Giancarlo De Carlo - La vocazione del Ticino
La fascia di territorio che corre lungo il Ticino da Sesto Calende al Po costituisce uno dei paesaggi italiani più pregiati per i caratteri del fiume, i tipi della vegetazione, i variati modi di insediamento. Rappresenta un ecosistema del tutto particolare nella differenziata gamma del paesaggio nazionale e deve perciò essere considerato un bene culturale unico e quindi inalienabile. La sua alienabilità è confermata dalla funzione che questa fascia di territorio svolge nella intera area metropolitana milanese, soprattutto se si tiene conto di come questa funzione possa essere sensibilmente sviluppata sfruttando le possibilità della area in un coordinato programma urbanistico regionale.
Il primo e il secondo schema del Piano Intercomunale Milanese avevano suggerito infatti che tutta la fascia del Ticino fosse tutelata e destinata ad attività di tempo libero: cioè, ad attrezzature per la cultura e per lo svago al servizio della popolazione che, nell’area di influenza di Milano, lavora ed abita in una condizione di depressione ambientale sempre più deplorevole.
Tutelare la fascia del Ticino significa sottoporla ad un controllo normativo efficiente che dovrebbe vincolarla a “parco fluviale”, in analogia a quanto è stato fatto per i parchi nazionali del Gran Paradiso, dell’Abruzzo, dello Stelvio e del Circeo. Ma anche questo vincolo non potrebbe in alcun modo essere sufficiente se non fosse integrato in un sistema più generale di pianificazione territoriale.
La fascia del Ticino può essere salvata se la si protegge dalla distruzione, ma anche se allo stesso tempo si utilizzano al massimo le sue capacità vocazionali.
Proteggerla dalla distruzione significa impedire gli insediamenti indiscriminati, conservare il verde, tutelare i valori ambientali e soprattutto eliminare la folle distruzione che deriva dall’inquinamento delle acque fluviali. Utilizzare le sue capacità vocazionali significa dotarla di attrezzature per il tempo libero e la cultura, rigorosamente appropriate ai suoi caratteri, e integrarla per questa via in un nuovo sistema territoriale equilibrato, esteso a tutta le regione.
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Proposte elaborate dalla Sezione pavese di Italia Nostra per organizzare e difendere il territorio del Ticino
L’ambiente naturale del Ticino, come ambiente da preservare e da organizzare per attività umane, può essere diviso in due fasce di territorio, la prima comprendente le rive e i terrazzi fluviali, la seconda più larga.La prima fascia, che fa tutt’uno col fiume anche da un punto di vista ecologico, costituisce un vero e proprio bene territoriale prezioso e insostituibile, che può restare al servizio degli uomini solo a patto di mantenere inalterate le sue caratteristiche naturali. Non può dunque servire che per un tempo libero condizionato da un rispetto assoluto per la natura, ivi compreso il silenzio.La seconda fascia, invece, deve essere destinata a funzioni tali: a) da non compromettere l’integrità territoriale della prima; b) da congiungerla armonicamente col resto del territorio. Queste sono, d’altra parte, le funzioni che la identificano.Per quanto riguarda la prima fascia, ne segue che, nel quadro di una politica generale e specifica di difesa della qualità delle acque, dei greti e dei fondali, si tratta di qualificarla giuridicamente in modo analogo ai parchi nazionali, ossia con la sola misura giuridica che attua un rispetto integrale della natura. A fianco di ciò, si tratta inoltre di apprestare degli accessi esclusivamente pedonali mediante sentieri di terra battuta, di creare, sul limite esterno, dei parcheggi automobilistici non visibili dal fiume né dalle strade esterne e di escludere ogni altra opera.I punti nei quali si accede già alle rive del fiume con strade automobilistiche di traffico che lo attraversano, non potrebbero essere facilmente sottoposti a una disciplina così rigida. Questi punti, già incalzati da un tempo libero del tutto indisciplinato, ove fossero accuratamente delimitati, potrebbero servire da utili valvole di sfogo.Per quanto riguarda la seconda fascia, ne segue che si tratta di escludere assolutamente l’insediamento di industrie e di destinarla invece: a) a residenze specializzate, che dovrebbero in linea di massima sfruttare adattandola, l’architettura spontanea del posto; b) ai soli servizi connessi con tale funzione. I mezzi politico-legislativi sono dunque, in questo caso, quelli del piano territoriale regionale dal punto di vista della localizzazione generale delle funzioni, e dei piani intercomunali comprensoriali, a carattere di tutela paesistica dal punto di vista della realizzazione pratica.
