Mentre ancora non sono cominciati gli scavi per l’inutile – a parere non solo nostro – torre Intesa San Paolo, il movimento “Non grattiamo il cielo di Torino” ha continuato la sua azione in questi mesi arrivando a provocare la votazione in consiglio comunale di una delibera che di fatto sancisce una moratoria sui progetti di grattacieli in città. Le firme sono servite a qualcosa, e anche le piccole manifestazioni, la fatica dei presìdi che hanno tenuto viva la fiammella. Per la prima volta il consiglio comunale di Torino accoglie una delibera di iniziativa popolare su un tema così controverso. Il meccanismo procedurale per arrivare al piano di tutela del paesaggio urbano è complesso ma intanto ecco un criterio piuttosto chiaro: " in tutto il territorio comunale, fatti salvi gli interventi già autorizzati con specifici provvedimenti (leggasi Porta Susa, NdR), non dovranno essere consentite nuove edificazioni, o sopraelevazioni, che superino l'altezza di m. 100, fatti salvi i limiti più restrittivi già previsti. In un ambito più ristretto di salvaguardia paesaggistica, che si colloca nel raggio di 5 km. dalla Mole Antonelliana, e per una profondità di 2 km. dalla sponda sinistra del fiume Po, siano consentite, per nuovi interventi o sopraelevazioni, altezze massime di m. 80, sempre fatti salvi i limiti più restrittivi vigenti per ambiti sottoposti a tutela. Le quote massime di 100 m. e 80 m.sopraindicate devono intendersi comprensive pure dei "volumi tecnici" e degli impianti realizzati al servizio dell'edificio sottostante.In tutta la Zona Urbana Centrale Storica non dovranno comunque essere autorizzate sopraelevazioni di edifici a torre preesistenti. "Quando abbiamo iniziato, quasi un anno fa, la raccolta delle firme speravamo che il consiglio votasse questa moratoria prima di autorizzare la sopraelevazione delle Turin Towers adiacenti a Porta Susa. Avevamo però anche il fondato timore che un voto favorevole non arrivasse mai, visto quanti politici avevano definito passatiste e infondate le nostre preoccupazioni sull’altezza degli edifici. Ora quantomeno si riconosce che un problema di coerenza urbanistica e di tutela del paesaggio effettivamente esiste. E si mette obiettivamente in mora anche il grattacielo della Regione, il progetto affidato a Fuksas, che supera abbondantemente gli 80 metri di altezza in un’area entro 2 kilometri dal Po. Nessuno si è opposto a questa delibera di moratoria, non sappiamo se per dare un colpo al cerchio dopo il colpo alla botte ( autorizzazione torre San Paolo) o perché effettivamente si sente il bisogno di una revisione. Alla quale è il caso che i cittadini partecipino abbondantemente, prima che le porte si richiudano con l’inquadramento che il Comune presenterà tra sei mesi. A maggior ragione non ci rassegniamo alla costruzione degli inutili 40 e passa piani del progetto voluto da Salza. La contestazione si sposta dal piano urbanistico-paesaggistico a quello economico. In tutti i modi chiederemo ai vertici Intesa San Paolo di riflettere se è opportuno arrivare a dover negare crediti a imprese e a singoli per azzardare centinaia di milioni di euro nella costruzione di un monumento auto-celebrativo, con uffici che resterebbero semivuoti. A meno che l’intenzione non sia quella di fare alloggi di lusso, quelli si forse vendibili , ma il consiglio comunale ha deciso che per almeno 10 anni una trasformazione del genere (da terziario a residenziale) sarebbe bandita.