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Gian Valerio Sanna
Difendere il Piano Paesaggistico della Sardegna: una battaglia di civiltà.
5 Marzo 2010
Sardegna
L'ex assessore al territorio della Giunta Soru, coautore del Piano paesaggistico, interviene su eddyburg sulla vicenda in corso in Sardegna

Dopo la Corte Costituzionale e il TAR Sardegna anche il Consiglio di Stato con la recente sentenza su Cala Giunco, mette la sua parola ed emette il suo giudizio sulla Pianificazione Paesaggistica della Sardegna.

Oltre 100 ricorsi in questi due anni dall’approvazione del PPR, con impegnati i migliori avvocati sulla piazza non sono bastati per demolire e neppure scalfire uno dei più rilevanti lavori di pianificazione territoriale della Regione Sarda. Lo stuolo di detrattori e politici che si sono cimentati in questo tempo, compreso l’ormai patetico Presidente del Consiglio dei Ministri, nel ricercare una sola prova dell’illegittimità e della inadeguatezza del Piano sono rimasti “in braghe di tela” anche se la protervia di una politica arrogante e populista non consentirà loro di far propria una buona ragione per stare definitivamente zitti.

Il Consiglio di Stato dunque conferma le conclusioni del Tar Sardegna, afferma sostanzialmente che il PPR è un atto costruito correttamente, è assolutamente in linea con le norme statali di “riforma economico sociale” e trova una sua concreta legittimazione nelle riconosciute competenze della Regione Sardegna in materia di paesaggio.

Dunque potremo dire serenamente: avanti il prossimo (ricorso!).

Nonostante questa sequenza di legittimazioni e conferme, l’attuale Giunta regionale persevera nell’accanirsi contro, seguendo il suo unico filo conduttore populistico e demagogico, giustificando persino con il cosiddetto Piano Casa la necessità di smantellare l’ingombrante Piano Paesaggistico. Ma qui viene il bello. La recente sentenza del Consiglio di Stato infatti, senza volerlo ed indirettamente, anticipa il giudizio di illegittimità costituzionale del Piano casa presentato da Cappellacci affermando in maniera chiara ed incontrovertibile che la deroga a norme di salvaguardia derivanti dall’applicazione del Codice dei beni Culturali non è ammessa e dunque questo prodotto di “pubblicità istituzionale” della Giunta è illegittimo.

Lo aveva anticipato il Prof. Settis in un chiaro intervento che commentava le diverse norme che le regioni stavano preparando ed approvando in materia, ma nel caso Sardegna le cose sono diverse e per certi versi assai più originali. Infatti essendo la Sardegna l’unica regione dotata di un Piano approvato ai sensi del decreto legislativo 42/2004, sul suo territorio si applicano le norme di salvaguardia contenute negli articoli 146 e 156 del decreto stesso, con la conseguenza che una legge regionale, di rango inferiore a quella statale, non può derogare ai limiti ed alle previsioni contenute nel Piano Paesaggistico nel senso che il “legislatore statale conserva il potere di vincolare la potestà legislativa primaria della regione speciale attraverso l’emanazione di leggi qualificabili come riforme economico-sociali”.

Ecco perché il Partito democratico ha voluto contrapporre una sua proposta di Piano Casa, esclusivamente per dimostrare: 1) che quello della Giunta regionale non parla di case ma di tutt’altro; 2) che qualunque provvedimento riguardi il governo del territorio in Sardegna deve fare i conti con la coerenza alle norme sovra ordinate; 3) che per fare politiche di rilancio della casa bisogna parlare di residenza, di prima casa e di risorse pubbliche vere e mirate ad assicurare un accesso più consistente al bene primario dell’abitazione.

Sappiamo che i figli politici “dell’utilizzatore finale nazionale” andranno avanti a testa bassa e per la loro strada, tuttavia ci incontreranno in Consiglio regionale e faremo fino in fondo la nostra parte per far vincere le ragioni del diritto e del buon senso e poi, se questo non sarà sufficiente, avvertiamo fin d’ora, siamo pronti a cimentarci, per un ennesimo scontro, nei tribunali della Repubblica ovviamente per vincere ancora una volta. Sarà l’ulteriore prova che una politica che non ascolta “inciampa”.

Chiunque può pubblicare questo articolo alla condizione di citare l’autore e la fonte come segue: tratto dal sito web http://eddyburg.it

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