Titolo originale:Second-home owners are among the most selfish people in Britain – scelto e tradotto per Eddyburg da Fabrizio Bottini
Quale maggior fonte di ingiustizia, del fatto che alcune persone non hanno casa, mentre altre ne hanno due? Eppure il commercio vampiro di seconde case continua a crescere – del 3% l’anno – senza alcuna interferenza del governo o da parte della coscienza dei compratori. Ogni acquisto di seconda casa priva un altro della prima. Ma parlar chiaro di questo significa qualificarsi come guastafeste e saccente.
Se si va a Worth Matravers – quel villaggio di bomboniere nel Dorset dove il 60% delle case sono di proprietà di fantasmi – non si trovano orde di homeless accampate sui marciapiedi dentro a scatole di cartone. Il mercato non funziona in questo modo. I giovani del villaggio, che non riescono a comprare qui, si sono spostati, contribuendo ad aumentare le pressione abitativa altrove. L’impatto del mercato fantasma può risultare invisibile agli acquirenti, ma ciò non significa che non sia reale. I proprietari di seconde case sono probabilmente le persone più egoiste del Regno Unito.
In Inghilterra e Galles ci sono 250.000 seconde case. In Inghilterra 221.000 persone sono classificate homeless o abitanti in ricoveri o sistemazioni temporanee (questi casi disperati comprendono il 24% della domanda di abitazione sociale). Non sto sostenendo che se trasformassimo in abitazione qualunque casa sottoutilizzata avremmo risolto il più grave problema dei senza casa. Dico solo che la condizione di senza casa è stata esacerbata dal fatto che il governo non assicura che le case siano utilizzate per viverci.
Si tratta di un problema che ha ricevuto una rara attenzione mediatica settimana scorsa quando la Affordable Rural Housing Commission ha pubblicato il proprio rapporto. Ipotizzava che si potessero tassare i proprietari di seconde case di certe aree in modo più pesante, o che fosse necessaria una autorizzazione urbanistica per trasformare un’abitazione in una casa fantasma. Queste idee, per quanto moderate e di prima ipotesi, sono state accolte con rabbia. “Se il governo adotta queste proposte” ha ruggito il Telegraph, “sarà per punire ancora gli elettori del ceto medio in base ad una cultura del risentimento piena di invidia”. Sul Guardian, Simon Jenkins ha ipotizzato che le proposte della commissione potessero negare “agli attuali proprietari il valore della proprietà e di conseguenza la mobilità per loro e i loro figli. É una folle tassa sulla proprietà applicata ai poveri rurali ... Pensare che chi porta nuovo denaro e, in molti casi, nuove attività economiche nelle campagne britanniche, sia un male sociale, è sinistrismo arcaico”.
Se preoccuparsi dei problema dei senza casa trasforma in dinosauri della sinistra, beh, alzo il mio artiglio. É vero che premere sulle seconde case diminuirà i prezzi nelle campagne, un poco. Questa è una parte della questione. Ma non è che i proprietari rurali soffrano di basse valutazioni. Il giorno prima di questo articolo, la Halifax ha proposto cifre che mostrano come la casa rurale media costi 208.699 sterline (ovvero 6,7 volte i guadagni medi annuali), mentre la casa media di città costa 176.115 sterline. Jenkins sembra chiederci di badare più ai profitti di chi è già ricco che a chi non ha altro che una scatola per dormirci dentro. É anche vero che nei fine settimana e durante la stagione estiva I proprietari di seconde case possono portare nuova attività per i negozi locali; specialmente il genere di boutique pittoresca che si affumica il proprio pesce e vende vasetti di marmellata con sopra cappelli di carta. Ma per il resto dell’anno, visto che il villaggio è mezzo vuoto, le attività muoiono.
