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Maria Novella De Luca
Il teatro della gens Flavia è un colosso malato
14 Maggio 2010
Beni culturali
Crolli al Colosseo: colpa del traffico e dell’inquinamento. E dell’inerzia del Commissario. Da la Repubblica, 12 maggio 2010 (m.p.g.)

Il teatro della gens Flavia è un colosso malato, il tempo, l’inquinamento, l’assurdo traffico che lo circonda come un micro-terremoto continuo e costante, lo hanno reso fragile, a rischio. Per salvarlo è pronto un piano da 23 milioni di euro, soldi italiani e anche giapponesi sembra, per provare a togliere il colore del buio dalle pietre bianche, a 18 anni dal primo grande tentativo di restauro, finanziato nel 1992 dalla Banca di Roma.

Quattro giorni fa, proprio accanto ai resti di una bellissima statua equestre di recente ritrovata ed esposta, il distacco di cinquanta centimetri di malta romana ha fatto tornare alto l´allarme sulle condizioni del Colosseo, la paura che qualcosa di peggio possa accadere nel monumento più visitato del mondo. Ma l’intero cuore monumentale della città eterna è a rischio, divorato dallo smog e dalle polveri corrosive, da quell’effetto "antropico" che vuol dire passaggio, mano e calore dell’uomo. Sono a rischio la Domus Aurea e le Mura Aureliane, il Palatino e i Fori, ma anche, ricorda Giuseppe Proietti, soprintendente ai Beni Archeologici di Roma, «gli antichi acquedotti romani, chilometri e chilometri di resti da mettere in sicurezza, quei ruderi che ci sembrano belli e suggestivi, ma in realtà versano in condizioni drammatiche, e in alcuni punti minacciano ferrovie e abitazioni». Una scacchiera difficile dove i monumenti sono gestiti dallo Stato e le "aree" che li circondano dal Comune di Roma, dal Campidoglio, con una mai risolta querelle di responsabilità che di fatto ha lasciato che il traffico continuasse ad assediare capolavori delicatissimi, patrimonio dell’umanità.

Bisogna allora salire sul secondo corridoio del Colosseo per ritrovare la luce, ma lo sguardo subito viene ferito da gigantesche reti metalliche color ruggine che proteggono l’anello esterno, mentre le teche di una bella mostra sui gladiatori sono così sporche che si fa fatica a vedere l’interessante ricostruzione di abiti ed armi che racchiudono. Ancora più scarno è il bookshop, pochi libri, pochi titoli, anche i gadget sembrano poveri, e nonostante tutto la gente di mette in fila, compra, spende. Ma è da qui, dal corridoio più alto finora visitabile, che si vedono i restauri in corso finanziati dalla soprintendenza, e che porteranno alla fine dell’estate all’apertura del terzo anello, e di una parte dei sotterranei.

E infatti basta seguire gli sguardi dei visitatori per capire che sono i corridoi e i sotterranei dell’antica cavea a catturare l’attenzione, là dove si svolgevano le lotte dei gladiatori, e gli animali sbucavano nell’arena larga 3.357 metri quadrati da botole interrate, attraverso un ardito e complesso sistema di ascensori. Un circo inaugurato nell’80 d. C. dall’imperatore Tito, con ottanta giorni di feste e giochi venatori e i cui effetti speciali sono stati restituiti soltanto forse da Ridley Scott, con la descrizione delle venationes, vere e proprie danze di morte tra uomini e animali, vietate poi, nell’era cristiana, dall’imperatore Teodorico.

Ma il Colosseo, grande vecchio dell’arte mondiale, ha bisogno di attenzioni e di cure permanenti. Già oggi la manutenzione ordinaria costa circa 700mila euro l’anno, ma sono questi fondi, spiega Adriano La Regina, a lungo soprintendente ai Beni Archeologici di Roma, «che dovrebbero essere raddoppiati e mantenuti costanti». «Il Colosseo - dice La Regina - soffre dei suoi quasi duemila anni di Storia, ha bisogno di un monitoraggio incessante, molte volte ci siamo trovati di fronte ad episodi gravi che ci hanno costretto a chiudere intere parti del monumento. Ricordo un episodio davvero drammatico, quando nella parte che si affaccia su Colle Oppio sembrava che stessero crollando alcuni pilastri... Fummo costretti a chiudere, consolidare. Certo, oltre alla vecchiaia, ci sono i mali di sempre che affliggono il Colosseo, lo smog che corrode i travertini e deturpa l’ambiente tutto intorno, e che per decenni ha fatto sì che il Colosseo, oltre ad essere il simbolo di Roma, fosse anche uno gigantesco spartitraffico...».

Adesso, sembra, l’area intorno all’anfiteatro Flavio dovrebbe finalmente diventare una sorta di archeo-isola, anche se non ancora quel giardino archeologico immaginato e sognato da ambientalisti come Antonio Cederna. «Uno degli interventi più urgenti per il Colosseo - aggiunge Adriano La Regina - è la ripulitura. Un’opera già iniziata con i restauri degli anni Novanta e di cui sono visibili alcuni spicchi più chiari degli altri. L’altro intervento fondamentale, per l’estetica del monumento, sarebbe la sostituzione delle cancellate. Allora fu necessario costruirle in quel modo, ma oggi non sono più accettabili. Ma forse, prima di tutto, se davvero si riuscisse a creare un’isola pedonale attorno a tutta l’area monumentale centrale, sarebbe un risultato straordinario».

Certo è difficile pensare ad una "zona franca" con il volume di auto che assedia Roma. E che violenta con il rumore anche i visitatori del Colosseo, almeno nei corridoi esterni. All’interno invece è come se il frastuono venisse assorbito, i simboli e i fantasmi del passato sono forti e potenti, gli spettacoli, le belve, ma anche la via crucis, le croci di ferro, la Roma cristiana, e poi l’abbandono, l’anfiteatro che viene saccheggiato, il primo terremoto che nel 1349 ne mina le fondamenta, papa Sisto V che nel 1550 trasforma il Colosseo in una filanda. Le prime campagne di scavo che nell’Ottocento svelano la presenza degli ipogei. I visitatori passeggiano, con le audioguide nelle orecchie, sono migliaia in queste primavera tardiva che spesso promette pioggia, i ragazzi delle scuole si fanno le foto con il telefonino, i portatori di handicap possono salire con i loro ausili fino al secondo anello e da qui vedere le rovine. Tra le cui pietre cresce una vegetazione antica, dove i botanici trovano ancora tracce di piante esotiche, altrove scomparse. Un altro segreto, tra i tanti, del Colosseo.

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