Il debutto della Ztl nel rione Monti è stato controverso. Troppo poche le ore per i residenti. Danno gravi, invece, per gli esercenti. Il presidente del Primo Municipio, Giuseppe Lobefaro, promette che andrà avanti, includendo pure Testaccio, di notte quasi impraticabile. Piano piano va riprendendo quota l'idea che non si può ridurre la città storica — la più grande (e la più bella) del mondo — a semplice «Divertimentificio» e che far diminuire la sua popolazione ancora, sotto le 100 mila unità, sarebbe la morte stessa del tessuto connettivo che la mantiene viva.
Dal 1951 al 2001 gli abitanti di Monti sono precipitati da 46.630 a 13.751 (-70,5 per cento, un po' più della media del centro).
Ancora un po' e resteranno solo dei «panda».
La Consulta delle associazioni di tutela, con grande fatica, raccoglie dati, denunce, proposte.
Dal I˚Municipio e dal Campidoglio vengono segnali di ascolto e alcune decisioni positive. Chi passa per la disastrata zona di Tor Millina, può constatare che la «mangiatoia» continua è stata rimessa un po' in riga, le file di tavolini sono state (quasi tutte) assottigliate e non riducono più le strade ad un budello. Dovere di un critico del disordine urbano è anche quello di riconoscerlo.
Lobefaro ha anche spedito ai gestori di locali affacciati sulle piazze storiche la lettera di disdetta per evitare l'automatico rinnovo delle concessioni di suolo pubblico e per riportare i tavolini nei limiti dei piani di quella «massima occupabilità».
Risposta immediata dei gestori: una diffida allo stesso Lobefaro per 18 milioni di euro di danni e la minaccia di licenziare centinaia di dipendenti.
Questa è la «cultura» contro la quale si scontra ogni iniziativa volta a restituire un minimo di ordine nell'uso della città e dei suoi spazi. Si badi bene: nell'interesse dei gestori stessi i quali non capiscono che la «mangiatoia» ininterrotta trasforma Roma in un indecente bazar e allontana il turismo che spende e soggiorna, favorendo invece quello mordi-e-fuggi. A questa logica negativa sembra volersi sottrarre la Confesercenti la quale, per bocca del responsabile nazionale Centri storici, Cesare Campopiano, propone un «patto sul decoro», e quindi sull'uso dei quartieri centrali, alle associazioni dei residenti. Sin qui tutto ciò che è pubblico è stato considerato a disposizione del primo privato che se ne impossessa. Piazza delle Coppelle è stata per anni un allegro e utile mercato al mattino e nelle altre ore un'area silenziosa di sosta, di passeggio, di attraversamento. Da qualche anno, ormai, appena i banchi vengono smontati, l'intera piazza sparisce e diventa, in toto, ristorante all'aperto.
Gli abitanti e i passanti non hanno più un centimetro di suolo che sia loro. Se si indulge nel «lasciar fare», è difficile, dopo, riportare le cose a civili convivenze e compatibilità. Gli arrivi negli alberghi romani sono stati nel 2005 quasi 8,3 milioni (più stranieri che italiani), con 19,8 milioni di presenze, e quindi 2,6 giorni di permanenza media. Un patrimonio che esige più attenzione, pubblica e privata, servizi migliori, e non caos e trasandatezza.