Dal divieto dell’attività di collocamento privata e della mediazione di lavoro interinale alla sua regolarizzazione.
La Nuova Venezia, 6 marzo 2017 (m.p.r.)
I recenti sei arresti in Puglia per la morte di una bracciante, sollevano il problema del ruolo delle agenzie interinali, che hanno avuto sorprendentemente Marghera come incubatore. Vediamo perché. Sino alla liberalizzazione degli anni Novanta, in Italia il mercato del lavoro era sottoposto al regime del sistema di collocamento pubblico obbligatorio gestito da uffici pubblici, regolato dalla legge 264 del 1949. La successiva legge 1369 del 1960 vietava la mediazione e l’interposizione nei rapporti di lavoro; l’inosservanza di questa norma comportava l’applicazione di pesanti sanzioni penali. Il divieto dell’attività di collocamento privata e della mediazione di lavoro interinale aveva la giusta finalità di tutelare i lavoratori.
Nel 1993, Charles Edward Hollomon (uno statunitense della Georgia dalla doppia nazionalità), fondò a Marghera l’agenzia Spider: una vera e propria agenzia interinale avente per oggetto specifico l’intermediazione per il lavoro ad interim (dal latino, provvisorio): fu la prima del suo genere in Italia. Che questo sia accaduto nella Marghera industriale, cioè nella terra di uno dei capisaldi delle lotte operaie negli 1960/70, appare come una beffa del destino, uno sfregio sul volto della sua storia. L’agenzia di Hollomon si occupava di far incontrare domanda e offerta nel mercato del lavoro, disponendo di book fotografici dei vari candidati, come quelli tuttora in uso dalle agenzie per cercare una/un partner o una escort.
Nel Veneto, in breve tempo l’agenzia Spider mise assieme più di 200 mila curricula. Essendo “contra legem” l’imprenditore dovette chiudere l’attività. Con la legge delega 196 del 1997, sollecitata dall’Unione Europea (conosciuta come legge Treu, all’epoca ministro del Lavoro e della Previdenza sociale) vennero emanate le norme per regolare direttamente l’apprendistato e legalizzare il lavoro interinale, fino ad allora illegale in Italia. Tant’è vero che prima dell’approvazione della legge 196, in un faccia a faccia televisivo con Hollomon, il ministro Treu definì illegale l’attività intrapresa dall’agenzia Spider.
Aperta la strada, immediatamente (1997) Luigi Brugnaro fondò, sempre a Marghera, sfregiandola così nuovamente, l’agenzia interinale Umana Spa, che rapidamente diventò leader indiscussa in Veneto (ora è l’ottava agenzia per fatturato in Italia). Non va dimenticato che Ferruccio, il padre di Luigi Brugnaro, quando lavorava alla Montefibre, organizzò lotte durissime contro la precarietà del lavoro, fino a prendersi le manganellate della polizia e ad alzare contro queste ingiustizie un alto grido di protesta nelle sue poesie, scrivendo: sono sempre stato con “la gente più sfruttata della terra”.
Le agenzie interinali si arricchiscono sfruttando la precarietà del lavoro, in particolare quella che colpisce i giovani, i nostri figli. Di fatto, queste agenzie si configurano come una legalizzazione dell’abominevole intermediazione, svolta dal caporalato. Che nella morte della bracciante agricola Paola Clemente, stroncata dalla fatica tra i vigneti di Andria nel luglio 2015, sia implicata anche un’agenzia interinale, la dice lunga tanto sulla sgangheratezza del nostro sistema normativo, quanto sulla inadeguatezza dei controlli ai quali queste agenzie sono sottoposte. Turba non poco le nostre coscienze di cittadini veneziani avere un sindaco paladino delle agenzie interinali (dal 2012 al 2014 egli è stato addirittura il presidente dell’associazione di categoria nazionale), che, seppur legalmente riconosciute, possono essere ritenute eticamente esecrabili, perché è dis-umana ogni attività che “specula” sull’intermediazione del lavoro.