Scatta l´inchiesta della procura sui fori praticati sull´affresco del Vasari a Palazzo Vecchio per cercare una eventuale sottostante opera di Leonardo. Salgono intanto a 300 le adesioni all´appello per lo stop, che è stato deciso per quanto riguarda i fori (non se ne fanno più), mentre continuano i rilievi. «E´ una pazzia» secondo Salvatore Settis. E Christiansen: «Momento sbagliato». Vertice di due ore con il professor Seracini. Acidini tace, il sindaco Renzi tira dritto: «Vicinissimi alla soluzione del mistero».
Vasari, inchiesta della procura
300 adesioni all´appello per lo stop Settis: "Una pazzia". Christiansen: "Momento sbagliato" L´arte nel mirino "È un´operazione spericolata e poi stanno cercando nella parete sbagliata"
E´ stata avviata un´indagine sulle ricerche della Battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento. Ieri mattina, ricevuto l´annunciato esposto di Italia Nostra, il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi ha aperto un fascicolo. Il presidente nazionale dell´associazione, Alessandra Mottola Molfino, chiede alla procura di verificare se la ricerca con sonde endoscopiche che passano da fori praticati nell´opera del Vasari non integri il reato di danneggiamento di cose di interesse storico e artistico. «Bisognerà vedere se quel tipo di indagini possa aver procurato delle lesioni importanti all´affresco», ha spiegato Quattrocchi, ricordando che «è l´autorità giudiziaria a rilevare i reati. Sentiremo i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale e le specificità culturali e professionali e ci regoleremo».
Mentre la procura inizia a lavorare, cresce il numero delle firme sotto l´appello per fermare l´intervento sponsorizzato dal National Geographic (250mila euro al Comune di Firenze) scritto dallo storico dell´arte Tomaso Montanari e diffuso dalla stessa Italia Nostra. Ieri sera erano quasi trecento, mentre domenica erano ferme a trentacinque. Un mondo solitamente diviso e poco disponibile ad esporsi come quello dei critici e degli storici dell´arte si è schierato in modo compatto contro l´operazione in corso a Palazzo Vecchio.
Tra i primi a dare l´adesione al documento c´è l´ex direttore della Scuola Normale di Pisa e accademico dei Lincei, Salvatore Settis: «E´ un progetto imprudente - spiega - Sono convinto che questa ricerca sia quasi certamente destinata al fallimento e che rischi di compromettere un affresco del Vasari importantissimo e conservato molto bene. Si celebra così l´anno vasariano in arrivo, bucherellando. E´ una pazzia, un modo sbagliato di spendere soldi pubblici o privati. Bisognerebbe pensare di usare denaro per risolvere la questione dell´archivio del Vasari, da riportare in mani pubbliche». Per Settis, come per gli altri che hanno firmato la lettera, l´affresco di Leonardo non è lì. «Ci sono documenti dello studioso Francesco Caglioti che sembrano indicare con grado di probabilità che la parete dell´affresco di Leonardo sarebbe l´altra, quella di fronte».
Keith Christiansen è il curatore della sezione pittura italiana del Metropolitan di New York, anche lui è tra i firmatari. «C´è solo una piccolissima probabilità che una porzione significativa della battaglia di Leonardo sia sopravvissuta. Se ci fosse stata l´avrebbero rimossa ai tempi di Vasari - dice - Ma a parte questo, va contro l´etica che un´opera d´arte sia compromessa per recuperare qualcos´altro a meno che l´opera in questione sia di importanza marginale. E non è il caso del lavoro di Vasari. Poi c´è il tema dei soldi spesi. Ci sono incalcolabili tesori artistici a Firenze che richiedono attenzione. Lavori per cui mancano fondi. Ora si investe una cifra considerevole nella speranza di trovare qualcosa che nel sedicesimo secolo fu descritta come in rovina? Si tratta di una cattiva idea nel momento sbagliato e non sarebbe stata proposta se Leonardo non fosse diventato una super-celebrità».
Antonio Pinelli, storico dell´arte dell´ateneo fiorentino, è uno dei più esperti conoscitori del Vasari. La sua firma figura fra quelle dell´appello a fermare i lavori. Dice: «E´ un´operazione spericolata e sbagliata alla radice intanto perché cercano nella parete opposta a quella in cui la maggior parte dei critici ipotizza il lavoro su Anghiari. Poi il Vasari aveva una grandissima stima di Leonardo: perché avrebbe dovuto coprire o cancellare la sua opera?». Quindi riprende: «Ma la questione di fondo è: vale la pena di intervenire in quel delicato ecosistema che sono i dipinti vasariani di Palazzo Vecchio? Per cosa?».
