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Sotto sequestro i Girolamini. Indagato il Direttore
20 Aprile 2012
Beni culturali
Si conclude in farsa la vicenda dell’antica biblioteca napoletana, ma la tragedia del nostro patrimonio culturale continua. Il Fatto Quotidiano e Corriere del Mezzogiorno, 20 aprile 2012 (m.p.g.)

Sigilli in Biblioteca - Sotto inchiesta il direttore De Caro che, annuncia il ministro Ornaghi, “si è autosospeso”

Paola Maola – Il Fatto Quotidiano

Gli occhi bassi, poche parole preparate, tono della voce dimesso e un po’ impacciato. “Doveva essere una giornata di apertura totale del Complesso. Lo è stata, ad esclusione della Biblioteca che, dopo una denuncia su presunti libri scomparsi, è stata posta sotto sequestro dai carabinieri”. Una triste coincidenza, dunque. Don Sandro Marsano, Conservatore del Complesso dei Girolamini, ieri avrebbe dovuto aprire i locali della più antica Biblioteca di Napoli a cittadini e turisti per la “Giornata di verità”. Una giornata di “contro-informazione”, si diceva, rivolta a tutta la città che, almeno nelle intenzioni degli organizzatori, doveva fare chiarezza dopo le polemiche sulla nomina del nuovo direttore, Marino Massimo De Caro, da ieri autosospesosi e ufficialmente indagato per peculato dalla Procura di Napoli. Perquisite la sua casa di Verona, la foresteria in cui abita quando è a Napoli, interna al complesso dei Girolamini, e anche l’abitazione di padre Sandro. Ieri, i carabinieri ne hanno sequestrati alcuni di cui ora bisognerà accertare la provenienza: non è escluso, infatti, che facciano parte dei libri sottratti alla Biblioteca. Eppure proprio De Caro aveva denunciato la scomparsa di 1500 libri.

Posti, dunque, i sigilli ai por-tali seicenteschi. Il motivo? Per tutelare l’integrità dei volumi custoditi all’interno. E si capisce: la Girolamini possiede un patrimonio di 150 mila volumi antichi e manoscritti, alcuni rarissimi. Non è chiaro, invece, come mai a dirigerla fosse stato imposto dal ministero per i Beni e le Attività culturali (si tratta di una bibilioteca pubblica statale) il sedicente “professor” De Caro, personaggio oscuro, noto per essere legato all’entourage di Marcello Dell’Utri, noto bibliofilo.

Della Biblioteca dei Girolamini si era occupato per primo Tomaso Montanari per Il Fatto. L’aveva visitata e aveva visto pile di libri preziosi poggiate per terra, lattine di Coca Cola sui banconi. Voci intorno parlavano di libri che spariscono con una certa regolarità. Ieri, il ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi ha parlato di “gravi inadempienze” nella contabilità e nella custodia dei libri. Ma è il personaggio di De Caro che ha fatto sollevare i dubbi.

Al momento De Caro è consulente del Mibac nel settore della cultura e dell’editoria nonché delle tematiche riguardanti la normativa in materia di fonti rinnovabili. Era stato scelto da Giancarlo Galan prima quando era ministro dell’Agricoltura e poi ai Beni Culturali. L’attuale ministro Ornaghi l’ha confermato al suo posto “in qualità di consulente esperto”. Il punto è che De Caro non si è mai laureato: iscrittosi all’Università di Siena nel 1992 non ha mai concluso i suoi studi. Si è distinto però per aver mediato nell’affare del petrolio venezuelano mentre era vicepresidente esecutivo di Avelar energia (nel libro di Ferruccio Sansa e Gatti Il sottobosco è “uno dei casi più clamorosi di alleanza tra berlusconiani e dalemiani”). E poi per la buona amicizia con il senatore Dell’Utri: nel 2005, alla Mostra del libro antico sponsorizzata da Dell’Utri, De Caro aveva venduto un incunabolo del 1499 acquistato in Svizzera. Il volume però risultava sottratto ad una biblioteca milanese e l’alacre commerciante librario finì ad essere indagato per ricettazione . La vicenda si concluse con un nulla di fatto: l’oggetto della ricettazione sparì e la posizione delle persone coinvolte fu archiviata.

