Nena-news, 13 settembre 2018. Il gasdotto East Med, che correrà sotto il mediterraneo e che approderà in Italia, potrebbe avere un nuovo protagonista, Israele, che si giocherà questa carta per avere un ruolo ancor più centrale nella politica internazionale. (i.b.)
«In questi giorni si sta svolgendo a Salonicco l’83esimo International Trade Fair. Il 9 settembre si è svolto un incontro tra i Ministri dell’Energia di Grecia, Israele, Bulgaria, Serbia e Stati Uniti per discutere della possibile espansione nei Balcani del gasdotto sottomarino East Med»
La scoperta di enormi giacimenti di gas vicino le coste di Haifa ha trasformato Israele in uno dei principali produttori di gas di tutto il Mediterraneo, aumentando ulteriormente il suo peso politico nella regione. La strategia israeliana sembra essere quella di rendere l’Europa più dipendente nel settore energetico e di creare nuove alleanze con i, possibili, futuri membri balcanici.
In questi giorni si sta svolgendo a Salonicco l’83esimo International Trade Fair (8-16 Settembre), considerato tra i più importanti eventi fieristici di tutto il Sud-Est Europa. Il tema principale di quest’anno è quello dell’energia, con la partecipazione degli Stati Uniti in veste di “Paese ospite d’onore”. Tra gli eventi in programma si è svolto, il 9 settembre, un incontro tra i Ministri dell’Energia di Grecia, Israele, Bulgaria, Serbia e Stati Uniti per discutere della possibile espansione nei Balcani del gasdotto sottomarino East Med. Sia il Ministro bulgaro Temenuzhka Petkova che quello serbo Aleksandar Antić hanno sottolineato l’importanza del progetto che garantirebbe loro un ruolo centrale nel mercato dell’energia nella regione balcanica.
Nello specifico, Antić ha messo in risalto come la Serbia manchi di infrastrutture energetiche e come l’attuale offerta di gas proveniente dal Mar Caspio non riesca a soddisfare pienamente la domanda interna, accogliendo con grande entusiasmo il nuovo progetto East Med. La Bulgaria punta ad allentare la sua dipendenza, pressoché totale, dal gas russo prodotto da Gazprom che fornisce circa il 90% del fabbisogno annuale del paese. Dal canto suo il Ministro israeliano Yuval Steinitz ha garantito che lo sviluppo dei giacimenti di gas offshore israeliani renderanno Israele un fornitore affidabile. L’incontro è avvenuto alla presenza del Sottosegretario all’Energia degli Stati Uniti Mark Menezes a dimostrazione dell’importanza strategica del nuovo gasdotto per il protagonismo statunitense nell’area.
Nel dicembre dello scorso anno Italia, Cipro, Grecia e Israele avevano firmato un Memorandum d’intesa per la creazione di una joint venture, Ig Poseidon, tra Edison e la società greca Depa per la costruzione dell’Eastern Mediterranean pipeline (EastMed), un gasdotto sottomarino che trasporterà verso l’Italia il gas prodotto dalle enormi riserve recentemente scoperte a Cipro e in Israele, nel cosiddetto “Leviathan field” a circa 130 chilometri dalla costa di Haifa. In occasione del summit di dicembre, il Ministro Steinitz ha voluto tranquillizzare i partner mettendo in risalto come la costruzione sottomarina del gasdotto riduca al minimo la possibilità di atti di sabotaggio. Il valore complessivo dell’investimento è stimato in oltre 6 miliardi di euro e una volta concluso, nel 2025, sarà in grado di trasportare fino a 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno su una rete di circa 2 mila km.
Dal punto di vista politico questo progetto persegue almeno tre obiettivi principali. Il primo è quello di espandere il mercato energetico dell’Unione Europea riducendo così la sua dipendenza dalla Russia. L’allargamento di East Med verso Serbia e Bulgaria, i due principali importatori di gas russo nella regione, serve proprio a questo. Non a caso l’UE ha incluso il progetto nella lista dei progetti di interesse comune in quanto incrementa la sicurezza e la diversificazione delle forniture.
Il secondo obiettivo è quello di accrescere il peso di Israele nel sempre più importante settore dell’approvvigionamento energetico considerato tra i più profittevoli nel prossimo futuro. In questo modo Israele si garantirebbe, contemporaneamente, un notevole vantaggio rispetto ai competitors mediorientali e una sempre maggiore dipendenza energetica dei palestinesi. Infine, l’inclusione di Serbia e Bulgaria servirà a evitare l’isolamento di Tel Aviv attraverso la creazione di nuovi partenariati commerciali, in un momento delicato per i rapporti tra Israele e la comunità internazionale.
Non è la prima volta che Israele stringe accordi nel settore energetico con i paesi dei Balcani. Ne è dimostrazione l’avvio dei lavori per la costruzione di un impianto eolico a Kovačica, città a 60 km a Nord di Belgrado. Il progetto, dal valore di 190 milioni, è stato finanziato dalla società israeliana Enlight Renewable Energies, dall’agenzia di credito tedesca Erste Group Bank AG, dall’Erste Bank Serbia e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. La stessa società israeliana ha inoltre acquisito, nel 2016, il 90% del progetto di costruzione dell’impianto eolico di Lukovac, nelle vicinanze di Spalato, per un totale di circa 7,5 milioni di euro. Infine, nel marzo di quest’anno, ha annunciato l’acquisto dei diritti per la costruzione di un impianto eolico in Kosovo.
Nei prossimi anni Tel Aviv giocherà un ruolo centrale nella fornitura di energia per l’Europa e questo potrebbe portare a ulteriori consistenti investimenti anche nella regione balcanica che in futuro non troppo lontano, secondo le intenzioni dell’UE, dovrebbe essere integrata nel mercato unico. I paesi dei Balcani sono alla continua ricerca di investimenti esteri per migliorare le proprie performance economiche e sopperire alla mancanza di capitali. Israele, in questo campo, potrebbe essere quindi un importante alleato.