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Oscar Mancini
Consorzio Venezia Nuova. il nostro grido inascoltato
17 Luglio 2013
Venezia e la Laguna
A proposito di uno dei padroni "extraisituzionali istituzionalizzati" che dominano Venezia, la testimonianza di un protagonista della critica al mostro della "concessione unica", in quegli anni segretario della CGIL.

A proposito di uno dei padroni "extraisituzionali istituzionalizzati" che dominano Venezia, la testimonianza di un protagonista della critica al mostro della "concessione unica", in quegli anni segretario della CGIL. La Nuova Venezia, 17 luglio 2013

Ha ragione Massimo Cacciari: la procedura degli interventi in laguna era viziata all'origine con la nascita nel 1984 di quel mostro giuridico che è il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico, imposto da Gianni De Michelis in accordo con Bernini e confermato da tutti i governi successivi. Molti si sono fatti affascinare dalla grande opera ingegneristica. Altri, pur essendo contrari, hanno pensato di poterla bloccare attraverso la tattica del rovesciamento delle priorità, pure previste dalla legge: prima il ripristino morfologico della laguna poi altri cinque punti prioritari e solo alla fine “anche” gli interventi alle bocche di porto. Nel frattempo sono state elaborate alternative mai considerate. La storia ha dimostrato che la forza del Consorzio era così pervasiva che si preferito partire da quell’ “anche” invertendo così quanto prescritto dalla legge.

La Cgil di Venezia fu tra i pochi soggetti sociali a sollevare problemi. Fin dal convegno dell’84 quando, scontrandoci con il ministro De Michelis, contestammo l’idea “dell’inserimento di tre rubinetti alle bocche di porto” per affermare “la necessità di una visione unitaria degli interventi” sulla base del principio della “flessibilità, gradualità, sperimentabilità”. Negli anni 80, in qualità di segretario generale aggiunto, intervenni ripetutamente controcorrente sulla stampa e in incontri istituzionali subendo gli strali del “partito del fare” contrapposto alla “laguna di chiacchiere”, alla quale fummo immediatamente arruolati. Tra gli appuntamenti più significativi ricordo: l'intervento in consiglio comunale e alla Fondazione Giorgio Cini nel ventennale dell'alluvione e il lungo colloquio che avemmo nel settembre dell’87 con il presidente del Consiglio Giovanni Goria.
In quell’occasione presentai, a nome di Cgil Cisl e Uil, un documento che esprimeva la netta contrarietà alla terza convenzione tra lo stato e il Consorzio Venezia Nuova e chiedeva nel contempo il rafforzamento del Magistrato alle acque (che già allora appariva ancella del Consorzio) il rispetto delle priorità in ordine al disinquinamento della laguna e il ripristino morfologico della stessa, gli interventi per il restauro della città e il suo ripopolamento. Questo incontro fu preceduto da una conferenza stampa che suscitò l'ira scomposta di Maurizio Sacconi, allora braccio destro di De Michelis.
Se si volessero ricostruire le responsabilità politiche sarebbe utile sfogliare i giornali dell'epoca. Non solo la Cgil, ma anche Pri e Pci e la minoranza del Psi, fino alla giunta Casellati, condussero significative battaglie. Gli arresti dei massimi dirigenti del Consorzio Venezia Nuova, preceduto dall'arresto di Baita, hanno riportato alla mia memoria alcune pubbliche denunce che formulai, a nome della Cgil, nel corso degli anni contro il meccanismo dei concessionari unici e, successivamente, del projet financing all'italiana (ospedali di Mestre e Schio Thiene e delle autostrade). In un saggio pubblicato sul numero 47, 1994 della rivista Oltre il Ponte scrivevo: «L'irresistibile tentazione delle giunte Bernini prima e Cremonese poi di far ricorso a un ennesimo consorzio privato, attraverso il meccanismo della concessione, con tutto quello che ne è conseguito sul terreno della lottizzazione e della questione morale, ha fatto sì che anni preziosi fossero sprecati. La Cgil regionale denunciò pubblicamente il perverso meccanismo che la giunta stava approntando con la concessione unica al Consorzio Venezia Nuova e al progettato Consorzio Disinquinamento, di tutti gli interventi afferenti al bacino scolante». Dopo ripetute denunce sulla stampa locale (in particolare ricordo un'intervista rilasciata a Renzo Mazzaro apparsa sulla Nuova) il presidente Cremonese convocò a Palazzo Balbi Cgil Cisl e Uil. In quella occasione si lamentò dei miei attacchi ed ebbe la spudoratezza di chiedermi se la Cgil avesse avuto delle imprese da segnalargli. Come se la nostra avversione al meccanismo della concessione fosse motivata dal non aver partecipato alla lottizzazione del costituendo consorzio. Poi arrivò Tangentopoli, seguirono le condanne ma, evidentemente gli italiani hanno la memoria corta e la storia si ripete.
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