promosso dal Wall Street Journal, da Citibank e dallo Urban Land Institute di Washington, come esperienza più innovativa.
Al centro di tutto politiche urbane e dei trasporti. Che si inseriscono in una strategia più generale di riduzione del crimine e lotta alla povertà, riqualificando lo slum cresciuto attorno al centro a causa di chi è arrivato qui sfuggendo alla guerra civile colombiana durata decenni. Con questi interventi di collegamento fra i quartieri più poveri e difficili – le Comunas – e il pure riqualificato centro, l'amministrazione intende non solo fornire agli abitanti una maggiore sicurezza, ma accrescere orgoglio civico e senso di appartenenza. “Le nuove popolazioni non si sentivano parte di questa città” ha dichiarato l'esperta consulente del comune Laura Isaza a Public Radio International. “Si soleva dire: io abito in questa zona, non a Medellín. Una delle prime cose che abbiamo fatto è stato dar loro fiducia, farli sentire parte di un tutto”.
Tra i problemi ancora aperti la microcriminalità e la violenza delle bande, ma la strategia sembra funzionare. Si sono aperte nuove scuole, biblioteche, spazi pubblici. C'è un nuovo immacolato sistema di metropolitana. E nelle Comunas, spesso su pendii troppo ripidi per automobili e autobus, oggi un sistema di ascensori e funicolari muove migliaia di persone, dalle cime più alte dello slum verso la metropolitana, riducendo i tempi soprattutto al ritorno la sera: 45 minuti contro le due ore e mezzo di prima. L'esempio più vistoso del piano è la gigantesca scala mobile da 385 metri nella Comuna Trece. Inaugurata nel 2011 (quando l'amministrazione fu costretta a tenere dei corsi pratici di come si va al supermercato: pochissimi dei 12.000 abitanti ne avevano visto uno), la struttura costata 4,6 milioni di euro è ricoperta da un elegante tettoia arancione, e consente di salire e scendere la collina in sei minuti, ascoltando musica, anziché arrampicarsi sull'equivalente di un edificio di 28 piani, impiegandoci mezz'ora.
Taglia audacemente, un po' assurdamente, un quartiere un tempo noto come tra i più violenti del mondo, la scala mobile il cui uso è del tutto gratuito, ed è il simbolo di una rinascita che ha spinto imprese come Hewlett Packard, Kimberly Clark e Unisys ad aprire sedi a Medellín, oltre ad attirare qui politici, urbanisti, funzionari di polizia da altre città come Rio de Janeiro, Johannesburg e Washington, per studiare il caso.