«Voto Casson perché sono di sinistra». Così il famoso urbanista Edoardo Salzano, veneziano d'adozione, risponde alla domanda che ossessiona la laguna dal 4 aprile: chi preferisci nella poltrona di sindaco, Cacciari o Casson? Eppure Salzano dice, e chiaramente, che al primo turno non ha votato né per l'uno né per l'altro. «Un voto di protesta», scrive nel sito personale che cura da quattro anni, www. eddyburg. it, dove incolla i suoi godibilissimi "eddytoriali" sulla politica, il costume e sulla passione e il mestiere di una vita, l'urbanistica. Consigliere comunale di Venezia per 15 anni e consigliere regionale per il Veneto, Salzano conosce Cacciari da sempre: militavano nello stesso partito, il Pci. «Che non è quello di Folena!», scherza. Ma al filosofo veneziano Edoardo «per gli amici Eddy» non ne risparmia una: «Non voterò Cacciari, perché è lui che ha avviato la linea che critico, perché è lui che ha abbandonato il campo a metà legislatura, perché è lui che ha nominato Costa (il sindaco uscente della Margherita, ndr) suo erede». A Liberazione l'urbanista spiega ulteriormente la sua avversione per il rivale di Casson: «Cacciari ha inaugurato un tipo di amministrazione aperta alla mercantilizzazione di Venezia», dice riferendosi alle due giunte Cacciari dal 1993 al 2000. E Casson, invece, «è un esempio di integrità e devozione agli interessi generali dei veneziani». Perché Venezia, insiste Salzano, non è una città come le altre e non può subire l'assalto della modernità - metro sublagunari, dighe gigantesche, turismo forsennato -che caratterizza la metropoli occidentale dei nostri tempi.
Professor Salzano, Lei critica molto Cacciari e ciò che la sua giunta ha fatto a Venezia dal 1993 al 2000. Perché?
Quando Massimo Cacciari divenne sindaco c'è stata una svolta profonda nella politica della città. Si sono affermate con lui due posizioni, molto pericolose, sintetizzabili con lo slogan «privato è bello». Questo ha portato alla cancellazione dei vincoli alla trasformazione e alla modifica della città: le residenze sono diventate alberghi, gli esercizi commerciali fast food e così via. Fino ad allora la sinistra aveva frenato la mercantilizzazione di Venezia. Il secondo elemento cacciariano riguarda la politica della casa: fino ad allora vigeva la regola «nessuna nuova abitazione se non pubblica e destinata ai veneziani». Da allora invece è cominciato il via libera ai privati.
Lo scopo era solo quello di vendere ai privati?
No, ma con Cacciari la sinistra si è arresa alle proposte della destra. Quindi le critiche che Cacciari fa a Costa sono giuste, ma dimentica che le politiche di Costa sono un'estremizzazione di ciò che lui stesso ha iniziato. Non è un caso che Costa sia il delfino di Cacciari.
Perché alla prima tornata ha deciso di non votare né per Casson, né per Cacciari?
Per pura protesta. Ora che siamo arrivati al ballottaggio invece scelgo Casson perché ha due meriti: è l'uomo nuovo, quindi c'è la possibilità che lavori meglio del filosofo. In secondo luogo, ha una storia di rigore su una serie di questioni rilevanti. Ha sempre difeso gli interessi generali di Venezia: il caso contro la Montedison, ad esempio.
So che l'ambientalismo le sta molto a cuore...
Venezia è una città che vive sul rapporto equilibrato con l'ambiente, un traguardo che si è raggiunto dopo mille anni, ma che adesso si sta sfasciando.
Si sta sfasciando per la cattiva amministrazione?
Si sta privilegiando la crescita e il progresso a qualunque costo, senza rendersi conto che il rapporto ambiente-città a Venezia è delicatissimo. L'ultimo esempio è la metropolitana sublagunare, un progetto che non ha nessun significato, e sul quale sia Cacciari che Casson stanno prendendo tempo. Eppure nessuno osa bocciarla in toto. E' stato un assessore di Cacciari, D'Agostino, a proporla e a portarla avanti.
Chi conosce Venezia sa che è una delle pochissime città occidentali che resiste alle brutture della modernità, come la fretta. La dimensione cittadina obbliga il veneziano o il turista a piegarsi ai suoi ritmi, alla sua lentezza. Sono privilegi da salvaguardare? O Venezia deve essere per forza efficiente?
Sono perfettamente d'accordo. Il tempo a Venezia ha una qualità diversa dalle altre città, che non è misurabile quantitativamente, ma qualitativamente. Il tempo passato nei trasporti pubblici a Roma, ad esempio, è un tempo di soffrenza, mentre a Venezia è un tempo di gioia. Ecco perché la sublagunare per me è una follia, e non servirebbe realmente ai veneziani, che solitamente non vanno all'aeroporto o a Murano. Chi ci va invece sono i turisti.
Come risolveresti il turismo di massa?
Da consigliere comunale proposi un «razionamento programmato dell'offerta turistica». Cioé scoraggiare il turismo mordi e fuggi, e incoraggiare quello a lungo periodo, per dare il tempo di conoscere la città nella sua vera essenza.
I commercianti non sarebbero d'accordo, non crede?
Penso che non sarebbero contenti i venditori di Coca cola e panini. Ne sarebbero felici, ad esempio, i rilegatori di libri e tutti quegli artigiani tipici di Venezia che negli anni stanno scomparendo. Preferisco, insomma, un buon made in Venice piuttosto ad un made in Hong Kong.
Torniamo al dilemma Cacciari - Casson. Sui temi appena accennati come li vedi? Per lei pari sono?
No. Su Casson ripongo le speranze, su Cacciari no. Casson credo che starà molto attento a certe questioni, che per il filosofo sono ormai puramente marginali. Io ho fiducia nell'uomo Casson, nella sua integrità e nella sua storia professionale.
E il Mose?
E' un opera sicuramente dannosa. Secondo molti studiosi di calibro è oltretutto inutile. Certamente costosissima e che ha provocato una completa traformazione dei poteri a Venezia. E poi la complessità lagunare non la risolvi solo con un'opera ingegneristica, per quanto avveniristica. Il problema è come governare un ambiente che a Venezia è molto naturale.
Casson, come del resto anche Cacciari, ha promesso che si prenderà carico delle problematiche di Porto Marghera. Cosa pensi che si dovrebbe fare?
Porto Marghera andrebbe ripensata. Il ciclo del cloro è pericolosissimo. Il problema centrale è: che cosa può vendere Venezia al mondo? Può vendere chimica? Automobili? Non credo. Venezia ha una specificità che le deriva da mille anni di storia, possiede una cultura e un know-how incredibili. Venezia ha risolto un problema, quello del rapporto tra uomo e ambiente, in un modo che le altre metropoli si sognano. Le Corbusier diceva che Venezia ha risolto il principale problema urbano dei nostri tempi, la separazione dello spazio del pedone da quello delle macchine.