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Edoardo Salzano
Dietro l'Arsenale di Venezia
20 Ottobre 2012
Vivere a Venezia
Alcune stranezze dietro la difesa dell'Arsenale dalla privatizzazione a favore del MoSE. 19 ottobre 2012

Ogni grande manifestazione di popolo che avviene a Venezia ha un carattere pittoresco e festoso, soprattutto quando utilizza il fascino dell'acqua e delle barche imbandierate. Non sempre questi eventi sono ripresi dai media nazionali. Così è stato per esempio per le manifestazioni contro le grandi navi in Laguna, che ha goduto del silenzio dei media nazionali. Un inaspettato successo ha avuto invece la manifestazione contro l'ulteriore privatizzazione dell'Arsenale di Venezia operata dal governo Monti. Questo ultimo infatti ha inserito nel provvedimento alla firma del Presidente della Repubblica una norma che concederebbe al Consorzio Venezia Nuova, concessionario dello Stato per le opere di salvaguardia fisica della Laguna, un'ulteriore cospicua porzione del complesso demaniale dell'Arsenale, da decenni promessa al Comune.

Mi hanno colpito alcuni elementi: innanzitutto il grande rilievo dato dai media nazionali all'evento. E poi, l’insorgere della città – e non solo della sua componente più sensibile alla tutela degi spazi pubblici e dei beni comuni , i comitati) contro un uso dell’Arsenale che ne aumentava ancora il carattere di porzione murata e recintata della città. Sarebbe bello se l’attenzione dei media significasse che parole d'ordine controcorrente ( come «salvaguardare la città e i suoi spazi dalla privatizzazione» fossero il segno di una diffusa maturazione culturale. E se l’unanimità dimostrata dalla società veneziana significasse che essa nel suo insieme dice “basta” alla politica di privatizzazione di ciò che è pubblico

Il successo della manifestazione e l’unanime consenso mediatico che essa ha suscitato mi hanno posto alcune domande: come mai nessuno si era indignato, nemmeno in città, quando il governo, qualche mese fa, aveva assegnato in concessione al Consorzio Venezia Nuova tutta l'area nord dell'Arsenale? Possibile che nessuno in città ne sapesse nulla, neppure il Comune e le aziende di cui è il principale azionista, come l'azienda di trasporti e la spa Arsenale di Venezia? E come mai una persona come l'attuale sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che non ha mai contrastato le privatizzazioni di spazi ed edifici pubblici al Lido di Venezia e in tutti i complessi immobiliari recentemente passati dalla mano pubblica a quella privata (come quelle che oggi portano il marchio Benetton, Cardin e Trussardi e via griffando), appare oggi come il leader della protesta ed esprime la sua indignazione protestando la sua indignazione perché l'iniziativa del governo «favorisce gli interessi privati contro quelli della città?».

Due strategie

Può aiutare a comprendere l'apparente contraddizione il fatto che per l'Arsenale di Venezia ci sono due diverse strategie, entrambe interessate a promuovere interessi immobiliari e chiusura dei suoi spazi all'utilizzo da parte dei cittadini.

La prima strategia è indubbiamente quella che ha come suo principale attore il Consorzio Venezia Nuova e il gruppo di imprese edili che ne è il proprietario. Questo indubbiamente ha oggi il dominio della parte più consistente dell'Arsenale, concessagli dall’attuale proprietario, il Demanio statale, e l'interesse a estenderlo ulteriormente. Fino a diventarne l’utilizzatore finale per tutte le esigenze, industriali e di “valorizzazione immobiliare”, dei suoi soci.

