Dalla Scuola Estiva di Eddyburg del 2010 in poi più volte ho avuto occasione, anche su questo sito (vedi Il territorio della criminalità organizzata, tra semplificazione e illegalità, e Consumo di suolo e criminalità organizzata in Lombardia ), di raccontare l’esperienza in corso a Merlino, piccolo comune della provincia lodigiana, sul rapporto legalità e territorio, e in particolare su come contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle politiche di governo locale. Ebbene, nonostante qualche lungaggine ministeriale e qualche avvicendamento al vertice della Prefettura lodigiana, che ne hanno rallentato l’iter burocratico, lo scorso 28 marzo è stato ufficialmente sottoscritto il Protocollo di Legalità dalle parti istituzionali (Amministrazione Comunale e Prefettura di Lodi) e sociali (associazioni di categoria e sindacati) coinvolte.
Il Protocollo prende spunto dal principio dell’incentivazione, sancito dalla Legge Regionale n. 12 del 2005, che introduce un bonus volumetrico del 15% per quegli interventi di riqualificazione urbana connotati da un “rilevante beneficio pubblico”. Nel contesto lombardo il concetto di “beneficio pubblico”, già di per sé vago e incerto, è stato tradotto, in questi anni, quasi esclusivamente in termini di risparmio energetico, consentendo così, a coloro che realizzano immobili ad alta efficienza energetica, di ottenere la volumetria aggiuntiva. A Merlino, invece, l’interesse pubblico è stato declinato in termini di tutela della legalità con l’obiettivo, quindi, di promuovere interventi di riqualificazione trasparenti, in grado di consentire uno sviluppo del territorio che sia sostenibile non solo dal punto di vista energetico ma anche da quello sociale ed economico.
Con questo obiettivo, all’interno del Piano di Governo del Territorio, e in particolare nel Piano delle Regole, si è attribuito un indice differenziale al bonus regionale: 7% di volumetria aggiuntiva a coloro che costruiranno con criteri volti al risparmio energetico, 8% a coloro che sottoscriveranno il Protocollo di Legalità. Chi lo farà si impegna a presentare presso l’Amministrazione Comunale i propri bilanci aziendali, i casellari giudiziali dei soci, i dati e i pagamenti effettuati verso i subappaltatori e subcontraenti, a istituire conti correnti dedicati per la tracciabilità dei flussi finanziari, e ad adempiere gli altri obblighi previsti, fino ad ora solo per gli appalti pubblici, dalla Direttiva del 23 giugno 2010“Controlli antimafia preventivi nelle attività «a rischio» di infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali” e dalla Legge 13 agosto 2010, n. 136 “Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia”. La sottoscrizione al Protocollo è del tutto volontaria, però, per chi aderisce, i suoi contenuti diventano parte integrante della Convenzione urbanistica, il cui mancato rispetto comporta non solo la decadenza della convenzione stessa ma anche una penale pari al 20% del valore del contratto di appalto, da corrispondere all’Amministrazione Comunale, oltre, naturalmente, agli eventuali procedimenti conseguenti di ordine giudiziario e penale.
Nel corso degli ultimi anni sono moltissime le inchieste della Magistratura che indicano come il settore delle trasformazioni urbanistiche private rappresenti uno dei principali varchi per le infiltrazioni mafiose, soprattutto nel Nord Italia, dove procedure urbanistiche sempre più deregolamentate hanno favorito l’approvazione di cambi di destinazione d’uso e la realizzazione di speculazioni edilizie slegate da qualsiasi reale necessità del territorio, compromettendone, così, anche lo sviluppo futuro. Ed è proprio questa la principale sfida del Protocollo: diventare anche uno strumento di comunicazione e partecipazione sociale. Infatti, l’Amministrazione Comunale comunicherà pubblicamente l’elenco di quei cantieri che aderiranno al Protocollo, così da consentire ai futuri acquirenti una scelta immobiliare trasparente e consapevole. Una sorta di fair trade immobiliare, per incentivare un consumo critico e risvegliare gli anticorpi della legalità nella cittadinanza ma anche per promuovere un’economia il cui obiettivo principale sia quello di contribuire allo sviluppo sociale e territoriale e non più quello di rincorrere, in modo sempre più estenuante, la massimizzazione del profitto ad ogni costo.Altri Comuni lombardi, che in questo periodo si sono contraddistinti per la loro presa di posizione contro le mafie, come Corsico e Desio, sono interessati ad adottare il Protocollo. Un esempio di contaminazione istituzionale che può aprire una nuova stagione di rappresentanza per un territorio, quello del Nord Italia, che vuole finalmente riscattarsi, mettendo la tutela della legalità al primo posto della propria agenda politica.