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Oscar Luigi; Rodotà Stefano Scalfaro
Dialogo sulla Costituzione
"Se il Parlamento è vivo la democrazia e certa"

30 Gennaio 2012
Difendere la Costituzione
Per ricordare un italiano che ha attraversato tutte le stagioni della nostra storia recente mantenendo la barra dritta anche negli anni più vicini. La Repubblica, 30 gennaio 2012

Riproponiamo la trascrizione della videointervista su Costituzione, Parlamento e democrazia rilasciata da Oscar Luigi Scalfaro a Stefano Rodotà in occasione del Festival del Diritto edizione 2011, organizzato dalla Laterza a Piacenza dal 22 al 25 settembre 2011

RODOTÀ: Presidente, io parto da un dato di fatto non discutibile e cioè, se oggi c'è un vero testimone della storia della Repubblica sei tu. Non è un omaggio formale. Componente dell'Assemblea Costituente, membro del Governo, personalità importante del più grande partito italiano, la Democrazia Cristiana, Presidente della Camera, Presidente della Repubblica, difensore pubblico della Costituzione, così direi per la fase che si ebbe in occasione del referendum del 2006. E' una storia lunga, è una storia importante e forse vale la pena di cominciare proprio dall'inizio. Oggi tu come ricordi l'Assemblea Costituente, come l'hai vissuta?

SCALFARO: All'Assemblea Costituente arrivarono persone dalle più diverse provenienze, compreso qualcuno che non aveva una chiara visione della democrazia. Tu che hai avvicinato un'infinità di persone hai notato che chi ha fatto parte dell'Assemblea Costituente ha mantenuto nella carne viva il marchio della Costituzione?

RODOTÀ: Adesso le parti si sono invertite, rispondo io a questa domanda. Io ho incontrato varie persone, alcune mi hanno dato la sensazione che erano rimasti costituenti, cioè per essi la Costituzione non era un'impresa finita, era la loro storia e la storia della Repubblica. Ricordo solo tre di queste persone (poi ne aggiungerò una quarta): Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e Lelio Basso. Loro avevano in sé la Costituzione e io da loro ho imparato molto, così come ho imparato molto da Kiki Mattei, una deputata del PC che - come mi raccontò Lelio Basso - nel momento in cui si dovette votare sul concordato, dovette votare a favore per disciplina di partito e piangeva. Cioè, ho trovato in molti il senso di partecipare a una grandissima impresa

SCALFARO: Noi avevamo, vorrei dire, quasi naturalmente per essere stati all'Assemblea Costituente il senso del Parlamento, della democrazia parlamentare. Se il Parlamento è vivo la democrazia è certa, se il Parlamento è povero o pezzente, come oggi, allora c'è da dubitare molto che ci sia democrazia.

RODOTÀ: Il raffronto tra i tempi della Costituente e oggi che è inevitabile. Quando accennavi all'altezza intellettuale, io credo che quella della Costituente sia stata anche una scuola per chi è stato.

SCALFARO: Io ricordo che queste erano le direttive della Democrazia Cristiana, cioè ascoltare tutti, in particolare quelli che sostengono tesi diverse dalle nostre. Ma io devo confessare che ho sempre ascoltato tutti con passione, con la voglia di capire. Sono nate per me delle amicizie in questo desiderio di capire che supera le diversità e si ritrova questo denominatore comune, democrazia uguale Parlamento vivo e vero.

RODOTÀ: Questo è già un giudizio su come si faceva politica negli anni successivi alla Costituente, nei lunghi anni della storia repubblicana, una storia difficile, e allora il tuo sentimento, il tuo ricordo di protagonista del maggiore partito italiano, qual è la tua opinione? Già hai dato un giudizio molto netto, però la storia, il grande partito della DC, in cui tu hai militato e sei stato esponente importante, Ministro della Repubblica, allora?

SCALFARO: La Democrazia Cristiana ebbe il culto del Parlamento. Il Parlamento come marchio di fabbrica di una democrazia, indice di quanto la democrazia è entrata dentro il paese, starei per dire di come la democrazia si è incarnata nelle persone. Questo fu un marchio che fu rafforzato nell'Assemblea Costituente in modo assolutamente eccezionale e trovò nella mia esperienza una conferma nel 2006, quando io inaspettatamente, con mia grande commozione, fui chiamato a presiedere a tutti i Comitati per la difesa della costituzione, tanti che certi non riuscimmo neanche a catalogarli. C'erano delle madri di famiglia che erano cape del loro fabbricato e servendosi di questo avevano fatto un comitato a difesa della Carta Costituzionale. Fu una cosa emozionantissima, nel 2006, cioè noi che registravamo tutti i Comitati ne abbiamo avuto qualche centinaio sfuggito al controllo, dove madri di famiglia, insegnanti delle elementari, direttrici didattiche, persone che si sono buttate per difendere questa Carta come cosa propria, come proprietà, come carne propria, come vita propria, formidabile.