Contrastare questa strategia è certamente necessario. Ma c’è una strategia alternativa? Nei fatti ne vedo agire una soltanto, e non la giudico positiva. E’ quella perseguita dalle forze e gli interessi che attualmente (diciamo dai tempi del sindaco Cacciari) governa la città ? Questa strategia, nel quadro di una visione immobiliaristica e mercantilistica dell'uso della città ha tra i suoi progetti più significativi quella di realizzare uno sviluppo particolarmente fruttuoso dal punto di vista della rendita immobiliare lungo l'asse, per ora meramente simbolico, domani costituito dalla “sublagunare”), che collega la nuova città di Tessera (2 milioni di mc sul margine della Laguna), il grande complesso dell'Arsenale e le aree già di proprietà pubblica del Lido di Venezia (si vedano in proposito i libretti Tessera City di Stefano Boato, Lo scandalo del Lido di Edoardo Salzano). Questo progetto urbanistico si integra perfettamente con le iniziative immobiliari in gran parte già realizzate lungo la direttrice Piazzale Roma - ponte di Calatrava - stazione ferroviaria - Rialto - San Marco (vedi il libretto Benettown di Paola Somma) e ha, quali ulteriori elementi della strategia che lo sorregge, la tolleranza nei confronti delle grandi navi e la mercificazione delle facciate dei palazzi veneziani.

Nell’ambito di questa strategia l’Arsenale ha indubbiamente un ruolo centrale: Per la sua posizione strategica, per l’entità degli spazi, per il prestigio, per i cespiti finanziari che già i suoi gestori ottengono dallo Stato e dai suoi concessionari.

A proposito: chi sono i gestori degli spazi dell’Arsenale dei veneziani, tutti ancora di proprietà pubblica? Non istituzioni pubbliche, statali o comunali, ma una struttura privatistica, realizzata ad hoc: la “Arsenale s.p.a”, di proprietà paritaria dei due unici soci, Il demanio statale e il comune di Venezia, Una struttura, presieduta e diretta dall’ax assessore all’urbanistica Roberto D’Agostino, che ha la piena potestà di operare, progettare i suoi “programmi industriali", i suoi progetti, le sue decisioni operative con tutta la discrezionalità propria dell’istituzione di diritto privato.

C’è un'altra strategia?

Fino ad oggi l'impressione prevalente era che tra quelle due differenti strategie (quella del Consorzio Venezia nuova e quella dell’attuale maggioranza comunale)non vi fosse contrasto, ma anzi complicità o esplicita collaborazione. La frattura apertasi tra il Comune e il Consorzio Venezia Nuova a proposito delle aree dell'Arsenale può avere più significati. E’ probabile (o almeno possibile) che il conflitto sorto tra le due strategie stia nel nel problema sollevato dal sindaco Orsoni a proposito dell’ammontare del contributo che il Consorzio versa l’Arsenale s.p.a, per l’utilizzazione dell’area di cui gli è stato concesso l’uso. Lo confermerebbe la dichiarazione di Orsoni che la decisione governativa «non consentirebbe ad Arsenale Venezia spa - la società che dovrebbe occuparsi della gestione del complesso - di fare il proprio piano industriale» (Enrico Tantucci, La Nuova Venezia. 12 0ttobre 2012).

Se così fosse, è facile prevedere che la buriana cesserà presto e si troverà un nuovo compromesso, finanziario o immobiliare, tra gi interessi oggi divergenti. MaPer comprendere meglio sarebbe utile conoscere i rapporti funzionali e finanziari che legano tra loro i diversi attori della gestione dell'Arsenale e ciò che il colpo di mano del governo cambia in questi rapporti, e sarebbe utile sapere quale sia il piano industriale della Arsenale spa cui allude il sindaco, quale organo elettivo lo abbia approvato (o almeno conosciuto e discusso).

Più utile ancora sarebbe utile sapere se, se oltre alle due strategie che si contendono il destino dell'Arsenale (e che facilmente troveranno una nuova composizione) ve ne sia una diversa e capace di assegnare all'Arzanà dei viniziani il ruolo più utile alla città e ai cittadini di oggi e di domani. Sarebbe utile, ma non è facile costruirla, finche le informazioni su ciò che c’è dietro il recinto dell’Arsenale resterà così poco trasparente a chi vuol conoscere per partecipare criticamente al governo della città, bene comune.

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