L’ignobile schifezza delle “compensazioni“ difesa da un accordo bipartisan nella maggioranza consiliare che dice di sostenere Ignazio Marino mentre difende il lascito del devastatore Alemanno. Poi dichiarano di voler contrastare il consumo di suolo e difendere la legalità. Il Fatto quotidiano online, 17 settembre 2013
Cancellare e ritirare tutti gli atti dell’amministrazione Alemanno che aggravano il consumo di nuovo suolo agricolo”. Questa la promessa fatta in campagna elettorale dal candidato sindaco di Roma del centrosinistra, Ignazio Marino. “La città – recitava ancora il programma elettorale ‘Roma è vita’ – deve sapere con assoluta chiarezza che quel modello di sviluppo urbano è definitivamente concluso”. Ed effettivamente uno dei primi provvedimenti dell’ex senatore Pd, indossata la fascia tricolore, è stato – insieme alla discussa pedonalizzazione dei Fori imperiali – proprio quello di cancellare una delle scelte urbanistiche più contestate all’amministrazione Alemanno: il bando per il reperimento di aree agricole per la realizzazione di alloggi per l’housing sociale.
Nonostante l’impegno preso da Marino con i propri elettori, l’Agro romano potrebbe però essere ugualmente coperto da una nuova colata di cemento. Si dice infatti “allibito” il comitato cittadino Carte in regola, dopo la denuncia su Facebook del consigliere comunale del M5S, Daniele Frongia. Le commissioni congiunte Urbanistica e Patrimonio, entrambe presiedute da due esponenti del Pd (Antonio Stampete e Pierpaolo Pedetti), “si sono espresse in modo bipartisan (Pd-Pdl), con il solo voto contrario di Frongia e l’assenza dei consiglieri di Sel e Lista Marchini, a favore della immediata pubblicazione” di una delle delibere più contestate, tra quelle approvate in tutta fretta nell’ultima seduta di Consiglio comunale targato Alemanno lo scorso 10 aprile. E’ la 69/2012, con la quale vengono riconosciute all’Ater, Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, e a numerosi proprietari privati di aree situate a Casal Giudeo compensazioni edificatorie. Per un totale di 1,3 milioni di metri cubi.
“Una delibera con forti dubbi di illegittimità” denuncia il comitato Carte in regola. Perché quei terreni nel 2003, con l’adozione del nuovo piano regolatore generale, vennero modificati da zona edificabile (secondo quanto prevedeva il P.R.G del 1965) a zona agricola con valenza ambientale. Nel merito si è espresso anche il Tar che, nei mesi scorsi, ha respinto il ricorso di un privato, confermando l’argomentazione formulata nel 2006 dal Comune di Roma, in risposta alle osservazioni presentate dallo stesso richiedente (“l’area in oggetto costituisce parte integrante del sistema ambientale”). E dunque: “Non tutte le volumetrie legittimamente soppresse per una scelta di riduzione delle quantità edilizie da parte dell’Amministrazione sviluppata nelle ultime tre Varianti, possono essere “compensate” senza vanificare le scelte urbanistiche dell’Ente locale – si legge nella sentenza del Tar del Lazio del novembre 2012 – (…) E’ necessario tener conto del perseguimento degli obiettivi di interesse pubblico o generale, fra i quali assume essenziale rilievo la riduzione delle volumetrie generali, cardine del NPRG”. Perciò “se venisse confermata – paventa il comitato Carte in regola – la delibera costituirebbe un precedente in grado di innestare un “effetto domino” devastante, perché autorizzerebbe tutti gli esclusi dalle “compensazioni” derivanti dalla Variante delle Certezze e previste dal PRG a pretendere dal Comune lo stesso trattamento”.