Anche l’impatto ambientale deve essere magnifico. É già abbastanza arduo sistemare le case che ci servono nelle campagne, figuriamoci quelle finte per i frequentatori del fine settimana. Aprite le pagine di qualunque supplemento immobiliare e troverete annunci per “alloggi vacanze” in Cornovaglia, Dorset, Pembrokeshire o Norfolk. Spuntano aeroporti regionali (o tentano di spuntare) ovunque i finanzieri della City cominciano a spingere economicamente via gli abitanti del posto (chi ha seconde case all’estero fa anche più danni: un’indagine ipotizza che causino in media sei viaggi aerei di andata e ritorno l’anno). Per non parlare dei costi ambientali di mantenere due case, e senza dubbio di lasciar accese le luci di sicurezza e le apparecchiature in standby mentre si continua la vita altrove.
Per tutti questi motivi, credo che le proposte della commissione non siano sufficienti. Considerano il problema della seconda proprietà come questione locale, limitato alle aree più ambite della campagna. Non si conta il più vasto contributo di questo tipo di proprietà a produrre homeless, o alla distruzione dell’ambiente. Né si coglie il punto – quasi sempre mancato dai mezzi di comunicazione – che la maggioranza delle seconde case (155.000 su 250.000) stanno in città e cittadine, dove uomini d’affari di mezza età trasformano quella che potrebbe essere la prima casa di una giovane coppia in un pied-à-terre. Accetto il fatto che si tratti di una Commissione per la casa rurale, ma non posso fare a meno di chiedermi se per caso un riconoscimento del genere non avrebbe causato qualche turbamento a Elinor Goodman – capo della commissione- che ha una seconda casa a Westminster.
Vorrei vedere la proprietà di seconde case diventare proibitivamente costosa, ovunque si trovino. Continua ad essere più economico possedere una seconda, che una prima casa. Il governo ha ridotto la deduzione sulla tassa locale delle case fantasma dal 50% al 10%, ma pare offensive che possa comunque esistere una deduzione di qualunque tipo. Peggio, come ha sottolineato ieri una lettera al Guardian, la gente compra case da fine settimana come finti luoghi di vacanza e li usa come “attività in perdita” contro il fisco. Scappatoie del genere devono essere eliminate. Perché non applicare una tassa comunale del 500% per tutte le seconde case, che le amministrazioni locali siano obbligate a ipotecare: in altre parole a utilizzare per nuove abitazioni sociali? Non impedirebbe ai più ricchi di comprarsi altre, ma almeno chi sta ai gradini inferiori della scala sociale ne avrebbe qualcosa in cambio.
Spesso ci dicono che tasse punitive di questo tipo non funzionano, perché le coppie potrebbero registrare le case separatamente. Ma questo potrebbe funzionare soltanto per chi non è né sposato né in unione civile. Non impedisce al governo di prelevare la tassa sui capital-gains.
Il vero problema è che quasi ogni parlamentare col collegio fuori da Londra ha due o più case, e ci sono pochissimi giornalisti affermati che non stiano succhiando la vita di un villaggio da qualche parte, o un giornale che non dipenda dagli annunci immobiliari. Due settimane fa il Sunday Times ha scritto che la parlamentare del Labour Barbara Follett, proprietaria di una casa da 2 milioni di sterline nel collegio elettorale (a Stevenage), di un appartamento a Soho e altre case a Antigua e Cape Town, dichiara 76.357 di spese ai Comuni per gli ultimi quattro anni della casa londinese. Forse non è difficile capire perché i parlamentari non stanno chiedendo a gran voce che si faccia qualcosa. Venerdì, Peter Mandelson – l’uomo che dice ciò che pensa Blair – ha dichiarato a una conferenza stampa che la principale sfida del Labour è di trovare soluzione “alle ansie del ceto medio che lavora duro ... non è il vecchio territorio del Labour che abbiamo dimenticato e che si sta allontanando, ma il territorio del New Labour che occupiamo dal 1997 che è a rischio”.
In altre parole, le possibilità che il governo obblighi l’abbandono delle seconde case sono più o meno pari a zero. Ma questo non ci deve impedire di sottolineare come sia inaccettabile lasciare che i ricchi sottraggano ai poveri le loro case.
Nota: a proposito del rapporto della Commissione sulla Casa Rurale, più volte citato, su Mall articoli di Anne Perry, Beverly Goldberg, e l'intero documento scaricabile (f.b.)