'8 marzo si avvicina. Eppure non ci risulta che l'appello delle donne abbia avuto la risonanza che meriterebbe. Forse lo spazio va conservato per le prove di sommossa dei tassinari e simili. E ci sembra che del mondo del lavoro solo i Cobas abbiano aderito con calore.
La città invisibile online, 17 febbraio 2017
L’otto marzo 2017 sarà sciopero generale globale internazionale delle donne. Bloccheremo tutte le forme di lavoro, retribuite e non retribuite. La Confederazione Cobas in risposta a uno specifico appello lanciato da Non una di meno, ha indetto lo sciopero nazionale di tutte le categorie per l’intera giornata. Invitiamo tutti a partecipare allo sciopero, sia donne che uomini. Quest’anno l’otto marzo torna ad essere un giorno di lotta con la consapevolezza che l’ingiustizia non si accetta, si ribalta!
Ci fermeremo per affermare la nostra libertà ed il nostro valore, contro la violenza maschile sulle donne e contro ogni forma di sfruttamento sia nel lavoro retribuito: produttivo, nella distribuzione, nei servizi, istruzione, arte, amministrativo, culturale, che in quello riproduttivo, spesso non retribuito.
Contro la violenza maschile: maschilista, misogina e patriarcale che dallo stupro, alle intimidazioni, all’assassinio (femminicidio) mostra una incapacità di riconoscere la nostra autonomia e la nostra autodeterminazione. Una violenza che è anche fatta di regole patriarcali che introdotte nei codici, nelle religioni e nei rapporti sociali dominanti non ci riconoscono il diritto di scelta e costruiscono l’angusto spazio in cui dovremmo ricondurre il nostro essere che invece eccede quei pregiudizi e quelle regole. L’autonomia delle donne e la contraccezione e l’aborto come condizione per la scelta se essere madri o no, è osteggiata dalle interpretazioni più retrive delle religioni, che spesso sono quelle dominanti, come avviene per il Vaticano. Sulle donne incombe l’esproprio della nostra capacità riproduttiva.
Dagli anni settanta il movimento delle donne ha affermato il diritto alla libertà di costruire sé stesse individualmente e collettivamente oltre le regole e le imposizioni che dettano una identità eterodiretta che con violenza torce i nostri desideri e progetti.
Non possiamo né vogliamo accettare chi continua a vedere in noi, in come ci vestiamo, in come ci muoviamo, la provocazione che giustifica la violenza sessuale; né possiamo accettare di coprirci in base a dettami più o meno rigidi per evitare quella violenza. Se la nostra sola presenza e i nostri corpi sono provocatori per qualcuno è lui che va educato ad accettare che siamo esseri autonomi e in nessun modo qualcuno può pensare di avere dei diritti su di noi.
Nei posti di lavoro siamo sistematicamente sottoposte a una dirigenza quasi totalmente maschile con i rischi che il nostro valore non sia riconosciuto per semplice discriminazione oppure di dover sottostare ad attenzioni sessuali inserite in un rapporto sperequato. Non dimentichiamo che nel pubblico impiego le donne sono in maggioranza ed è proprio lì che si parla di furbetti che si assentano per malattia o per permessi. Quanti permessi coprono un lavoro di cura che ricade sulle spalle delle donne e che invece sarebbe un compito sociale? I metodi per pagarci molto meno degli uomini prevedono che il nostro grado di istruzione spesso superiore a quello degli uomini conti ben poco in carriere fatte soprattutto di appartenenza di classe e di tessere di partito o ad altri gruppi di potere. Le donne nemiche, come la Madia o la Fornero o la Boschi sono in quei posti malgrado siano donne, per appartenenza di classe e per nepotismi politico familiari. Le quote rosa avvantaggiano quasi sempre questo tipo di donne e se non si scardinano le discriminazioni e i discorsi misogini, tutte le altre resteranno subalterne.
Ma abbiamo molte armi da utilizzare. Una è questo sciopero globale in cui saremo insieme a tutte le altre donne di tutti i paesi con i nostri diversi ma simili sfruttamenti da accartocciare, regole inique da bruciare, confini da superare e spaccare.
Contro la violenza maschile sulle donne; contro il divario salariale a sfavore delle donne; contro le discriminazioni; contro lo sfruttamento sul lavoro e le prevaricazioni; contro il fatto che il lavoro di cura, che è responsabilità sociale, sia scaricato sulle donne. Per la giustizia sociale, la libertà, la creatività, la felicità!