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Tomaso Montanari
Architettura a tema libero
23 Aprile 2014
Venezia e la Laguna
Riemerge un vecchio scandalo veneziano: l'utilizzazione tutta privatistica di un gioiello dell'età industriale de Venezia.

Riemerge un vecchio scandalo veneziano: l'utilizzazione tutta privatistica di un gioiello dell'età industriale de Venezia. Il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2014, con postilla

Nella preziosissima collana di Corte del Fontego che tiene aperti i nostri occhi su Venezia, è uscito un nuovo libro dell’urbanista Paola Somma. Il bersaglio questa volta è la Biennale di Architettura, e alla domanda avanzata dal sottotitolo (“Progetti in vetrina o città in vendita?”) risponde il titolo stesso: “Mercanti in fiera”. E viene da pensare che se gli architetti facessero il ‘giuramento di Vitruvio’ proposto da Salvatore Settis, ebbene la Biennale veneziana sarebbe una specie di festival dello spergiuro. Perché se “ovviamente la Biennale non è la sola responsabile dello stravolgimento economico e sociale che ha trasformato Venezia prima in vetrina e poi in merce essa stessa, essa ha attivamente cooperato con i governi e le istituzioni locali e nazionali e con i gruppi finanziari interessati a riconvertire le cosiddette città d’arte in fabbriche di eventi e in condensatori di rendita immobiliare e fondiaria”.

Tra i molti percorsi che portano a questa conclusione è impressionante quello che riguarda il Mulino Stucky, al cui recupero fu dedicato il ‘numero zero’ della Biennale di Architettura, nel 1975. Si trattava di immaginare una seconda vita per un gigantesco complesso dell’industria alimentare dismesso da vent’anni. Tutti i partecipanti al concorso lo riprogettarono come un grande contenitore delle cose più disparate e irrelate, senza minimamente valutarne – nota l’autrice – “le relazioni con la struttura economica e sociale della città”. E questa è, in fondo, la cifra prevalente della Biennale di Architettura nel complesso: una lunga esercitazione a tema libero, e a tasso di responsabilità civile e sociale pari a zero. Nessuno dei progetti del 1975 venne attuato, e dopo che – nel 2007 – un provvidenziale incendio ne distrusse le parti vincolate, è nato lo Stucky Hilton, un albergo di lusso con 300 camere e una piscina sul tetto. “Nel 2012 – conclude Paola Somma – l’imprenditore Caltagirone (che ne era proprietario) è stato arrestato per frode fiscale e la società Acqua Marcia è stata messa in liquidazione. Ora lo Stucky Hilton è in vendita, con base d’asta di 300 milioni di euro”.

Postilla

A mo' di postilla inserisco uno stralcio di un mio libro (Memorie di un urbanista, Venezia 2010, p.105) sull'argomento:
«Per lo Stucky le destinazioni previste dai pianirendevano necessaria una iniziativa concordata con la proprietà. Si prevedeva –tenendo conto anche delle caratteristiche strutturali degli edifici – larealizzazione di un centro congressi, di un albergo, di un luogo ove sistemarei moltissimi archivi comunali oggi ancora collocati in spazi meglioutilizzabili per altre funzioni urbane (a questo scopo si prevedeva diutilizzare i giganteschisilos di cereali), e infine edilizia residenziale. Ciò che si chiedeva allaproprietà era la cessione gratuita dei silos, a titolo di oneri diurbanizzazione e costruzione, e il rigoroso convenzionamento dell’ediliziaresidenziale per i veneziani. La proprietà non accettò queste condizioni e ilcomplesso rimase abbandonato finché l’ amministrazione, agli albori del nuovosecolo, accettò le pretese della proprietà. Adesso lo Stucky è una esclusivaenclave di lusso. I silos, le cui facciate erano interamente prive di aperture,sono stati vittima di un incendio che li ha completamente distrutti (lasciandomiracolosamente illesi gli edifici adiacenti)[1]. Sonostati ritrovati disegni “originali” che avrebbero previsto la realizzazione difinestre sulle facciate; su questa base anche quell’ala è stata trasformata inalbergo. Lucrosamente: per la proprietà, s’intende.


[1]“E' stato un incendio doloso per il pm di Venezia, Michele Maturi, quelloche ha se- midistrutto il mulino Stucky sull'isola della Giudecca nella cittàlagunare. Il pubblico ministero ha infatti parlato di una "manoumana" e ipotizzato "il gesto di un folle o l'imprudenza di unbarbone o, più probabilmente l'iniziativa dolosa di qualcuno". Al momentonon ci sono gli elementi per confermare questa pista, ma la strada sembraessere quella giusta. Il mulino Stucky, importante esempio di architetturaindustriale ottocentesca, era in fase di restauro e pronto ad essere trasformatoin un grande albergo e centro bergo e centro congressi” (da “Edilportale”, 18aprile 2003).

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