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Paolo Berdini

La cartina di tornasole
26 Ottobre 2011
Articoli del 2011
Le ragioni dei berluscones laziali: il loro piano casa è l'epitome della politica del territorio della destra italiana; contrastarlo, anche per finta, è un attacco grave al regime. il manifesto , 26 ottobre 2011

Stavolta non si può certo dare torto ai dieci assessori della regione Lazio che si sono dimessi per l'affronto subito con la sonora bocciatura, da parte del governo amico, del cosiddetto piano casa. Affermano infatti che si tratta di una scelta «incomprensibile che mette in discussione uno dei punti qualificanti del programma elettorale del Popolo della libertà sia a livello locale che nazionale». Sono due anni che il centrodestra afferma che la ripresa economica del paese e il suo futuro sono legati al mattone, ad una stanza in più, ad un piano aggiunto. Sono quasi due decenni che vengono approvati condoni edilizi, attenuate le tutele paesaggistiche, umiliate le Soprintendenze, sospese le demolizioni degli abusi in Campania, militarizzate le opere che, come la linea ferroviaria della Val di Susa, non potrebbero essere autorizzate perché violano i vincoli di legge.

È dunque vero che il centrodestra ha fatto della devastazione del territorio e del paesaggio «uno dei punti più qualificanti del programma». E ora che la Polverini aveva battuto tutti i record lanciando il Lazio come capofila dello scempio di qualsiasi regola, ecco che il ministro Galan ha distrutto il prototipo della cancellazione di ogni regola.

Il piano casa della regione Lazio prevedeva infatti la possibilità di costruire nelle aree sottoposte alla tutela della legge sui parchi, metteva cioè a repentaglio uno dei pilastri della cultura giuridica italiana. Prevedeva la realizzazione di porti in ogni parte della coste laziali e in ogni foce di fiume, altro che case.

E se poi la natura si riprende il suo spazio cancellando gli arenili si ricorre alla tanto vituperata spesa pubblica: da Ostia ad Anzio sono in costruzione barriere frangiflutto per tentare di frenare l'erosione. Uno sviluppo dissennato viene dunque sostenuto da un fiume di denaro pubblico: e continuano a cantare la storiella che «non ci sono più soldi».

E poi, diciamola tutta: Galan non è uno studioso dell'opera di Antonio Cederna. È stato presidente della regione Veneto per quindici ininterrotti anni dal 1995 al 2010. Basta andare nelle campagne di quello sventurato territorio per comprenderne gli esiti: quello veneto è forse il territorio più disordinato d'Italia, ad un capannone segue una casa e poi un altro capannone. E non hanno rispettato neppure i fiumi. Il 2 novembre 2010 Vicenza e i territori circostanti sono stati colpiti dall'alluvione provocata dal Bacchiglione, un tempo nobile fiume e ridotto oggi ad un delirio di cemento. E anche in questo caso, l'incuria per le regole l'abbiamo pagata noi. In due mesi sono stati erogati ai privati quasi 20 milioni di euro di risarcimenti, soldi bruciati nella folle ubriacatura della cancellazione delle regole.

La bocciatura della legge è stata provocata da una importante iniziativa dell'opposizione. Il ricorso presentato al governo era impeccabile e ribadiva che la tutela dell'ambiente è un pilastro della nostra Costituzione e non può essere distrutto per avere consensi. Forse è a questo che si riferivano i dieci dimissionari quando hanno affermato che la bocciatura agisce «contro le aspettative legittime dei cittadini laziali rende impossibile trasmettere ai territori quei valori da tutti noi condivisi». I "valori" che hanno in mente sono soltanto cemento e asfalto. E desolazione, perché il loro piano casa permette ad esempio di trasformare anonimi capannoni industriali - anche se localizzato nei luoghi più isolati e privi di servizi civili - in residenze, aumentandone le volumetrie e la rendita immobiliare del 20%. Tanto mica ci vanno ad abitare gli assessori.

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