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Un appello per evitare l'alienazione di Castelfalfi
20 Dicembre 2007
Toscana
Si chiude la fase della consultazione su un progetto che trasforma pesantemente un tassello del grande mosaico del paesaggio italiano. Un estremo invito alla ragione.

Premessa

Ci siamo occupati più volte del borgo sulle colline toscane che ha il buffo nome di Castelfalfi. Siamo stati tra i primi, insieme alla rivista Valori, a riportare un articolo di Paola Baiocchi che denunciava con preoccupazione, il 9 settembre scorso, la notizia di un intero borgo sottoposto a una totale trasformazione ad “altro da sé” (cioè, in senso proprio, “alienato”). Abbiamo ripreso l’argomento il 12 novembre, inserendo un articolo de il Tirreno dove Paolo Santini e Lucia Alterini informavano ampiamente del dibattito in corso. Il 17 novembre il settimanale Carta ha pubblicato una corrispondenza sull’argomento di Sandro Roggio e un intervento di Edoardo Salzano, che troverete entrambi in questo sito. Ma delle questioni che stanno a fianco e dietro quella di Castelfalfi troverete abbondante testimonianza nella cartella dedicata alla Toscana, e non solo in quella.

Pubblichiamo perciò molto volentieri l’appello che segue (e che è scaricabile anche in formato .pdf). Un appello educato ma fermo, che apprezza ciò che c’è di positivo nell’episodio ma critica con la necessaria durezza ciò che c’è di perverso, che denuncia ma al tempo stesso propone. Naturalmente invitiamo i frequentatori di eddyburg ad aderire all’appello (primi firmatari Mariarita Signorini e Paolo Baldeschi), inviando una e-mail di adesione all’indirizzo
m.r.signorini@virgilio.it

Appello per Castelfalfi

Siamo dunque giunti al termine del Dibattito Pubblico sul progetto “Toscana Resort Castelfalfi”dopo un percorso di partecipazione avviato, dobbiamo darne atto, per la prima volta.

Un processo partecipato e senza dubbio interessante, in cui tutti gli attori sociali interessati dalla proposta della TUI, hanno potuto esprimere in piena libertà le proprie convinzioni e valutazioni. Come associazioni ambientaliste, tuttavia, non possiamo esimerci dal ribadire con forza le nostre perplessità e le nostre preoccupazioni, che permangono intatte sull’intera operazione e che si sostanziano sinteticamente nell’articolato appello sottostante. Un appello che rivolgiamo a tutti quei soggetti (privati e collettivi) che hanno a cuore i destini del paesaggio italiano, affinché il progetto della TUI sia radicalmente modificato.

Della dimensione dell’intervento. La tanto sbandierata “riqualificazione della Tenuta” per complessivi 390.000 mc allo stato di progetto, corrispondenti ad un aumento del 77% delle cubature attualmente disponibili (leggi: 220.000 mc) è per noi inaccettabile. La soglia (anche simbolica) dei 220.000 non è superabile né negoziabile. Si tratta semplicemente di essere coerenti al recente e originale contributo concertativo, che ha portato all’approvazione del Piano d’Indirizzo Territoriale della Regione Toscana. Nella stessa Disciplina di Piano del PIT si vietano infatti (nelle more degli adeguamenti dei Piani Strutturali) e al fine d’impedire usi contrari all’enorme valore del patrimonio collinare toscano, interventi che non siano limitati al restauro, al risanamento conservativo e alla ristrutturazione edilizia (senza peraltro mutamenti di destinazione d’uso) degli edifici ivi insistentiné parcellizzazioni delle unità immobiliari in grado di configurare comunque tali mutamenti sul piano sostanziale. Si recuperi quindi, si riqualifichi, si abbattano e si sostituiscano pure i capannoni ormai ruderizzati e di scarso valore architettonico ancora esistenti nella Tenuta, ma non si tocchino assolutamente i siti collinari intonsi. Su questo punto, la battaglia politica sarà per noi ambientalisti paradigmatica ed intransigente. Tesa com’è a dimostrare l’irreversibilità e l’irresponsabilità di un intervento che depaupera di fatto quell’irripetibile intreccio di natura, cultura e lavoro umano che si dice invece di voler promuovere.

