Finalmente la Sindaca di Roma rispetta la promessa e dice no alle Olimpiadi. Gli atleti troveranno altrove lo spazio per le loro performances: le Olimpiadi non sono forse "mondiali". Ma che cosa aspetta per cancellare anche la macchia di Tor di Valle? La Repubblica, 9 settembre 2016
Non prima del 18 settembre, data in cui finiranno le Paralimpiadi in corso a Rio de Janeiro. Il gran rifiuto (secondo consecutivo, dopo che Mario Monti disse no alla candidatura di Roma per il 2020) dovrebbe arrivare in una conferenza stampa. Sarebbe la prima da quando la Raggi ha vinto trionfalmente le elezioni lo scorso 19 giugno. La location sarà un impianto sportivo non ultimato o un altro dei simboli delle emergenze quotidiane di una città, questa la tesi dei 5 Stelle, che ha bisogno subito di ordinaria amministrazione e non di grandi eventi.
Una “narrazione” che ricompatta il Movimento oggi in una fase di profonda lacerazione. Due giorni fa, dal palco di Nettuno, era stato Luigi Di Maio (l’esponente 5 Stelle definito «più dialogante » nei confronti dei Giochi) a chiudere definitivamente la porta: «Chi vuole le colate del cemento se ne deve andare. Ed è per questo che non accetteremo la logica delle Olimpiadi. Perché è una logica compensativa».
Per questo motivo ieri, dal Campidoglio, appena prima che scoppiasse il caso De Dominicis, è rimbalzata la notizia del “no”. «La giunta non cambia idea», è la linea che blocca così anche i rumors di una timida apertura ai Giochi da parte della sindaca e del suo vice, Daniele Frongia, assessore allo Sport che in questi mesi ha tenuto i contatti con il Coni. L’unico a parlare esplicitamente a favore della candidatura, dieci giorni fa, era stato l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, tecnico dalle solide radici nella sinistra, ormai sempre più in sofferenza in questi giorni di caos. «Se le Olimpiadi servono per realizzare le quattro linee di trasporto pubblico che inventeremo oppure la messa in sicurezza degli impianti sportivi che stanno andando a pezzi a Roma dico di sì», aveva detto. Berdini in queste ore si è chiuso in un silenzio più assoluto che lascia presagire, però, una presa di posizione forte. Le sue dimissioni sarebbero a un passo.
Il Coni, da parte sua, ritiene «impossibile» che il ritiro di Roma dalla corsa ai Giochi del 2024 arrivi prima di un incontro formale con i vertici del Comitato olimpico. Giovanni Malagò, numero uno dello sport in Italia non vuole perdere l’occasione per sottoporre alla sindaca il dossier che, in teoria, dovrebbe essere spedito al Cio entro il 7 ottobre, pena la decadenza della candidatura della capitale italiana. «La notizia è paradossale», dicono ancora dal Coni, convinti che la “tregua” durante le Paralimpiadi avrebbe retto. «Sarebbe un affronto agli atleti che stanno gareggiando a Rio». Quelli che invece hanno vinto una medaglia ai Giochi di agosto scrivono alla sindaca: «Dia impulso ai nostri sogni e sostenga la candidatura di Roma: gareggiamo insieme per conquistare una speranza». E mentre Malagò aspetta che il Campidoglio gli comunichi la data dell’incontro («già formalmente richiesto», dicono dal Coni), martedì 13 settembre, la Raggi è convocata in Senato, davanti alla Commissione sport per un’audizione. «Spero che la giunta della Capitale valuti bene la propria determinante posizione», dice il suo presidente, il Dem Andrea Marcucci. Ma la scelta in Campidoglio è stata fatta: tenere unito il Movimento e dire addio al sogno olimpico.