Il libro di Mauro Baioni, Ilaria Boniburini e Edoardo Salzano, La città non è solo un affare, è stato edito da Æmilia University Press, 2012. Pubblichiamo in chiaro la premessa e l'indice; in calce il link per scaricare il testo integrale in formato .pdf
LA CITTÀ NON È SOLO UN AFFARE
di Mauro Baioni, Ilaria Boniburini, Edoardo Salzano
Premessa
Al cuore della questione
Questo libro trae origine dalle ultime due edizioni dellaScuola di eddyburg - la scuola estiva di pianificazione organizzata dal gruppodi persone che collabora al sito eddyburg.it - dedicate al rapporto traeconomia e urbanistica.
Nelle cinque precedenti sessioni già ci eravamo confrontaticon gli effetti che l’appropriazione privata della rendita e una concezionedello sviluppo piegata all’interesse economico producono sul consumo di suolo(2005), sul paesaggio (2006), sulla città pubblica (2007), sulla vivibilità(2008), sullo spazio pubblico (2009). Nella sesta e nella settima, tenute aNapoli e Riccione nel 2010 e nel 2011, abbiamo deciso di andare al cuore dellaquestione.
Ci siamo quindi interrogati sui meccanismi che determinanola formazione della rendita urbana, sulle conseguenze della sua appropriazioneprivata e sugli strumenti capaci di ridurne gli effetti negativi. Un problemacruciale dell’urbanistica moderna da quando essa è nata, e cioè dallarivoluzione liberale e dall’affermazione del sistema capitalistico-borghese,che da sempre costituisce il cruccio di chi intende operare in funzionedell’interesse generale, e che ha assunto nella società neoliberistaconnotazioni del tutto particolari.
Abbiamo proseguito la nostra analisi critica mettendo inluce l’inadeguatezza del paradigma dello sviluppo, così questo è statodeformato nella società contemporanea, schiacciandosi sull’unica dimensione diun’economia finalizzata alla produzione di merci e di denaro e perdendoprogressivamente ogni orientamento al miglioramento delle condizioniesistenziali degli uomini e all’accrescimento delle loro capacità di conosceree agire nel mondo.
Nel libro non riportiamo i contributi pervenuti dallepersone che hanno partecipato alle due edizioni della scuola di eddyburg,autandoci con i loro saperi ad affrontare le questioni da una pluralità dipunti di vista: Roberto Camagni, Fabrizio Bottini, Maria Cristina Gibelli,Lorenzo Bellicini, Georg Frisch, Paolo Berdini, Righini, Mancini, Anna Marson,Ugo Mattei, Giovanna Ricoveri, Nicola Dall’Olio, Bevilacqua, Gioseppe Boatti,Francesca Blanc, Serena Righini, Lorenzo Venturini, Roberto Vezzosi, Vezio DeLucia, Giovanni Caudo, Chiara Sebastiani. Le vogliamo pubblicamenteringraziare, assieme a tutte le persone (più di ottanta) che hanno frequentatole due edizioni della scuola e che, per brevità, non possiamo elencare. Abbiamo pensato invece di ritornare sulle nostre riflessioniintroduttive e conclusive, per restituire i pensieri in modo più meditato ecompiuto.
La scansione del libro
Il libro è articolato in due parti, così come duplice è lafinalità della scuola. Fin dalla sua prima ideazione, ci siamo resi conto cheera possibile e necessario: da un lato proporre non una mera e compiaciutadescrizione del mondo e dei suoi cambiamenti, ma piuttosto un'analisi criticaespressione di un punto di vista motivatamente orientato, rifuggendo ogniatteggiamento pseudo-neutrale; dall’altro proporre una decisa azione dicontrasto alle tendenze dominanti, fondata sulla riaffermazione dell’insieme divalori, concetti e strumenti che, a nostro avviso, concorrono a sostanziare lapianificazione territoriale e urbanistica.
Per rendere più ricche e solide le argomentazioni, abbiamofatto della scuola un luogo di ascolto e di confronto con un ampio gruppo dipersone, diventate amici e frequentatori duraturi: storici ed esperti dellediscipline umanistiche e delle scienze sociali (economisti, sociologi,antropologi, letterati), esperti delle discipline scientifiche (geologi,agronomi, ingegneri ambientali) animatori e aderenti di associazioni emovimenti, funzionari della pubblica amministrazione, politici e amministratorifuori dal coro.
Ma soprattutto, abbiamo dedicato uno spazio e un’attenzionespecifica, nelle prime giornate della scuola, alle “parole della città”, percomprendere la loro ambiguità, per disvelare l’appropriazione e l’uso distortodei termini da parte dell’ideologia dominante, le potenzialità di un diversoimpiego a fini della rinascita di un pensiero critico e della costruzione diprospettive alternative. I due contributi introduttivi, curati da IlariaBoniburini e da Edoardo Salzano e dedicati allo “sviluppo” e alla rendita,assolvono a questa funzione. La rendita (che è l’argomento del saggio diSalzano), è un elemento decisivo negli usi e nelle trasformazioni della città edel territorio. Tutta la storia dell'urbanistica lo testimonia. Ma essa è comprensibile solo nell'ambito del discorso e ellepratiche dell'economia.
