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Paolo Urbani
Quella legge sarda che il Tar continua a difendere
21 Settembre 2009
Beni culturali
La tutela del paesaggio sardo è nelle mani dei giudici amministrativi che si oppongono alla deriva speculativa della nuova amministrazione regionale. Da l’Unità, 19 settembre 2009 (m.p.g.)

La tutela degli interessi paesaggistici resta affidata, per ora, alla magistratura amministrativa che continua ad emanare sentenze che confermano la validità giuridica e tecnica delle disposizioni del piano paesaggistico approvato dal precedente governo di centrosinistra sardo, rigettando uno dopo l'altro i ricorsi presentati da più parti. Circa 150 ricorsi al giudice amministrativo, almeno cento quelli straordinari al Presidente della Repubblica. Approvato nel 2006, il piano paesaggistico - che salvaguarda le coste sarde e ne disciplina rigorosamente le trasformazioni compatibili con la tutela ambientale al fine di lasciare alle generazioni future interi territori incontaminati tentando di spostare gli interessi turistici verso l'interno per valorizzare i numerosi centri storici e le aree agricole sarde - è di fronte a due paradossi.

Il primo,che nonostante la dichiarata avversità, la nuova amministrazione regionale è costretta a difendere attraverso i suoi legali le scelte del piano Soru, che vorrebbe - se potesse - cancellare con un colpo di spugna. Il secondo, che nel gioco degli interessi «antagonisti» alla tutela dell'ambiente una buona percentuale di ricorsi sono stati presentati dai comuni che dovrebbero avere più di altri a cuore la tutela del territorio e non solo dai privati lesi nei loro interessi proprietari. Il TAR Sardegna (sentenza n.979/2009) ha rigettato il ricorso del Comune di Arzachena e il Consiglio di Stato (sentenza n. 5459/2009) ha definitivamente rigettato il ricorso dal Comune di Villasimius. A questi ricorsi potrebbero aggiungersi anche quelli soccombenti del comune di Cagliari e di molti altri comuni della costa sarda. Il difficilissimo lavoro di integrazione tra conoscenza dei luoghi, elementi cartografici e norme giuridiche di disciplina dei beni paesaggistici da tutelare ha resistito ancora una volta all'attacco degli enti locali che - in nome di una equivoca sussidiarietà - rivendicano l'autonomia delle scelte sul proprio territorio, dimenticando che non esistono salo gli interessi locali ma anche e soprattutto quelli regionali e nazionali da salvaguardare in nome della protezione del paesaggio sardo, che resta ancora - tra i pochi - espressione dell'identità ambientale insulare da tramandare alle generazioni future.

Che poi gli interessi «locali» siano, in realtà, rappresentati da interessi economici provenienti dal «continente» ovvero dalle numerose imprese edilizie nazionali che vedono nelle terre costiere sarde occasione di speculazione cui le amministrazioni locali prestano ascolto, barattando il futuro dei sardi con il consumo quotidiano del territorio, è cosa fin troppo nota per essere ancora una volta denunciata. La miopia di alcune amministrazioni locali, attraversate ormai dai «flussi» degli interessi che nulla hanno a che fare con la Sardegna, mostra ancora una volta come la tutela del paesaggio non possa che essere materia statale cui la Regione dà attuazione attraverso le regole del Codice del paesaggio del 2004.

La tutela dell'ambiente è in contrasto - si sa - con la cultura del consenso ed è per questo che non può essere invocata la sussidiarietà poiché essa cela l'egoismo territoriale e non la solidarietà nazionale. Non potendo modificare le norme paesaggistiche ipso facto, poiché oggi la tutela paesaggistica va esercitata d'intesa con l'amministrazione dei Beni culturali, e questo richiede tempi lunghi ed incerti risultati, la Regione di centro destra sta provando ora con il piano casa, ovvero con quel provvedimento legislativo contrattato da tutte le regioni nei suoi contenuti con il Governo nell'intesa del maggio 2009 che, «per rilanciare l'economia», prevede alcune premialità edilizie (del 20% per gli aumenti di volumetria e del 35% per la demolizione e ricostruzione). E dove pensa il governo Cappellacci di localizzare questi incrementi di volumetria? Essenzialmente sulle coste sarde oggetto di vincoli paesaggistici, riavviando anche alcuni progetti di lottizzazioni che il piano paesaggistico aveva provvidenzialmente dichiarato decaduti. Legge che se approvata con questi contenuti è sospetta di palese incostituzionalità.

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