Della qualità dell’intervento. Assistiamo ad una sostanziale e completa riprogettazione del “genius loci” di Castelfalfi. La TUI declina i suoi intenti metaprogettuali interpretando liberamente antropologia, storia e stilemi compositivi della collina toscana. Persino cercando di “ribattezzare” in modo arbitrario luoghi e toponimi (Castelfalfi Resort?, Robinson Club?, Lake Course?, Mountain Course?). Ora, tale progetto (ci spiace dirlo con questa franchezza) si configura come una gigantesca opera di falsificazione del tessuto culturale e paesaggistico del sito di Castelfalfi. Ebbene, non c’è niente di più pretenzioso (ce lo ha insegnato con impareggiabile maestria Cesare Brandi) di qualcosa che vuol scimmiottare l’antico e il bello, senza prima denunciare genuinità, temporalità e limiti dell’intervento stesso. Non “com’era dove era”, dunque. Ma forse, in questo caso: “come avrebbe potuto essere dove la TUI avrebbe voluto che fosse”. Ripetiamo senza tema di smentita: un’operazione arbitraria e assai pericolosa per gli equilibri del paesaggio toscano. Che, è vero: non è selvaggio, ma modellato dal lavoro paziente degli uomini nel corso dei secoli per l’appunto, con continui e minuti aggiustamenti, fino a renderlo il capolavoro che è, degno perciò di tutela come ogni più prezioso bene. Un’opera fatta a misura con parsimonia e senso delle proporzioni. Senza scarti improvvisi e titaniche reinterpretazioni!

Dell’impatto sugli ecosistemi. La TUI, anche nella copiosa documentazione illustrata nel corso del Dibattito Pubblico, ha ripetutamente dichiarato di avere calcolato bene i consumi idrici ed energetici connessi all’intervento. In realtà, quanto emerso ad oggi concerne essenzialmente i fabbisogni di Tui, mentre nulla in pratica è stato detto degli impatti che sull’ambiente nel suo complesso, sugli ecosistemi locali e sullo stesso tessuto socioeconomico questa struttura avrà, coi suoi consumi d’acqua, i suoi carichi di rifiuti, i suoi flussi di traffico, etc. Non abbiamo dubbi sul fatto che in qualche modo Tui troverà il modo di soddisfare i suoi fabbisogni, ma cosa accadrà a tutto il resto? Cosa succederà alla falda idrica sottoposta agli inusitati prelievi necessari al campo da golf? Quello che Tui dovrebbe presentare e ad oggi non ha presentato è un vero e proprio Bilancio Ambientale del progetto proposto. Un bilancio scientifico serio, tramite il quale asseverare senza la benché minima ombra di dubbio che i conti dell’ecosistema Castelfalfi tornino davvero. Quando si fossero chiariti in modo inequivocabile i due punti per noi dirimenti della pagina precedente, precedente e nello stesso tempo il progetto venisse commisurato ad un impatto davvero sostenibile per il territorio locale, noi ambientalisti saremmo anche disposti a parlare serenamente di risparmio idrico ed energetico, di efficienza e innovazione, di pannelli solari e fitodepurazione. Nessuna preclusione dunque al dialogo con TUI intorno alla minimizzazione degli impatti dell’intervento, ma entro un contesto relazionale chiaro, che è quello già ampiamente descritto, ed entro l’ottica di un progetto realmente proporzionato alle capacità di carico dell’ecosistema locale.