In particolare il ruolo che la rendita assume oggi nella vita del territorio e dei suoiabitanti e in gran parte determinatodalla concezione dell'economia propria dell'ideologia dominante e dallepratiche che ne conseguono. Poiché oggi il paradigma egemonico è quello dello“sviluppo” è da questa parola (che è il tema sviluppato nel saggio diBoniburini) che abbiamo voluto partire.
Durante la scuola abbiamo riservato uno spazio specificoall’osservazione critica delle vicende urbanistiche, evidenziando: losnaturamento, determinato dall'assunzione di una punto di vista prettamentemercantilistico nella definizione delle scelte; la degenerazione prodotta dalleiniziative del governo centrale e di molte amministrazioni regionali, nel lorocomplesso convergenti verso lo smembramento e smantellamento del ruolo e deglistrumenti pianificazione territoriale e urbanistica; l’esistenza di un vero eproprio lato oscuro delle trasformazioni della città e del territorio,sottaciuto o sottovalutato da una parte non trascurabile degli urbanisti,dedicando le giornate centrali all’illustrazione di “casi” finalizzata a capireperché e sotto quali aspetti ‘i conti non tornano’, valutando e comparando traloro non tanto modelli astratti, quanto piuttosto le opzioni in gioco e gliesiti delle trasformazioni.
Con questo spirito, attraverso il contributo di Mauro Baioniche chiude la prima parte del libro, vogliamo offrire una prima riflessionecomplessiva, necessariamente parziale e tentativa, su quanto è accaduto nelterritorio italiano durante l’ultimo quindicennio. Un periodo egemonizzato dalliberismo, deformato dalla parabola di Berlusconi, e caratterizzato da un cicloimmobiliare di straordinaria lunghezza e intensità che possiamo ritenere, aragion veduta, concluso, sebbene il futuro appaia quanto mai incerto e caricodi problemi.
Ed è proprio rivolta al futuro la seconda parte del libro,frutto di una riflessione comune, frutto della riflessione comune dei treautori. Possiamo considerarla come una cerniera tra quanto abbiamo appresonelle sette edizioni della scuola e quanto ci apprestiamo a fare nel prossimofuturo.
I caratteri del conflitto del quale il territorio è oggettosono molto chiari e possono essere riassunti nella seguente antitesi: città deicittadini o città della rendita? Alcune precisazioni lessicali: per cittàintendiamo l’habitat dell’uomo, il quale comprende sia la tradizionale “città”(o territorio urbano) che la tradizionale “campagna” (territorio rurale). Equando parliamo di cittadini ci riferiamo sia a quelli attuali, sia a quellipotenziali, con particolare attenzione a due categorie di soggetti privi deidiritti di cittadinanza: i migranti e i posteri.
Nel nostro scritto, sosteniamo la tesi che le vertenze inatto e l’azione dei movimenti che si oppongono al trionfo della “città dellarendita” diano origine ad una nuova domanda di pianificazione. Una domanda cheha certo numerosi ostacoli al suo pieno dispiegarsi, ma che costituisce ilprincipale elemento positivo cui possono fare affidamento quanti non voglionoridursi alla protesta e alla mera lamentazione per le condizioni attuali. Inaltre parole, per uscire durevolmente dalla crisi occorre adoperarsi peraffermare un nuovo paradigma, che – per quanto riguarda il nostro specificocampo – si sostanzia attorno al “diritto alla città” e alla visione della“città come bene comune”.
Abbiamo voluto concludere questo ragionamento richiamandouna serie di buone pratiche che, per quanto minoritarie e precarie,costituiscono un ventaglio d’iniziative possibili, più ampio di quantosolitamente si ritiene. Essendo in anticipo sui tempi e lontane dal sentirecomune degli amministratori e di gran parte della cultura urbanistica, tali iniziativehanno scontato grandi difficoltà, senza poter fruttare appieno e, soprattutto,senza diffondersi e tradursi in pratiche ordinarie. Sarebbe un errore esizialecondannarle all'oblio per questo motivo, così come riteniamo profondamentesbagliato abdicare ai principi e ai valori in nome di un pragmatismo senzaprospettiva: al contrario, le une e gli altri sono semi preziosi che possonorivelarsi più resistenti alle avverse condizioni in cui ci troveremo negli annia venire.
INDICE
Premessa
Parte prima. Che cosa è successo. Perché‚ ha trionfato larendita e con quali conseguenze
I – L’ ideologia della crescita,l'inganno dello sviluppo, Ilaria Boniburini
II – Rendita. Capirla percontrastarla, Edoardo Salzano
III - Città e territorio in Italia: gli effetti di unventennio senza regole, Mauro Baioni
Parte seconda. Che fare percambiare rotta
IV - Nuove domande di e allapianificazione,M.B, I.B, E.S
V Luoghi da cui ripartire, Mauro Baioni