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Il catasto dei boschi bruciati
3 Ottobre 2007
Il Bel paese
Una lettera a il manifesto del 4 ottobre 2007 ricorda a tutti (e anche ai ministri che chiedono leggi nuove) che le leggi contro gli incendi ci sono, e basta applicarle

Il Coordinamento del Gargano per il risanamento e la prevenzione delle aree boschive incendiate, che comprende associazioni ambientaliste, circoli politici, cittadini, ritiene necessario un chiarimento a beneficio dell'opinione pubblica. Il catasto delle aree boschive incendiate, come strumento tecnico, esiste fin dall'entrata in vigore della legge 353/2000 che lo prevede. Il problema è che non è stato adottato dalla maggioranza dei comuni italiani. Precisamente, i Coordinamenti territoriali ambientali (organismi del Corpo forestale dello stato che operano nei parchi) ogni anno effettuano la perimetrazione delle aree incendiate tramite uno strumento (il Gps) collegato al satellite, cui danno un profilo informatico facilmente sovrapponibile alla mappa catastale usando dei software (ad es. autocad) normalmente in possesso delle pubbliche amministrazioni comunali.

In Puglia, il Coordinamento del Corpo forestale di Bari produce ogni anno, dal 2000, il Cd delle perimetrazioni e lo offre con comunicazione scritta ai comuni, che risultano non avere fatto la banale operazione informatica di accatastamento, che è senza costi, senza complessità né lunghi tempi e di cui tra l'altro avrebbero dovuto, per legge, prendere l'iniziativa loro stessi, con l'ausilio della forestale. E' quanto dichiarato dal dottor Mastrorilli del Corpo forestale di Bari, che detiene le suddette comunicazioni scritte protocollate e dai C. t. a. consultati (anche di altre regioni). L'omissione è talmente grave che ci sembra importante anche informare e tenere desta l'attenzione dell'opinione pubblica. Grave perché non prevenire con il catasto, in particolare attività edilizie, ha per conseguenza situazioni difficilmente e pericolosamente reversibili perché di fatto si richiedono denunce di cittadini in zone con criminalità, oltre a incrementare aspettative illecite foriere di nuovi incendi. Il Gargano anche negli anni precedenti è stato devastato da incendi, ma la maggior parte dei comuni non ha provveduto al catasto delle aree colpite.

Pertanto invitiamo le Procure di Lucera e di Foggia nonché le altre Procure italiane a indagare su eventuali reati, in particolare l'omissione di atti d'ufficio (la legge 353/2000 obbliga i comuni all'accatastamento entro 90 giorni dall'approvazione del piano regionale antincendio che in Puglia è stato emanato nel 2004).

L'attenzione delle Procure dovrebbe anche concentrarsi sulle mancate ordinanze sindacali di abbattimento dei manufatti edilizi abusivi quando appaia evidente la dolosa omissione: le iniziative dei privati comportano rischi e per questo non sono molto frequenti.

Infine, si rileva che la l. 353 sanziona amministrativamente il pascolo in aree incendiate per cinque anni. Invece nel Gargano risulta che aziende di allevamento anche con centinaia di capi di bestiame lo pratichi senza eccessivi problemi, venendo meno il deterrente a eventuali interessi incendiari: sarebbe facile averne indizio dall'amministrazione preposta rapportando numero dei capi (dato Asl) e terre da pascolo ufficialmente possedute.

Menuccia Fontana, pres. Italia Nostra sez. Gargano; Franco Salcuni, resp. Legambiente Gargano; Carlo Fierro), resp. Wwf Foggia; Enzo Cripezzi, resp. Lipu; Prc; Se; Giuseppe Comparelli, segr. Circolo di Vico del Gargano; Donatella Frisullo, coordinatrice

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