RODOTÀ: Hai usato l'aggettivo giusto, formidabile, perché io credo che tu abbia avuto la fortuna o il destino di essere presente nei passaggi più significativi: l'Assemblea Costituente, il passaggio che io esito a definire dalla Prima alla Seconda Repubblica, ma certamente la gestione politico-istituzionale negli anni difficilissimi che cominciarono proprio nel 1992, e poi questa, che tu hai descritto così bene, ripresa dello spirito costituzionale nelle persone. Se posso usare una formula che non mi pare retorica, in quel momento la Costituzione ha incontrato il suo popolo, mentre un ceto politico se ne allontanava. Tu hai capeggiato, per il referendum che ha conservato la Costituzione nel 2006, questa ripresa dello spirito repubblicano costituzionale.

SCALFARO: E' stato per me intensamente commovente. Quel 2006, questo di vedere nascere lo stesso spirito che io avevo vissuto all'Assemblea Costituente, nato in persone che non erano al mondo allora, quindi starei per dire una trasmissione di generazione in generazione, di vita in vita, di carne in carne, perché c'è molto la partecipazione della persona umana, capace di pensare e di ricondursi ai principi essenziali per la vita della persona e per la vita delle comunità democratiche.

RODOTÀ: Hai detto due cose che mi paiono molto importanti: primo l'accenno agli insegnanti, alle direttrici didattiche, alla scuola, che dobbiamo avere al centro. E poi la parola persona. Io devo confessare che, all'inizio, io e altri della mia generazione consideravamo il termine "persona" nella Costituzione con distanza, senza valutare in tutta la sua importanza, come se che fosse solo l'esito di una sorta di negoziato e la persona era un po' consegnata alla parte democristiana. Passando il tempo abbiamo visto come la Costituzione italiana sia stata in questo senso anticipatrice e lungimirante per questa centralità della persona.

SCALFARO: Quando si dice c'è stato un grande mercato tra mondo cattolico e comunisti, si snatura tutto perché c'è stato un dialogo, ma quanto rispetto avevano i comunisti dei principi cristiani? Quanto rispetto avevano i cristiani dello schieramento lontano dalla fede in quanto tale, ma non lontano dai principi dei valori dell'uomo, dai principi dei valori della comunità?

RODOTÀ: Voglio ricordare un altro nostro colloquio, perché io ti chiesi qual era la tua opinione sul fatto che La Pira, che aveva proposto con un emendamento che la Costituzione si aprisse con la parole, In nome di Dio e del Popolo italiano si dà la presente Costituzione, io ti chiesi il tuo giudizio e tu avesti una frase lapidaria, "non si vota su Dio", e quindi tu sostenesti la opportunità del ritiro dell'emendamento.

SCALFARO: Io fui contrario dall'inizio, ma devo dire che da noi furono alquanto numerosi quelli che dissero no, assolutamente no. Ma io dico, se tu credi che c'è un essere al di sopra, lascialo tranquillo, rispettalo. Se tu non ci credi, lascialo due volte tranquillo. Cioè è un controsenso terribile questo. Infatti furono, con tutto il rispetto, persone di ali basse che sostennero queste tesi che sanno non di volo d'aquila, ma di volo di piccione nella Piazza del Duomo di Milano.

RODOTÀ: Però c'è un altro momento alto, questa volta che ti riguarda direttamente, proprio in questo rapporto tra la religione e la politica. Mi riferisco al tuo discorso quando ci fu la visita di Stato di Giovanni Paolo II. Io lo ritengo uno dei grandi discorsi sull'autonomia dello Stato e del rispetto della religione in sé, due cose che delle volte sembra oggi che non possano andare insieme.

SCALFARO: Dico una cosa che non è un segreto: un vescovo, che c'è ancora oggi e che è un uomo di degna statura, mi disse che il Segretario del Papa, dopo che io feci quell'intervento, disse a questo vescovo di non aver capito perché il Capo dello Stato avesse fatto quel discorso. E io dissi a quel vescovo: "Eccellenza, lo lasci tranquillo e non glielo spieghi".

RODOTÀ: In questo credo che sempre quello spirito costituente che tu hai evocato, il rispetto dell'altro, il dialogo malgrado le distanze che possano esserci, non sono forse più oggi la cifra e il segno della nostra vita civile.

SCALFARO: Non c'è alcun dubbio oggi si sono perse terribilmente, oggi guardare il Parlamento è una desolazione gravissima. Oggi purtroppo si può sostenere che la democrazia è defunta e defunta malamente.

