«Le proteste per bloccare e proibire il gigantismo navale da diporto non hanno trovato risposta e tutto è rimasto soggetto a continuo peggioramento. Occorrerebbero misure d’imperio, drastiche. Viviamo invece in una plaga senza governo». La Repubblica, 5 maggio 2014
Forse non è noto in questo Paese, dove “sgoverna” distratta la noncuranza, che il dominio della Serenissima venne attuato da severe leggi emanate da Dogi e Magistrati alle Acque, sì che il fluire e il rifluire regolare di queste ultime fosse retto dall’intelligenza della natura, combinata con il raziocinio dell’uomo, dando vita ad un sistema governato da norme ferree, scolpite nella pietra. Ripeto, nella pietra e non sull’acqua in quanto questa era soggetto e non oggetto della legge. Sì che mai nessuna mente, per quanto perversa, avrebbe potuto immaginare che la navigazione venisse dominata da giganteschi scatoloni di metallo e plastica, mossi da potenti e rumorosi motori, animatori di questa, fino ad oggi ignota, forma di gigantismo navale.
Le chiamano navi ma non riescono nemmeno a riprodurre le forme e il buon gusto dei piroscafi di un tempo. Somigliano a giganteschi super-mercati, inseriti in villaggi con piscine e negozi, saloni da ballo i cui abitanti fruiscono per alcuni giorni di un finto universo ludico a disposizione. La crescita è la legge di natura di queste anomale e mostruose costruzioni. L’altra caratteristica sta nel cercare non il mare aperto ma tutti quegli spazi che danno vita, per natura, alle bellezze paesaggistiche (golfi, canali, borghi e città marittime), così da mettere i passeggeri nelle condizioni di sfiorare, quasi con mano, sponde e rocce, in cieca attesa di ogni possibile disastro, così come è avvenuto al Giglio.
Chi gode di questo nuovo padronaggio dei mari sono gli armatori che, dal Mediterraneo all’Estremo oriente, hanno issato le bandiere di una intangibile pirateria e dominano la vita, i passaggi, i porti di ogni riva. La politica è cosa loro. Non c’è più misura di contenimento. Gli attuali mega-piroscafi hanno dimensioni che superano i 300 metri di lunghezza, i 40 di larghezza, i 60 di altezza, le 130 mila tonnellate e un pescaggio di 9,50 metri. Queste navi necessitano di canali di navigazione la cui larghezza si aggira sui 200 metri. Il loro transito genera da prua a poppa onde che si infrangono sui bassi fondali contermini, sollevando e spostando sedimenti, che vengono interrati dalle correnti che questi giganti formano. Di qui la necessità di interventi sistematici di drenaggio.
Le proteste per bloccare e proibire il gigantismo navale da diporto non hanno trovato risposta e tutto è rimasto soggetto a continuo peggioramento. Occorrerebbero misure d’imperio, drastiche. Imbrigliare questo tipo di navigazione in zone rigorose di transito, da porto a porto. Salvaguardare in assoluto le città d’arte a cominciare da Venezia. Proibire ogni scempio passato, presente e futuro. Viviamo invece in una plaga senza governo. Il 30 aprile, il “Comitatone per Venezia”, (presieduto dal Sindaco della Serenissima e composto da rappresentanti di altri comuni, ministeri ed enti pubblici) è stato convocato a Roma. Renzi aveva promesso la sua presenza che, però, all’ultimo è mancata. Sono venuti, in suo luogo, Delrio, Lupi e qualche altro. Ai convenuti sono stati assegnati tre minuti a testa per dire la loro. Sono stati scelleratamente proposti nuovi canali per continuare a permettere questo vandalico passaggio. Qualcuno riporterà l’ordine nella follia in atto? Il governo Renzi coprirà le manchevolezze dei governi precedenti?