La Rete dei Comitati per la difesa del Territorio, di recente costituitasi in Associazione, fin dalla sua origine ha considerato l’ambiente, nella sua accezione più vasta di territorio, paesaggio, beni culturali, centri urbani, condizioni di vita individuale e collettiva, come un bene primario da tutelare e arricchire a beneficio della collettività. L’attività della Rete, derivante dall’azione dei 180 Comitati nati su singole specificità territoriali ma riconosciutisi in alcuni principi generali, ha evidenziato gli effetti negativi di pratiche di governo del territorio che riguardano sia il livello nazionale che quello delle amministrazioni locali. La Regione Toscana, che vantava in passato un primato nella difesa del bene pubblico contro i particolarismi, si è incamminata oggi verso un modello di gestione del territorio in cui trovano spazio gli interessi speculativi e la rendita immobiliare a scapito della tutela ambientale. La riconversione in atto dell’economia toscana, dalla produzione manifatturiera all’edilizia, ha contribuito a una cementificazione diffusa, scollegata da emergenze abitative, mentre le grandi infrastrutture non sembrano tener conto di quel rapporto tra costi e benefici per la collettività che dovrebbe essere il parametro essenziale per ogni grande opera. Quanto alle politiche energetiche, vengono promossi obsoleti e pericolosi impianti ad alto rischio, anziché sostituirli con fonti energetiche rinnovabili, per le quali è necessario comunque attivare la procedura di VIA; come, per la gestione dei rifiuti, si insiste con un piano che prevede l’incenerimento e il conferimento in discarica anziché avviare una responsabile politica fondata su riduzione, raccolta differenziata spinta, riciclaggio, e impianti di trattamento a freddo, utilizzando pratiche già altrove collaudate con ottimi risultati.
Per fare il punto della situazione sul territorio toscano la Rete ha promosso il Convegno “Le emergenze in Toscana. Crisi di un modello regionale di sviluppo”.
A fianco di relazioni che hanno evidenziato la mancanza di una visione culturale e politica che tenga in debito conto i livelli di attenzione con cui le Istituzioni devono guidare le trasformazioni del territorio, e di interventi che hanno proposto soluzioni alternative ad alcune scelte sbagliate ma anche di recente ribadite come essenziali (tirrenica, nodo fiorentino tav, rigassificatore, inceneritori, tramvia fiorentina, geotermia nell’Amiata…), dopo aver evidenziato alcuni specifici casi territoriali, è stata presentata una “Mappa delle emergenze” nella quale sono registrati i luoghi in cui si verificano aggressioni al patrimonio territoriale della Regione, con segnalazioni provenienti dai Comitati stessi. Si tratta di un lavoro in progress che la Rete mette a disposizione di chiunque voglia conoscere lo stato effettivo della situazione toscana, al di là della retorica dello sviluppo di qualità e delle buone intenzioni enunciate nei documenti ufficiali. Un Osservatorio permanente, arricchito a latere da una analisi di scempi sui quali non sono ancora nati specifici Comitati, che costituisce una denuncia circostanziata della sofferenza in cui versa il nostro territorio e insieme la base per le ipotesi alternative di cui la Rete è portatrice; un libro bianco sui danni già compiuti e un richiamo forte al rispetto di quei principi costituzionali che sanciscono all’art. 9: “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Infine, la Mappa vuole essere un appello alle istituzioni e, anche in vista delle prevedibili conseguenze relative alla mancata applicazione del “Codice del paesaggio”, un possibile terreno di confronto, aperto e trasparente, con chi non sostenga solo a parole la difesa dell’interesse presente e futuro della collettività.
In calce è scaricabile un’ampia rassegna stampa, diffusa dalla Rete all’indomani del Convegno. Qui la " Mappa delle emergenze". Altre informazioni sul sito della Rete. Qui la relazione di E. Salzano, fra poco anche quella di Paolo Baldeschi. Alberto Asor Rosa ha parlato a braccio.