Reddito non rendita! Questo è quanto la Regione Toscana (nel Piano di Indirizzo Territoriale) afferma esplicitamente di voler perseguire nelle sue politiche territoriali, insieme alla stringente tutela del paesaggio nel suo complesso e del patrimonio collinare in particolare. Ebbene: questa è una straordinaria occasione di veder concretamente realizzato uno slogan che molti di noi condividono. Si passi dal dire al fare, dunque! La TUI dice, infatti, di dover rientrare dagli enormi stanziamenti finanziari serviti all'acquisto della Tenuta. Bene, ci rendiamo conto del fatto che l’operazione, alla fine del percorso metaprogettuale, debba essere sostenibile anche a livello economico. Sappiamo anche che il Piano Strutturale di Montaione prevede per la Tenuta una prioritaria funzionalità turistico/ricettiva. Ciò che proponiamo adesso ci pare sensato e ragionevole. Si convertano parte delle attività previste nel progetto (basate di fatto sulla rendita immobiliare e su una ricettività da “enclave di lusso”) in grande agricoltura da filiera corta. Biologica, tipica, d’altissima qualità, che occupi prioritariamente lavoratori montaionesi. Un grande, ambizioso progetto di ruralità locale basato su un possibile patto. Un patto coraggioso tra Amministrazione Comunale, Circondario, Regione Toscana, Sindacati, agricoltori e ambientalisti. Quello che proponiamo, in ultima analisi, è di non chiudere il confronto, ma semmai, proprio adesso, al termine del Dibattito Pubblico, di riaprirlo! Attraverso il rigoroso vaglio delle valutazioni tecniche (Bilancio Ambientale ed Energetico in primis) e una costante e capillare osmosi comunicativa verso le comunità locali. Nella piena consapevolezza e nella speranza che nessuno di noi senta l’altro come nemico, bensì come semplice e degno interlocutore.

Hanno aderito finora (14 dicembre 2007, ore 20):

Marcello Buiatti, Presidente Nazionale di Ambiente e Lavoro; Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Nazionale di Legambiente; Giovanni Losavio, Presidente Nazionale di Italia Nostra; Fulco Pratesi, Presidente Onorario WWF Italia; Enzo Venini, Presidente Nazionale WWF Italia; Edoardo Zanchini, Segreteria Nazionale di Legambiente; Antonello Alici, Segretario Generale di Italia Nostra; Vittorio Emiliani, Comitato per la bellezza; Carlo Ripa di Meana, Presidente Comitato Nazionale per il Paesaggio; Edoardo Salzano, Urbanista (eddyburg.it); Piero Baronti, Presidente di Legambiente Toscana; Nicola Caracciolo, Presidente Regionale di Italia Nostra; Renato Cecchi, Direttivo di Ambiente e Lavoro Toscana; Fausto Ferruzza, Direttore Legambiente Toscana; Leonardo Rombai, Presidente Italia Nostra Firenze; Guido Scoccianti, Presidente Sezione Toscana WWF; Maria Rita Signorini, Consigliera Nazionale di Italia Nostra; Enrico Falqui, Comitato Scientifico di Legambiente; Paolo Baldeschi, Urbanista (Università di Firenze); Massimo Desanti, Rete Toscana Comitati; Alberto Magnaghi, Urbanista (Università di Firenze); Cosimo Mazzoni, Avvocato, Rete Toscana Comitati; Giorgio Pizziolo, Urbanista (Università di Firenze); Marco Boldrini, Presidente Legambiente Empolese Valdelsa; Alessio Papini, Responsabile Sezione WWF Firenze; Cristina Raugei, Responsabile gruppo attivo WWF Empoli Valdarno; Beppe Pandolfi, Paesaggista, Legambiente il Passignano; Fabrizio Bottini, urbanista (Politecnico di Milano); Vezio De Lucia, Urbanista; Lucilla Tozzi, Presidente di Italia Nostra Siena; Teresa Liguori, Consigliera nazionale di Italia Nostra; Liliane Buffaut Mungo, Sezione di Italia Nostra Valdichiana; Lorenzo de Luca, Agronomo; Marco Massa, Urbanista (Università di Firenze); Mauro Agnoletti, Professore, Dip.Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali (Università Firenze); Antonio Mancuso, Italia Nostra Sezione Cirò; Alberto Asor Rosa; Alberto Ziparo, Dip. Urbanistica e Urbanistica e Pianificazione del Territorio (Università di Firenze); Daniela Poli, Urbanista (Università di Firenze); Sandro Roggio, Italia Nostra Sassari

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