la Nuova Venezia, Poveglia per tutti, 9 marzo 2018. La positiva conclusione di una vicenda che ha visto prevalere un gruppo di cittadini, utilizzatori di un bene pubblico che il demanio statale si proponeva di alienare, con postilla
la Nuova Venezia
IL TAR BOCCIA IL DEMANIO
«Per i giudici amministrativi il diniego dello Stato è stato immotivato alla richiesta dell'associazione di gestire per sei anni parte dell'isola»
Colpo di scena nell'infinita storia di Poveglia che ieri si è improvvisamente riavvicinata ai cittadini, aprendo uno spiraglio sulla futura gestione dell'isola. Il Tar ha infatti considerato immotivato il no che il Demanio diede a «Poveglia per Tutti» nel 2015 quando, dopo l'asta andata a male del 2014, l'associazione chiese una concessione di sei anni per poter investire i soldi raccolti dalla colletta e sistemare l'isola verde. Una sentenza che ha rimesso in moto l'entusiasmo dell'associazione. Lo scenario attuale è infatti quello di una riapertura delle trattative tra «Poveglia per tutti» e il Demanio che dovrà tenere presente le osservazioni del Tar. Grande la gioia dei quasi cinquemila soci che stavano perdendo le speranze dopo l'ennesimo no dello scorso novembre, il provvedimento di non avvicinarsi a Poveglia per presunti problemi di buche ed eventuali crolli e l'avvicinarsi inesorabile della seconda asta, prevista per giugno.
Poveglia per tutti
TAR E POVEGLIA
Sono passati ben tre anni dalla nostra prima richiesta di concessione dell'isola di Poveglia, isola che giace abbandonata dal 1968. Più che di una “concessione” si trattava di un vero regalo da parte dei 4378 associati alla comunità tutta; una proposta dettagliata, fin nei minimi particolari. La sentenza del TAR del Veneto di ieri ha confermato che quel misero diniego con cui ci rispose l'Agenzia del Demanio, con cui si tentò un vero “seppellimento burocratico” del lavoro volontario di decine di professionisti, rappresentò "un eccesso di potere" immotivato ed arbitrario.
La nostra associazione allora non si arrese, e continuò con pazienza e coraggio a cercare di mantenere aperto un tavolo negoziale, non volevamo certo che questo pezzo di città divenisse un nuovo albergo ma che fosse fruibile agli abitanti. Tre anni. Tre anni che sono stati segnati purtroppo da un aleatorio quanto immotivato dilazionare, in cui il nostro interlocutore cercava, come il TAR oggi denuncia, di “rallentare per non decidere”, disconoscendo quelle che persino il tribunale oggi definisce “finalità di indubbia rilevanza sociale e collettiva”.
Fu una vera odissea di incontri. Ci siamo recati negli uffici veneti e romani per ben 21 volte, offrendo ogni volta proposte e soluzioni per superare ostacoli via via più pretestuosi. Finchè, ultimo in ordine di tempo, quello decisivo, nell’incontro del 16 novembre 2017, quando l'attuale direttore del Veneto Ing. Di Girolamo si e' unilateralmente ritirato dall'accordo il giorno stesso della firma, accordo su cui si era già espressa positivamente l'Avvocatura dello Stato.
Fortunatamente i nostri volontari hanno avuto la tenacia di chi sente con sé la ragione, il principio di sussidiarietà costituzionale, il calore della comunità. Leggere questa sentenza, oggi, ci dona un po' di respiro. Non sarà più possibile dire che 5000 cittadini, un veneziano per famiglia, non abbiano espresso un “sentire diffuso”. Per questo colpevole ritardo del Demanio, per una politica sostanzialmente dilatoria di questa agenzia, abbiamo perso altri anni. Anni segnati da un apparato che si è comportato con l’atteggiamento di un sovrano indispettito e non come amministratore della cosa pubblica. Ora il Tar costringe moralmente (e di fatto) l’agenzia a tornare ad un tavolo negoziale, a dare delle risposte serie alla comunità.
Il Demanio ha compiuto due errori madornali: non ha assegnato l’isola ai cittadini ed ora ha spinto il provveditorato a circondarla con un “filo spinato invisibile”; un’ordinanza suggerita al provveditorato dalla stessa Agenzia infatti, vieta oggi finanche l’accosto all'isola. Non ne commetta un terzo, fatale. Il terzo errore sarebbe utilizzare per Poveglia un bando solitamente utilizzato per i “fari”. Poveglia non è un faro. Questo bando ha assegnato negli ultimi anni 22 strutture su 24 ad un destino ricettivo-turistico, e non è perciò, palesemente, il contenitore giusto per una città così turistificata. Ascolti i cittadini. Un doveroso grazie ai nostri avvocati per questo successo.
Postilla
La vicenda di Poveglia dimostra quanto sia difficile affermare i diritti dei cittadini sui beni comuni. «Il Tar afferma dei principi importanti perché spiega al Demanio non solo come deve amministrare il bene pubblico, ma anche come si deve rapportare con la società civile, ricordandone l'importanza». (m.p.r.)