Sono due gli argomenti intorno ai quali penso di articolare il mio contributo, anche tenendo conto di coloro che mi avranno preceduto.
Il primo riguarda una concezione della pianificazione “sensibile alle differenze”: alle differenze di età (bambini), di provenienza geografica (migranti), alle altre mille differenze, e anche a quelle di luogo ( e di opportunità che ne derivano).
Il secondo argomento riguarda il ruolo che possono avere, nelle situazioni di disagio sociale, le “politiche pubbliche dal basso”, le pratiche auto-organizzate di azione sociale, per una maggiore vivibilità della città. Partirò da alcune piccole storie del quartiere della Piagge di Firenze per definire più in generale i caratteri che le “politiche pubbliche dal basso” possono avere.
Si tratta di un argomento rilevante sul quale la discussione è aperta: l’ultimo libro di Stefano Moroni e di Grazia Brunetta (Libertà e istituzioni nella città volontaria), fornisce una interpretazione liberista del significato che possono avere le forme spontanee di auto-organizzazione capaci di produrre utilità collettive; io cercherò di fornirne una visione diversa.
Nella cartella letture consigliate possono essere scaricati due contributi, che hanno qualche relazione con questi argomenti (e contengono indicazioni bibliografiche forse utili); essi riproducono, con qualche taglio e qualche variazione, i seguenti due articoli:
G. Paba, “Corpi, case, luoghi contesi: osservazioni e letture”, in Contesti. Città, territori, progetti, n. 1, 2007, pp. 39-48 [si tratta dei primi semplici appunti di una ricerca in corso, pubblicati nella rivista del Dipartimento di urbanistica e pianificazione del territorio dell’Università di Firenze]
G. Paba, “Interazioni e pratiche sociali auto-organizzate nella trasformazione della città”, in A. Balducci, V. Fedeli, a cura di, I territori della città in trasformazione, Angeli, Milano, 2007, pp. 104-122.