Le "Valentiniadi" sono appena finite. Lasciando per tutta l´estate un colonnato di vetroresina issato sui resti del tempio di Venere e una folla di manichini variopinti intorno e addosso all´immacolata Ara Pacis. Ma lasciando anche uno strascico di polemiche - accese, come il rosso dello stilista giunto al 45esimo anno di attività - sull´impiego dei beni archeologici per una cerimonia di compleanno. Contrastate dall´opinione di chi esalta il valore artistico dell´evento organizzato sul modello della festa barocca e, comunque, assolutamente effimero.
S´indigna l´archeologo Andriano La Regina: «È un modo sciatto e incolto di gestire i nostri monumenti. Non ho nulla contro le feste ma penso che le colonne trasparenti sarebbero state benissimo in un quartiere povero di opere d´arte. Non su un monumento che ogni giorno viene visitato da migliaia di persone. Dobbiamo avere più rispetto per chi fa chilometri e chilometri per venire ad ammirare l´archeologia romana. E non umiliarla con interventi incongrui che ne alterano la forma e il contenuto».
Di tutt´altra idea il professor Andrea Carandini: «A Roma la dimensione della festa c´è sempre stata. L´importante è che l´apparto effimero sia tolto in tempi ragionevoli». L´archeologo che scava sul Palatino non crede «alla sacralità dei monumenti». Piuttosto ritiene che interventi come quello dello scenografo Dante Ferretti «attirino l´attenzione su un edificio di straordinaria importanza. Come studioso non sono molto interessato all´evento Valentino. Ma l´Italia deve promuovere i suoi uomini. E, in quest´epoca di spettacolo, non si può non passare attraverso il rito della festa».
Sulla stessa lunghezza d´onda il soprintendente Angelo Bottini, che ha dato l´ok all´utilizzo del tempio. «È un evento eccezionale, irripetibile e che non va banalizzato con altre operazioni del genere», sostiene l´archeologo mettendo un freno ad altri spettacoli pirotecnici, «allestiti comunque senza rischi per i monumenti», tra i Fori. E il suo no all´incontro di boxe del mese scorso? «Quello sì che comportava una banalizzazione per il Colosseo e per l´Arco di Costantino».
C´è un precedente all´operazione "Nascita della Bellezza" (grazie alla quale, ha spiegato il ministero Beni culturali, Valentino ha donato 200mila euro per il restauro del tempio di Venere) ed è la retrospettiva del 2004 di Armani alle terme di Diocleziano. «Ma quello è uno spazio congruo, vuoto, dedicato alle mostre, e tale era l´esposizione dello stilista milanese» sottolinea La Regina, allora soprintendente. «Nessuna differenza - ribatte Carandini - ed è stato La Regina il primo a concedere il Colosseo per la musica, perché ora si meraviglia?».
E la mostra con 300 capi storici aperta fino al 28 ottobre all´Ara Pacis? Tuona La Regina: «Ma come si può sottrarre per tutti questi mesi l´ara di Augusto alla visione corretta del monumento da parte dei visitatori? Abiti bellissimi, certo, ma esponeteli in una sede adatta!». Che nel museo progettato da Richard Meier non manca. «Se mi chiedessero di esporre all´Ara Pacis io non invaderei lo spazio dell´opera antica», interviene Mimmo Paladino, autore del grande mosaico presente nell´edificio inaugurato nel 2006. «C´è il piazzale e c´è un bellissimo museo di sotto: perché interrompere la contemplazione dell´Ara da parte del pubblico con un segno invadente?».