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Anna Maria Bianchi
Progetto Fori, la merce e la città
4 Gennaio 2015
Roma
L'articolo di presentazione del ricco servizio di
L'articolo di presentazione del ricco servizio di Carteinregola, il battagliero e rigoroso sito sull'urbanistica romana, 3 gennaio 2015

Il “Progetto Fori”, che prevede la realizzazione del più grande parco archeologico del mondo, che da Piazza Venezia si estenderebbe fino ai Castelli, è uno dei punti più importanti del programma elettorale di Ignazio Marino (1). Quest’estate il Sindaco e il Ministro Franceschini hanno nominato una Commissione Paritetica per “l’elaborazione di uno studio per un Piano strategico per la sistemazione e lo sviluppo dell’Area Archeologica Centrale di Roma”, che in questi giorni ha consegnato una relazione in cui lascia nell’ambiguità il previsto smantellamento della Via dei Fori Imperiali. Ma in un’intervista a Repubblica del 3 gennaio, l’Assessore alla Rigenerazione Urbana Giovanni Caudo assicura che il Comune andrà avanti con il Progetto, come promesso dal Sindaco Marino: «Bisogna rimuovere via dei Fori imperiali fino a largo Corrado Ricci» per «ricostituire l’integrità degli spazi dei Fori, assicurando la continuità fra Mercati Traianei, Foro di Traiano, Foro di Augusto, Foro di Nerva, fino al Foro della Pace voluto da Vespasiano». «Un progetto che accetta la sfida dell’innovazione e della sperimentazione per disegnare i percorsi, anche a quote archeologiche, tra piazza Venezia e largo Corrado Ricci» e che si allunga da via dei Cerchi fino al Giardino degli Aranci e oltre: «Una passeggiata unica al mondo, una esperienza urbana senza pari che restituirebbe un senso di cittadinanza a chiunque l’attraversi»(2).

Per la Roma di oggi e di domani, la fruizione collettiva dei beni culturali e ambientali può essere ritenuta un elemento peculiare della dimensione pubblica, attraverso la quale rafforzare l’idea stessa di cittadinanza: i beni culturali e ambientali devono essere “vissuti” non devono essere percepiti come “estranei” e non devono essere recintati. Per questo, ci impegniamo a fare di questo luogo magnifico e unico un luogo vissuto da tutti, il cuore del futuro della città.
(da “Roma è vita” programma di Ignazio Marino Sindaco) (1)

In questi tempi bui, in una Capitale che si è scoperta sprofondata nella mafia e nella corruzione, dove la gente deve fare i conti ogni giorno con una crisi economica di cui non si vede l’uscita e con l’inadeguatezza dei servizi necessari a una vita decente (trasporti efficienti, strade sicure, spazi pubblici decorosi, servizi sociali garantiti), parlare del Progetto Fori può sembrare un lusso. Anzi peggio: un esercizio di stile per intellettuali che continuano a ignorare il malessere generalizzato che ha già cominciato a tracimare. Ma invece proprio il Progetto Fori può diventare il simbolo della determinazione della città a uscire dal pantano, a non dare per scontato un destino segnato da menefreghismo-speculazione-malaffare e a ritrovare la rotta verso la propria identità più autentica.

Un’identità con radici che affondano dall’antichità fino alla storia recente, quando un vasto fronte di entusiasti illuminati (3) capisce che una scelta come quella di restituire i Fori alla loro interezza e alla città può diventare l’inizio di un nuovo mondo. Una scelta forte, intensa, ma anche difficile, che può essere strumentalizzata e resa impopolare. E che forse per questo ha rallentato il coraggio di chi aveva promesso in campagna elettorale di “cambiare tutto”. Infatti quest’estate la valutazione dell’intero progetto, già in fase di elaborazione e presentato nel corso di un convegno nel marzo del 2014 (4), viene affidata a una Commissione di “esperti”. Che si riuniscono, “audiscono”, relazionano: il documento consegnato nei giorni scorsi (5) è un’accurata disamina che più che uno strumento per andare avanti sembra l’ennesima pietra tombale cartacea su un progetto che aspetta di essere realizzato da decenni.

Nella relazione (6) la Commissione Paritetica lamenta il «ridotto tempo a disposizione (meno di quattro mesi) per affrontare un tema di enorme complessità, con il quale si sono confrontate varie Commissioni, progettisti, studiosi, associazioni, da oltre un trentennio». Appunto, diremmo noi. Invece i membri chiedono un altro mandato, in cui sia reso “permanente” l'”organismo paritetico” e gli sia affidato un lavoro ancora più importante: non solo l'”approfondimento dei vari temi affrontati” e la “verifica della fattibilità (in termini di tempi, costi, procedure, etc.) di una serie di progetti proposti” , ma anche “un’opportuna azione di monitoraggio” e il “coordinamento dei vari soggetti (istituzionali e non, pubblici e/o privati) che a diverso titolo saranno impegnati a svolgere le attività…“. In proposito ci chiediamo perchè debba essere tale Commissione nominata da Sindaco e Ministro a occuparsi di un progetto che sarebbe del tutto naturale fosse gestito dai vari soggetti istituzionali preposti. E anche in quale veste tale Commissione dovrebbe svolgere un’azione di “coordinamento”, anche “tra soggetti pubblici e privati”.

E soprattutto non possiamo non rilevare che mentre si invocano maggiori approfondimenti e l’inevitabile allungamento dei tempi per il Progetto Fori, l’idea avanzata poche settimane fa - con un tweet - di coprire l’arena del Colosseo sta facendo passi da gigante, inducendoci a pensare che anche per i beni culturali si riservi la corsia preferenziale a quelle iniziative che possono garantire “ritorni economici”. Infatti in questo caso la Commissione Paritetica si esprime subito favorevolmente, anche per la possibilità di ospitare “iniziative culturali compatibili con la corretta conservazione del monumento“(7). Cioè utilizzare il nuovo spazio ricavato nella suggestiva cornice dell’Anfiteatro Flavio per spettacoli ed eventi, comprese le kermesse commerciali per lanciare ogni sorta di prodotto (come è già accaduto per il Ponte Vecchio a Firenze usato come passerella dalla Ferrari (8). Ed è di questi giorni la notizia – di scala diversa ma emblematica della visione sempre più mercificata di ogni frammento urbano – dell’intenzione del neo assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci di utilizzare i sampietrini eliminati dal rifacimento di alcune strade per “fare cassa” (9)

Se non riusciremo a capire che su questioni come queste si sta giocando una partita importante per tutti, non solo per gli accademici e per gli appassionati di archeologia, abbandoneremo la città alla sua lenta agonia. Perchè su queste scelte si fronteggiano due mondi: il mondo di chi pensa che la nostra storia e la nostra città facciano parte di noi e che debbano essere trattate con rispetto e dignità, e il mondo di chi le considera merci, riducendole a mera risorsa economica da sfruttare.

Ricostruire la grande area archeologica dai Fori all’Appia Antica, dove la gente possa andare per restare, per camminare, per scoprire, dove il tempo possa rallentare e si possa respirare la bellezza della città vuol dire ritrovare un modo diverso di vivere. Riportare alla luce nel centro della città il suo cuore antico e aprirgli un varco che segue la sua storia, restituire uno spazio che non esiste e che non ha uguali nel mondo, vuol dire ridare ai cittadini romani una città nuova. Riportare le persone a vivere il centro e rimettere le persone al centro della città.

una planimetria del Progetto Fori

Riferimenti
Il testo integrale del servizio di Carteinregola, corredato da documenti, note e immagini, è visibile qui. L'intervista all'assessore Giovanni Caudo su eddyburg qui.
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