Il manifesto, 24 settembre 2014
Così oggi Renzi, quando si atteggia ad avversario dell’austerità, dimentica di dire che il nostro paese ha l’austerità scolpita nella legge fondamentale. E che il governo la rivendica, altrimenti avrebbe aggiunto l’articolo 81 alla lista dei quaranta e più articoli della Carta che sta imponendo alle camere di riscrivere. Adesso la sinistra che non era allora in parlamento, assieme a un po’ di deputati del Pd rinsaviti, a diverse associazioni, alla Fiom e ai costituzionalisti che non credono troppo nella proposta di referendum abrogativo già in campo (perché limitata negli effetti e a rischio bocciatura della Consulta) tentano la strada della legge costituzionale di iniziativa parlamentare. Per bonificare l’articolo 81, riportandolo dal precetto ragioneristico di quasi 20 righe che è diventato all’originario e semplice principio di copertura delle spese. Se quella era una «riforma», dobbiamo dunque affidarci a una «controriforma» che in realtà ha il segno progressista del riformismo vero e recupera i «diritti fondamentali delle persone» al centro della finanza pubblica. In questo modo una legge di bilancio che tagliasse i servizi pubblici essenziali e investisse in armi da guerra, per esempio, sarebbe censurabile dalla Consulta con più certezza di quanto, a parere di diversi costituzionalisti, non lo sia già oggi. Annichilita dalle sconfitte, la sinistra trova ancora una volta nella Costituzione «formale» e nella battaglia per la sua piena applicazione l’ultimo terreno di resistenza. Magari il primo dal quale tentare una mossa.