De Caro è socio di una società di energia del figlio di Dell’Utri e “segretario organizzativo nazionale” dell’associazione “Il Buongoverno-Coesione Nazionale ” costituita lo scorso 27 marzo. Presidente nazionale onorario, ça va sans dire, Marcello Dell’Utri. Erano stati proprio alcuni dei membri del “Buongoverno” al Senato a presentare un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, per avviare un’ispezione sulla condotta di Tomaso Montanari e del suo collega accademico Francesco Caglioti che, dopo l’articolo apparso sul Fatto, avevano promosso una petizione per la salvaguardia della Biblioteca. Le firme sono ora circa 4mila tra cui quella di Salvatore Settis, Dario Fo, Gustavo Zagrebelsky e molti altri intellettuali sensibili al tema.

La Biblioteca dei Girolamini è stata affidata in custodia al direttore della Biblioteca nazionale, Mauro Giancaspro. Anche Montanari verrà sentito dai pm: commentando le parole del ministro Ornaghi (che ha specificato che la nomina del direttore della biblioteca non dipende dal ministero), il nostro collaboratore ritiene che Ornaghi avrebbe potuto “revocare immediatamente la ratifica ministeriale alla nomina di padre Sandro Marsano quale Conservatore del Monumento nazionale dei Girolamini, da cui dipende la nomina del direttore della biblioteca, licenziare in tronco De Caro dal ruolo di suo consigliere, nominare immediatamente un commissario straordinario”.

“Giornata di verità” rimandata a data da destinarsi.

Napoli - Ornaghi come Pilato

Tomaso Montanari – Corriere del Mezzogiorno

Tra tanti colpi di scena drammatici, almeno una cosa era evidente fin dall'inizio: a sciogliere l'intricato nodo dei Girolamini sarebbero state la magistratura e le forze dell'ordine, non certo una politica sempre più ignava. Quella politica che pure ha avuto tanta parte nel creare e stringere quel nodo. Una petizione firmata ormai da oltre 3500 persone, e da centinaia di nomi di spicco del panorama culturale e del mondo delle biblioteche, chiede al ministro per i Beni culturali tre cose: rimuovere Marino Massimo De Caro dalla direzione dei Girolamini, dimetterlo dal numero dei suoi consiglieri, aprire una commissione d'inchiesta ministeriale sull'amministrazione passata e recente della Biblioteca.

Rispondendo ieri, alla Camera, alle interpellanze che rilanciavano queste richieste, Lorenzo Ornaghi si è espresso in modo assai evasivo. Se della commissione non ha parlato, circa la direzione della Biblioteca il ministro si è trincerato dietro l'esclusiva competenza della Congregazione dell'Oratorio. Quanto alla carica di consigliere, fonti vicinissime al ministro, riferiscono che Ornaghi avrebbe chiesto a De Caro di dimettersi, finendo poi con l'accettare l'ambigua e compromissoria formula dell'autosospensione, di cui ha riferito a Montecitorio. Ornaghi, invece, avrebbe potuto (dovuto, data la gravità della situazione) fare subito tre cose.

1) Revocare immediatamente la ratifica ministeriale alla nomina di padre Sandro Marsano quale Conservatore del Monumento nazionale dei Girolamini, da cui dipende la nomina del direttore della biblioteca;

2) Licenziare in tronco De Caro dal ruolo di suo consigliere (com'è possibile che a chi millanta pubblicamente titoli di studio — per tacere del resto —, sia consentito di continuare a consigliare un ministro, seppur nella grottesca modalità dell'« auto-sospensione», per definizione in ogni momento revocabile?);

3) Mostrare ai vertici romani della Congregazione dell'Oratorio che è nell'interesse dell'ordine, oltre che in quello dello Stato, nominare immediatamente un commissario straordinario, nella persona del più qualificato bibliotecario in forza al ministro. Il 2 dicembre del 2010, Lorenzo Ornaghi (in qualità di rettore della Cattolica, carica dalla quale è ora — casi della vita — autosospeso) pronunciò un discorso in cui disse che: «Essere 'guelfi', oggi, implica la consapevolezza che la nostra (dei cattolici, ndr) posizione di vantaggio culturale va di giorno in giorno consolidata. Consolidandola, saremo già pronti per quelle nuove 'opere' che — soprattutto per ciò che riguarda la rilevanza e la capacità attrattiva della nostra partecipazione alla vita politica del presente — il futuro prossimo già ci domanda». Per quanto assai singolare, si tratta di una posizione politica rispettabilissima. Ma ora, signor ministro, non è il momento di essere guelfi: è il momento di onorare il giuramento di fedeltà alla Costituzione repubblicana.

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