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Alberto Vitucci
L’Ue: «Il Mose sconvolgerà la laguna»
21 Gennaio 2006
MoSE
Finalmente trova attenzione in Europa la relazione sull’impatto ambientale del MoSE, cancellata dal Governo per un errore d’indirizzo del decreto. Da la Nuova Venezia del 21 gennaio 2006

Altro che uccellini. La contestazione inviata dall’Unione europea al governo italiano - con l’apertura di una procedura di infrazione sui lavori del Mose - accusa il progetto di «mutare in modo permanente il regime idraulico della laguna». Lo si legge nella lettera inviata dal commissario Stavros Dimas al ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Una «messa in mora» su cui la Corte dell’Aja a deciderà, valutando le risposte fornite dal governo. Ma l’atto d’accusa è forte e richiama quanto finora ignorato dal Magistrato alle Acque, cioè la Valutazione d’impatto ambientale del ’98.

Uno studio monumentale redatto dalla commissione Via del ministero dell’Ambiente. Che aveva dato un parere di «compatibilità ambientale negativa» al progetto Mose. Un «no» poi annullato dal Tar per vizi formali. Ma l’annullamento del decreto, scrive oggi la commissione europea, «non inficia la validità delle argomentazioni di carattere scientifico in esso contenuto». Un brutto colpo per coloro che sostengono da anni che la Valutazione di Impatto ambientale non fosse per nulla necessaria. Ma l’Europa la pensa diversamente. E adesso ha accolto il primo dei numerosi esposti presentati in sede europea dai Verdi, contestando al governo la violazione di Direttive comunitarie sugli habitat. Ed entrando per la prima volta nel merito della questione. «Anche se il Mose è progettato per entrare in funzione soltanto a certe condizioni», scrive ancora il commissario Dimas, «in assenza di qualsiasi studio o valutazione degli impatti diretti e indiretti del progetto che prenda in considerazione tutta l’area classificata come Iba (cioè l’intera laguna, ndr) non è possibile, a parere della commissione, dimostrare che il progetto non avrà impatti significativi sui valori naturali».

Dunque, le assicurazioni contenute nel progetto non sono secondo i commissari europei sufficienti a garantire il rispetto delle norme comunitarie. Secondo la commissione è essenziale valutare il riflesso di quegli interventi sulle barene e sull’intero ecosistema della laguna, dal momento che soltanto a Ca’ Roman sono state identificate 101 specie di uccelli migratori. Attirati in laguna proprio dalla «biodiversità» e dalla ricchezza ambientale che il Mose potrebbe ora compromettere. Si richiamano infine le considerazioni della commissione Via, mai citate negli studi e nei progetti del concessionario. «Nel decreto di compatibilità ambientale negativo del 1998», scrive ancora Stavros Dimas, «è stato riconosciuto esplicitamente, oltre all’enorme fragilità ambientale del territorio interessato, l’insufficienza degli studi effettuati in relazione alla potenziale perdita di biodiversità». Non basta, secondo la commissione europea, le chiusure potranno essere superiori alle alte maree effettive, e in continuo aumento per l’aumento del livello dei mari, fino a 40-50 in un anno, concentrate in autunno-inverno: «In queste condizioni appare difficile, se non impossibile, parlare di mutamenti temporanei del regime idraulico della laguna e delle relative condizioni ecologiche». Se fosse stata attuata una Valutazione di incidenza, accusa l’Ue, «essa avrebbe consentito di individuare un grave impatto sull’area protetta». Che succederà adesso? Magistrato alle Acque, Consorzio Venezia Nuova e Regione tirano dritto. «I lavori non si fermano», ha ripetuto il presidente Galan. «Non è un giudizio, ma solo una contestazione a cui risponderemo», dice la presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. Resta il fatto che per la prima volta dopo anni di critiche mai accolte da ministero e Regione, è l’Unione europea a mettere uno «stop» ai lavori del grande progetto. Che anche il Comune ha chiesto adesso di ridiscutere.

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