VENEZIA - (S.T.) Uno stuolo di avvocati ha stilato mercoledì la delibera del Comitatone, che Costa e i suoi (in particolare l'assessore "giurista", Marco Corsini, e la direttrice generale, Ilaria Bramezza) avevano trovato inizialmente tutta strutturata per fronteggiare il no del Comune. Dovrebbe essere a prova di bomba, dunque, anche se nelle premesse vi si leggono evidenti contraddizioni e forzature, dove eventuali ricorsi si potrebbero insinuare, dovute al complesso lavorio di crasi tra posizioni distanti e al timore del Governo, ben descritto da Costa, «che qualsiasi aggiunta non fosse un cavallo di Troia per mettere in discussione il punto 1, cioè la progettazione esecutiva e la realizzazione delle chiuse mobili».
Sul punto dell'art. 3 della legge speciale 139 del '92 che subordina i finanziamenti per il Mose a un "adeguato avanzamento" di interventi alternativi, ad esempio, le premesse da un lato richiamano l'ordine del giorno del consiglio comunale che giudica insufficiente l'avanzamento e che non riconosce né «l'avvenuto arresto del degrado della laguna e tantomeno l'inversione del processo di degrado», dall'altro affermano che lo stesso stato d'avanzamento «è da ritenersi adeguato ai fini e agli effetti di cui alla stessa norma».
Tale "adeguato avanzamento" doveva riguardare anche estromissione del traffico petroli e apertura delle valli da pesca, praticamente all'anno zero, ma nelle premesse si sostiene che il Piano generale degli interventi «non contempla né opere rivolte all'apertura delle valli da pesca né interventi finalizzati alla sostituzione del traffico petrolifero». L'avanzamento, dunque, è giudicato dell'87 per cento, ma sulle cifre stanziate, e non sul fabbisogno totale.
Quanto alle 11 condizioni del Comune, la prima (ripristino della morfologia naturale delle bocche) «produce solo effetti temporanei (1 o 2 anni) stante il grave stato di degrado della laguna, ma che diventano irrilevanti nei confronti di un'opera con una vita utile non inferiore a 100 anni», altre sette «non vincolano la realizzazione delle opere mobili», il punto relativo all'adeguamento progettuale del Mose «avrà pratica e automatica applicazione in relazione allo sviluppo progettuale». Quanto agli ultimi due punti su struttura permanente d'accesso e più efficienti opere dissipative si sostiene «che la conca di navigazione già prevista alla bocca di Malamocco nel progetto definitivo soddisfi con modesti adeguamenti l'esigenza indicata dal Comune stesso» e che le capacità dissipative «vengano inserite solo in una zona particolare del canale di bocca che è lontana dalle opere mobili e, quindi, da esse indipendenti».
Se le posizioni ambientaliste ostili al Mose troveranno in sede istituzionale una loro più o meno faticosa mediazione, come testimoniano i commenti politici a Ca' Farsetti sul dopo-Comitatone, pur improntati al "solito" braccio di ferro, in sede "civile" non ci sono compromessi che tengano e si annunciano i ricorsi. «Gli avvocati si stanno già muovendo - ha avvisato ieri il presidente della sezione veneziana di Italia Nostra, Maurizio Zanetto - Consideriamo il Mose una sciagura per la città, non per preconcetto, ma per fondati convincimenti». Su una linea consimile anche il Wwf Italia, per il quale «la decisione presa dal Comitatone rischia di essere un inganno sia per l'ambiente che per i cittadini». Il Wwf ha giudicato «gravissime» le dichiarazioni del ministro per l'Ambiente, Altero Matteoli, secondo il quale non esisterebbero più obblighi legislativi di Valutazione di impatto ambientale sul Mose . «Anche il Comune di Venezia - ha concluso il Wwf ricordando il ricorso al Tar - deve chiedere e pretendere che sia avviata la procedura di Via». Anche il Comitato "Salvare Venezia con la laguna", che coordina tutte le associazioni ambientaliste veneziane, ha annunciato che al ricorso già depositato al Tar contro le opere dissipative aggiungerà la richiesta di sospensiva immediata dei lavori. «I nostri timori si sono verificati tutti - ha sostenuto Stefano Boato -: giovedì prossimo a San Leonardo inizieremo la mobilitazione pubblica della città». Sul piano politico, se il Polo rossoverde per bocca del prosindaco Bettin ha rilanciato l'idea del referendum, il gruppo consiliare Ds ha sostenuto che l'opposizione locale, guidata da Renato Brunetta, è stata delegittimata e sconfessata dal suo stesso governo, e ha chiesto che il Comune si faccia promotore di iniziative pubbliche «per un grande confronto civile su questi temi».
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La VIA sul MoSE, articolo di E. Salzano
Il Sistema MoSE: che cos’è