Risoluzione sulla difesa del Ticino votata da più di duemila cittadini liberamente convenuti al Teatro Fraschini la sera del 2 marzo 1967
I cittadini di Pavia, di Vigevano e degli altri Comuni rivieraschi del Ticino, riuniti in assemblea al Civico Teatro Fraschini di Pavia il 2 marzo 1967
presa in esame
la grave incombente minaccia di inquinamento delle acque e di distruzione dell’ambiente naturale del Ticino a seguito della costruzione dello scolmatore cosiddetto di nord-ovest;
affermano
che il Ticino per qualità e quantità d’acqua deve essere almeno conservato nelle condizioni attuali;
chiedono
alle Amministrazioni, agli Enti, ai parlamentari della regione:
1- di intervenire presso il Governo per ottenere la definitiva rinuncia al progetto di scaricare in Ticino le acque di magra dell’Olona e degli altri corsi d’acqua del Nord-Milano
2- di procedere alla nomina di una commissione di esperti che studi l’effettivo grado di inquinamento delle acque di piena dell’Olona, allo scopo di stabilire se anche il deflusso di tali acque in Ticino non sia da vietare
3 - di prendere in esame la possibilità di utilizzare il tratto di scolmatore già costruito per scaricare nel Ticino, in caso di acqua di piena, le acque del Naviglio Grande in luogo di quelle dell’Olona, ottenendo gli stessi effetti
4- di ottenere l’immediata sospensione della costruzione del II tronco dello scolmatore e del III tronco recentemente appaltato, e la interruzione della istruttoria relativa al tratto fra Olona e Seveso;
invitano
i parlamentari della regione ad adoperarsi per ottenere l’emanazione:
a) di una legislazione adeguata sulle acque che imponga la depurazione all’origine degli scarichi industriali, la distinzione tra fiumi non inquinabili come il Ticino e corsi d’acqua nei quali possono essere tollerati diversi gradi d’inquinamento;
b) di una legge che proibisca tassativamente l’uso dei detersivi non biodegradabili;
invitano
a) le Amministrazioni e gli Enti interessati a chiedere – come prima e parziale misura a breve termine – alla Sopraintendenza ai Monumenti che ponga il vincolo paesistico sulle zone rivierasche del Ticino;
b) “Italia Nostra” a formulare una proposta di destinazione della zona del Ticino a parco fluviale in quanto bene territoriale comune;
c) le Amministrazioni e gli Enti interessati a nominare un gruppo di lavoro che elabori tale progetto, da inserire, ad opera delle stesse Amministrazioni, nel programma del C.R.P.E. e nel piano territoriale della regione lombarda;
raccomandano
alle Amministrazioni e agli Enti interessati di chiedere la urgente convocazione del Comitato Provinciale di coordinamento delle acque.
[Indice completo dell’opuscolo - Tip. Fusi, Pavia 1968]
Mario Albertini (Presidente della Sezione pavese di Italia Nostra), Introduzione
Giancarlo De Carlo, La vocazione del Ticino
Mario Pavan (Direttore dell’Istituto di Entomologia Agraria dell’Università di Pavia), Difesa ad oltranza contro gli inquinamenti
Eugenio De Fraja Frangipane (Direttore dell’Istituto di Ingegneria sanitaria del Politecnico di Milano), Un programma per la tutela delle acque
Giuseppe Mariani (già Presidente della Sezione Idraulica del Consiglio Superiore dei lavori Pubblici), Le acque di rifiuto e la legislazione
Sergio Baratti (rappresentante del Collegio Ingegneri e Architetti della provincia di Pavia), Una soluzione alternativa al problema delle acque di piena del Nord-Milanese; L’inquinamento dell’onda di piena dell’Olona e del Severo
Proposte elaborate dalla Sezione pavese di Italia Nostra per organizzare e difendere il territorio del Ticino
Risoluzione sulla difesa del Ticino votata da più di duemila cittadini liberamente convenuti al Teatro Fraschini la sera del 2 marzo 1967
Siro Brambilla (Presidente della Sezione provinciale pavese della Federazione Nazionale Pesca Sportiva), Il parere dei pescatori
Oddo Carboni (rappresentante regionale lombardo della Federazione Italiana della Caccia), La voce dei cacciatori