Beatrice Paolozzi Strozzi, direttrice del Museo Nazionale del Bargello aggiunge: «In casi come questi la cautela si impone, per questo ho firmato l´appello. Ho messo la mia firma come cittadina, storico dell´arte ed esperta di tutela, al di là del mio ruolo istituzionale, convinta che invece di compromettere l´integrità di un´opera d´arte, occorra attendere che le tecnologie permettano un´indagine assolutamente non invasiva. Non dico, quindi, che le indagini non debbano essere fatte, ma che impongano una valutazione attenta e ponderata, e una interrogazione molto approfondita sul da farsi».
Parla Cecilia Frosinini, la funzionaria dell´Opificio che ha aperto il caso chiedendo di essere sollevata dall´incarico
«Rifarei tutto quello che ho fatto ma ora basta riflettori su di me - La mia missione è quella di tutelare le opere d´arte, qui si fa un intervento invasivo»
Tutto è cominciato dalla sua lettera e da un passo indietro. Il sindaco Matteo Renzi l´ha chiamata «un´obiezione di coscienza» quella di Cecilia Frosinini. Lei, direttrice della sezione restauro pitture murali dell´Opificio delle Pietre Dure, ha preferito parlare di una «questione etica» e adesso dice: «ma basta riflettori su di me». Fino a qualche giorno fa, la sua è stata una voce solitaria, adesso è diventato quasi un coro. «Rifarei esattamente quello che ho fatto. Ho molta stima nei confronti di Marco Ciatti che mi ha sostituito nel controllo tecnico delle operazioni sull´affresco del Vasari e non è certo questo che è in discussione, né la competenza dei restauratori che lavorano sui ponteggi al Salone dei Cinquecento». Il tema che solleva Cecilia Frosinini si fonda su altri punti, uno etico: «La mia missione è quella di tutelare le opere d´arte, qui invece si fa un intervento invasivo sulla pittura» (del Vasari, in particolare della Battaglia di Scannagallo) aveva detto e anche scritto nella lettera inviata fra gli altri alla soprintendente Cristina Acidini. E qualche riga sotto chiedeva di essere sollevata dall´incarico di seguire il lavoro del gruppo di Seracini esprimendo un «dissenso fermo nei confronti delle operazioni e delle attività che mi possano venire imposte secondo scelte di ente locale e sponsor e che ritengo lesive del mio ruolo professionale e scientifico e contrarie alle funzioni che lo Stato mi chiede di svolgere nell´ambito della ricerca e della conservazione».
L´altro punto sollevato dalla responsabile delle pitture murali dell´Opificio riguarda il fondamento scientifico dell´operazione: «comunicazioni sommarie esclusivamente in fase di proiezione di slides» ha scritto, aggiungendo che non c´è stata «alcuna disponibilità da parte dell´ingegner Seracini ad un sia pur minimo contraddittorio o integrazione delle informazioni fornite». Alle Pietre Dure all´inizio «non è stato concesso di decidere in piena autonomia se partecipare a una attività che prevede anche la possibilità di giungere alle ricerche endoscopiche pure attraverso accesso dal fronte, praticando strappi di superficie pittorica e fori nell´intonaco vasariano». E´ quella lettera che accende piano piano il dibattito sull´opportunità o meno di avviare in quel modo la ricerca sul capolavoro perduto di Leonardo, la Battaglia di Anghiari. Cecilia Frosinini è una storica dell´arte che lavora all´Opificio dal 1990. In questi giorni, assieme ad altri studiosi e restauratori sta esaminando nel laboratorio fiorentino un´opera di Leonardo, «l´Adorazione dei Magi», per scriverne l´analisi scientifica. Fa parte del comitato scientifico per il restauro della Sant´Anna e la Vergine, capolavori sempre di Leonardo che sono al Louvre. Alla fine della mostra dedicata a Leonardo in corso a Londra, è stata chiamata a intervenire al convegno di chiusura sul tema: «La tecnica artistica di Leonardo e le indagini scientifiche».