RODOTÀ: Tu sei stato anche Ministro in un Ministero chiave, il Ministero degli Interni. Con l'occhio questa volta dell'uomo di governo, che cosa tu oggi ricorderesti, che valutazione faresti di questa esperienza?

SCALFARO: Devo dire che a fare il Ministro dell'Interno credendoci si impara anzitutto ad ascoltare gli altri e a tener conto degli altri, anzitutto soprattutto per quelli che sono più idonei a pensare che a parlare, e oggi c'è una scarsità enorme di questa popolazione, specie in Parlamento.

RODOTÀ: Nello stesso tempo però noi abbiamo quasi una situazione contraddittoria, cioè un ritorno della Costituzione nello spirito popolare. L'espressione è brutta ma si può dire che della gente comune si distingue sempre più da chi ha abbandonato i valori costituzionali, con una deriva anche della moralità pubblica e civile. Come contempli questa fase difficile per la moralità civile?

SCALFARO: Io ho avuto, di fronte a questa realtà che per me è deprimente, un aiuto enorme dai giovani e dai giovanissimi, i quali hanno mostrato una fede nella Carta Costituzionale, prodotta quando non erano neanche nati, che mi ha commosso intensamente. Non so piangere di fuori, ma di dentro ho pianto davvero.

RODOTÀ: E sullo stato della moralità pubblica?

SCALFARO: Oggi a questa impostazione segue una realtà desolante. Quando io leggo le cronache dei giornali, sembra che ogni giorno nascano a centinaia i nuovi profittatori, i nuovi ladri, le persone che nel momento in cui si avvicinano a un incarico, a una responsabilità, pensano per prima cosa a rubare, a tradire. Una cosa che fa spavento. La corruzione dilaga come una peste bubbonica.

RODOTÀ: Non potresti essere più chiaro. Voglio tornare però adesso su una tua grande decisione politica, che all'epoca fu discussa, e se ne discute ancora. Mi riferisco a quello che è stato chiamato, più o meno propriamente, il ribaltone, e che era invece - questo io lo dissi, tu lo sai - un modo profondo di rispettare la logica costituzionale.

SCALFARO: C'è un episodio che ho raccontato diverse volte, ma per me è storia vissuta e pagata. Il Presidente del Consiglio Berlusconi era venuto a consegnare la sua delega, quindi dando la sensazione che si rendeva conto che aveva finito il suo compito. Non ricordo se nella stessa seduta o poco dopo tornò e mi disse: "Presidente, ti chiedo tre cose: lo scioglimento del Parlamento, la crisi di governo e che questi passi li faccia io col mio governo". (Il quale si era dimesso pochi minuti prima). Io rimasi interdetto per un secondo, perché la persona mi aveva colpito la prima volta che mi aveva parlato di una cosa come se fosse stata vera e vera non era. Devo dire che per me negare la verità conosciuta vuol dire chiudere totalmente la possibilità di dialogo. Quindi mentre lui diceva, ti chiedo tre cose, mi fermai un momento e lui mi incalzò, ti ho chiesto tre cose, cosa mi rispondi? "Ti rispondo tre no" - gli dissi - "perché su questa Carta, che anche in questo momento mi è vicina, su questa Carta ho giurato fedeltà, se io facessi questo farei un passo in favore di una parte e contro un'altra, e andrei contro al mio giuramento. Ti rispondo tre no". Non mi sarà perdonato.

RODOTÀ: Sappiamo da chi...

SCALFARO: Ma non mi perdonerei mai se avessi risposto diversamente. Ringrazio Dio di avermi illuminato.

RODOTÀ: Chiudiamo con un saluto ai piacentini, e non solo, perché il festival del diritto richiama - è il quarto anno - dai posti più diversi, persone interessate e che oggi erano particolarmente in attesa di questa tua parola.

SCALFARO: Ringrazio Dio di questo incontro con te, che stimo tanto e amo profondamente. Sei un mio amico fino in fondo, ma poi in questo caso sei quello che mi porti a Piacenza, dove sarei venuto con gioia, ma la Provvidenza mi ha dato la voce per 92 anni e poi, vedendo come l'ho usata, me l'ha tolta ai 93. Ma vorrei comunque che vi giungesse la mia parola e il mio cuore, il cuore di chi crede nel Parlamento, nella democrazia, nella onestà delle persone della cosa pubblica, nella trasparenza di chi manipola e tocca i soldi dello Stato, di chi è disposto a lottare per distinguere la marmaglia di coloro che mettono le mani sulla cosa pubblica nel proprio interesse personale. Sono da estinguere. Grazie di cuore.

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