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Tomaso Montanari
Ministro, faccia il suo lavoro
24 Agosto 2012
Beni culturali
Il Mibac ormai privo di una politica e incapace di elaborare una strategia per uscire dal degrado. Il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2012 (m.p.g.)

agosto). “Gli scandali culturali e la loro riduzione a fatti economici o di bilancio tormentano, in un degrado sonnolento, il nostro futuro”, continua il giurista, che cita il saccheggio della biblioteca napoletana dei Girolamini, denunciato dal Fatto, e “lo scempio che sta perpetrandosi a Venezia con le navi che devastano il Canal Grande e il Canale della Giudecca. E le presuntuose ristrutturazioni commerciali operate da altrettanto presuntuosi archistar, di edifici storici, o progetti di nuove opere, autorevolmente con vigorosa preoccupazione denunciate da Salvatore Settis”. Se non di questo, di che si occupa il ministro Ornaghi?

Dopo il mio articolo sull’avvio della privatizzazione della Pinacoteca di Brera (Fatto, 17 agosto) e uno analogo di Vittorio Emiliani (Unità, 20 agosto) decine di intellettuali stanno firmando una durissima lettera in cui si chiede a Napolitano e a Monti di fermare il processo imposto a Ornaghi dal supercollega Corrado Passera, e di aprire un vero dibattito pubblico sulla gestione del patrimonio storico e artistico della nazione tutelato dalla Costituzione.

Il primo atto di questa discussione si è svolto ieri sul Corriere, dove un’intervista al ministro Ornaghi sembra il manifesto del disimpegno, del pilatismo, dell’abdicazione dello Stato dalla propria missione .

“Non ci sono manovre di svendita ai privati. Meno che mai progetti di privatizzare gli Uffizi o la Galleria Borghese”, dice Ornaghi. Che nelle stesse righe, tuttavia, dichiara che bisognerà trovare dei privati disposti a finanziare la Grande Brera. Ci faccia capire, signor Ministro. Lei i soldi per Brera non li chiede a Monti o a Passera, ma li chiede ai privati: gli stessi privati ai quali garantisce di non voler fare nessuno spazio nella conduzione dei musei. E, di grazia, chi sarebbero i privati disposti a regalare alla comunità quei milioni che la comunità non sembra più disposta a impiegare per se stessa? Dove sarebbero i mecenati pronti a finanziare gratuitamente il patrimonio di una nazione immemore di se stessa? Quali sarebbero gli strumenti legislativi e fiscali, e dove l’orizzonte culturale, di un mecenatismo all’americana, disposto a finanziare i musei per ottenere dividendi di legittimazione culturale? Io vedo solo enti locali pronti a lottizzare i Cda dei grandi musei (chi sarebbe felice di un Formigoni che mette bocca nelle nomine di Brera, di un Renzi che governa gli Uffizi o di un De Magistris che gestisce Capodimonte?), sponsor che mirano a piegare il patrimonio al proprio marketing (come nel caso del Colosseo concesso a Della Valle), e ministri che si affrettano a costruire gli strumenti giuridici per cui tutto questo sia possibile.

“Siamo seri”, ammonisce Ornaghi, minimizzando l’allarme. Bene, siamo seri: e cominci lei, signor ministro, a provarci. Le pare serio aver nominato nel Consiglio d’amministrazione della fondazione della Scala (quella che, secondo lei, dovrebbe far da modello a Brera) un suo affezionato creato? Le pare serio aver designato a guidare il Consiglio superiore dei Beni culturali un ignaro filosofo del diritto? Le pare serio non aver ancora messo piede nel centro dell’Aquila devastato dal terremoto di tre anni e mezzo fa, e mai ricostruito? Le pare serio spedire a Pechino delicatissime opere del Rinascimento per ragioni promozionali?

Le pare serio non aver ancora spiegato come sia stato possibile che un suo consigliere abbia svaligiato la biblioteca pubblica che dirigeva, complice la struttura del ministero che lei dirige? Mi rendo conto che è assai più facile per lei – programmaticamente “neoguelfo” – esibirsi in un dibattito su fede e bellezza al meeting di Cl, confrontandosi nientemeno che con un vescovo , con la soprintendente di Firenze sotto processo alla Corte dei Conti per aver acquistato un crocifisso (non) di Michelangelo brandito da prelati in tutta Italia come un vessilo sanfedista, e con un professore della Cattolica di cui lei è (scandalosamente) ancora il rettore. Ma, se l’obiettivo è quello di essere seri, lei dovrà dare ben altre risposte a chi le chiede di rispettare il giuramento di fedeltà alla Costituzione e dunque di trovare i mezzi con cui la Repubblica (cioè lo Stato-persona) continui a tutelare il patrimonio della nazione, cioè dello Stato-collettività, cioè di noi tutti.

Il suo problema, signor ministro, non è quello di “trovare dei finanziatori illuminati”, come ha dichiarato al Corriere, la sua missione non è quella di fare “fund-raising” appaltando agli enti locali o ai privati i pezzi pregiati del patrimonio, in un’ottica per cui tutto ciò che non sarà appetibile sarà destinato alla rovina. No, il suo dovere è conservare e rendere accessibile un patrimonio che si potrebbe mantenere con il 5% dell’evasione fiscale annua che il suo governo sta cominciando a combattere.

Ma finché lei non farà nulla di tutto questo, non potremo che domandarci, con Guido Rossi, “di che si occupa il ministro Ornaghi?”.

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