Acidini tace, il sindaco tira dritto
«Vicinissimi alla soluzione del mistero» Prevede di staccare due centimetri quadrati di dipinto, ma non vogliamo decidere da soli «Mi sembra un tentativo pretestuoso degli esclusi di bloccare una ricerca straordinaria. E´ un attacco demagogico»
Il sindaco tira dritto: «E´ difficile negare che lì sotto ci sia qualcosa, la soluzione al mistero è vicinissima». Dopo aver letto l´attacco degli studiosi di mezzo mondo all´operazione Battaglia di Anghiari e l´esposto di Italia Nostra in base al quale la procura ha aperto un´inchiesta, Matteo Renzi rilancia, facendo capire che questi giorni di studio nel Salone dei Cinquecento hanno dato buoni risultati. In effetti una sonda è andata molto in profondità in uno dei fori, come se avesse incontrato una cavità o semplicemente una crepa. Sapremo nei prossimi giorni qualcosa di più.
Ma intanto stop ai fori. Per il momento la prima fase della ricerca si conclude qui, in attesa di conoscere i risultati dei sondaggi. E´ un effetto delle polemiche? Di certo queste hanno messo a dura prova i nervi di alcuni dei protagonisti. L´ingegner Maurizio Seracini dell´Università di San Diego che guida la spedizione ieri si è detto amareggiato, «mi sembra solo un tentativo pretestuoso degli esclusi di bloccare una ricerca straordinaria. Un attacco demagogico che rischia di farci deridere dal mondo». La soprintendente Cristina Acidini contattata più volte non ha voluto spiegare nulla.
Ieri alle 13.30 summit fra il sindaco, la soprintendente (destinataria con lui della richiesta degli studiosi di fermare i lavori), Marco Ciatti dell´Opificio, Seracini e i tecnici impegnati nella ricerca. Bisognava fare il punto sui lavori e discutere delle lettere che mettono gli esperti d´arte di mezzo mondo contro l´operazione in corso a Firenze. Si è deciso di non fare più fori sull´opera del Vasari, almeno fino a mercoledì, quando ci sarà una nuova riunione. Sarebbe stata la stessa Acidini a chiedere tempo con l´obiettivo di riflettere sui dati acquisiti. I lavori però proseguiranno sui sei buchi già realizzati, l´endoscopio passerà da quelle piccole fessure per fare altri campionamenti. Il ponteggio resterà nel Salone dei Cinquecento almeno fino a fine dicembre nel Salone e si pensa anche di dare la possibilità gruppi guidati di visitatori di salirci.
«Finora abbiamo fatto sette buchi (in realtà sei ndr) e le indagini non sono andate bene, sono andate benissimo - ha detto il sindaco davanti al consiglio comunale - Il quadro che avevamo è stato confermato e anche rafforzato. Credo sia difficile negare che lì sotto ci sia qualcosa». Cosa c´è sotto? Renzi non scende nei particolari, ricorda che c´è un contratto con il National Geographic. Ma si intuisce che parla dell´intercapedine esistente dietro l´affresco del Vasari e anche di tracce di sostanze organiche, riferibili a possibili pigmenti utilizzati per la pittura a olio. C´è qualcosa ma non è chiaro cosa: «Oggi è impossibile dire che lì sotto c´è Leonardo». Per questo occorrerebbe una seconda fase di indagine, dopo una prima conclusa con i buchi praticati in fessure già esistenti o in stucchi ottocenteschi. «L´affresco non è stato toccato» sottolinea il sindaco. Per la seconda fase si richiederebbe invece un´indagine più invasiva (si dovrebbero staccare almeno 2 centimetri quadrati di affresco) oppure il passaggio da dietro il muro dove ci sarebbe Leonardo. «Potremmo deciderlo noi, ma voglio che ogni passo sia fatto di comune accordo con l´Opificio delle Pietre Dure», dice Renzi. Nel frattempo restano da analizzare bene i dati raccolti con le microsonde: «I ponteggi resteranno lì un altro mese e su richiesta si potranno visitare». Anche da chi ha promosso l´appello salva-Vasari: «Salvatore Settis se vuole può venire a vedere quello che abbiamo fatto, è il benvenuto», garantisce il sindaco a proposito dell´accademico dei Lincei primo firmatario dell´appello. Per il resto però, chiunque parli di «vandalizzare» verrà querelato: «Stiamo risolvendo il più grande enigma della storia dell´arte. Di fronte ad un mistero che può fare una persona normale? Verificare se esiste». Quanto all´esposto di Italia Nostra alla procura di Firenze, dice il sindaco, «siamo a completa disposizione della magistratura».