“TAV, ora i sindaci dicono sì al supertunnel”: così titolava il trafiletto che il quotidiano la Repubblica del 18 giugno ha dedicato alla conclusione dei lavori dell’Osservatorio Valle di Susa, istituito presso la presidenza del Consiglio dopo gli scontri del 2005 con lo scopo di approfondire le problematiche mai affrontate in 15 anni di progettazione, e miracolosamente sopravvissuto ai 3 governi succedutisi negli ultimi 3 anni..
E’ difficile pensare ad un titolo più fuorviante di questo: se per supertunnel si intende il progetto della nuova galleria di base di 53 e più km dedicato ai treni superveloci in transito da Lisbona a Kiev, i sindaci hanno non solo detto di no, ma hanno reso definitivamente impraticabile quell’idea.
Un titolo forse più corretto avrebbe dovuto essere quello che “i Sindaci si fanno Stato” nel senso che, in un contesto di assenza di un governo centrale capace di svolgere il suo compito precipuo di decisore circa l’impiego delle risorse – economiche, ambientali, sociali- della collettività, ed in presenza invece di bande di interesse ben agguerrite e decise a sfruttare oltre ogni decenza questa assenza, in questo contesto dicevamo i Sindaci si sono dovuti assumere il ruolo di garanti degli interessi della collettività non solo locale ma anche – e soprattutto - nazionale.
Cosa dice infatti il loro documento? Alcune cose molto semplici che, in estrema sintesi e limitatamente agli aspetti principali, possono essere così riassunte:
1. il progetto nel nuovo valico deve essere pienamente integrato nel sistema ferroviario, sia per le merci che per i passeggeri, il che significa piena accessibilità allo scalo di Orbassano ed al passante torinese. Questo ha già comportato l’abbandono delle ipotesi iniziali presentate da LFI che, letteralmente, ‘saltavano’ il nodo di Torino, con la conseguenza di lasciare quasi tutto il traffico proveniente dal valico sulla tratta finale della linea storica, che non avrebbe quindi potuto ospitare nessuna intensificazione dei servizi metropolitani, mentre la costosa tratta terminale della nuova linea, anch’essa quasi tutta in galleria, sarebbe rimasta praticamente inutilizzata;
2. gli standard prestazionali della nuova linea, dai quali in particolare dipendono fortemente l’inseribilità nel territorio ed i costi di costruzione, devono essere determinati in base alle effettive esigenze dell’esercizio e non pregiudizialmente associati ai massimi valori possibili;
3. la linea attuale presenta potenzialità residue fortemente differenziate tra alta, media e bassa valle: il progetto deve iniziare a potenziare le tratte più critiche, a partire dal nodo di Torino, dove la presenza dei servizi metropolitani assorbirà buona parte della capacità disponibile;
4. il progetto va quindi articolato in lotti funzionali. Questo in particolare esclude ogni ipotesi di ‘supertunnel’ di base che, con una logica suicida sotto il profilo della redditività economica, avrebbe anticipato i costi per rimandare solo ad opera completata, cioè il più tardi possibile, i primi benefici;
5. i tempi necessari per il completamento di ciascun lotto consentono poi di verificare ‘in corso d’opera’ l’effettivo andamento del traffico ed il conseguente raggiungimento delle soglie che servono per giustificare il lotto successivo: se la crescita non c’è o è più lenta, si sospende o rallenta anche l’iter di attivazione del lotto successivo. In particolare, fino a che il traffico non cresce a sufficienza, non si parla del tunnel di base;
6. questo con ogni evidenza non significa ‘aprire al supertunnel’, ma semplicemente accettare responsabilmente nell’interesse nazionale di discutere anche di ‘grandi opere’ se e solo se queste dimostrano di essere pienamente giustificate e tecnicamente efficaci
La lettura del documento originale (scaricabile dal sito della Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia a questo indirizzo ) è peraltro assolutamente semplice ed immediata, dato che semplici ed immediati sono i concetti da utilizzare quando li si utilizzi in una logica non distorta.
Che debbano essere i Sindaci, e le popolazioni che li sostengono, a doversi fare carico di salvaguardare un livello elementare di ragionevolezza nelle grandi decisioni di pianificazione nazionale è tema che merita uno specifico ragionamento. Ma qui il documento, ovviamente, si ferma…