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Tomaso Montanari
Una commissione per Vasari, se si vuol cercare Leonardo
22 Dicembre 2011
Beni culturali
La vicenda del “gratta e Vinci” nell’impasse e nel silenzio degli organi di tutela, in violazione di ogni regola di trasparenza nei confronti dei cittadini. Corriere della Sera, ed. Firenze, 22 dicembre 2011 (m.p.g.)

La soprintendente Cristina Acidini non ha ancora risposto all’appello sottoscritto ormai da cinquecento persone, tra cui i più autorevoli esperti internazionali di Leonardo e Vasari. In compenso Maurizio Seracini comunica che il sindaco Renzi autorizza a far ripartire la ricerca, e sostiene che «chi ha firmato la lettera non è stato informato bene del nostro lavoro».

L’esposto di Italia Nostra alla Procura della Repubblica di Firenze e l’appello degli studiosi si fondano invece su un documento di prima mano: la lettera di rimostranza inviata all’Acidini da Cecilia Frosinini il 23 novembre scorso. La responsabile della pittura murale presso l’Opificio delle Pietre Dure ritiene che: «l’Istituto non sia stato messo in condizione di esprimere la propria valutazione tecnico-scientifica …; l’Istituto non sia stato messo in condizione di esplicare il proprio ruolo tecnico nel valutare la percorribilità delle operazioni richieste; all’Istituto non sia stato concesso di decidere in piena autonomia ... All’istituto quindi è stato negato il suo ruolo di organo della conservazione, imponendogli di operare danneggiamenti alla superficie pittorica attraverso strappi non motivati da considerazioni conservative». La dottoressa Frosinini paventava infine che «le scelte di Ente Locale e sponsor» potessero essere lesive del suo «ruolo professionale e scientifico e contrarie alle funzioni che lo Stato mi chiede di svolgere nell’ambito della ricerca e della conservazione».

Riassumiamo. Il sindaco di Firenze desidera portare avanti una ricerca che agli occhi dei massimi esperti internazionali di Leonardo (tranne che a quelli di Carlo Pedretti, maestro di Seracini) sembra completamente infondata sul piano scientifico. Egli non pensa di dover nominare un comitato scientifico indipendente (come si sarebbe fatto in qualunque paese civile), ma per bucare Vasari ha bisogno dell’assenso della soprintendente di Firenze Acidini, la quale a sua volta ottiene il via libera dalla soprintendente pro-tempore dell’Opificio, che è sempre l’Acidini (una situazione evidentemente infelice, e foriera di più di un conflitto d’interesse). Ma la lettera della Frosinini mostra che l’assenso dell’Opificio non è fondato né sulla scienza né sulla coscienza. Mancando quindi ogni forma di garanzia e di terzietà, la comunità scientifica internazionale (inclusi altri tecnici dell’Opificio e storici dell’arte della stessa soprintendenza di Firenze) invoca una sospensione e un controllo indipendente e autorevole, e Italia Nostra chiede doverosamente la verifica della magistratura.

A questo punto ci si deve chiedere: perché i fori sul Vasari sono stati autorizzati dall’Acidini, se erano in contrasto con l’etica della conservazione o addirittura violavano la legge? E se invece erano perfettamente in regola, perché si è smesso di farli, visto che la Procura non ha disposto nessuna sospensiva?

Da troppo tempo, e su troppe gravi questioni, Cristina Acidini ritiene di non dover rendere conto né alla città, né all’opinione pubblica, né alla comunità scientifica. Ebbene, è venuto il momento di farlo.

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