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Antonietta Mazzette
Tutela del paesaggio. La giunta Cappellacci illustra la propria linea ma pagano i contribuenti
11 Settembre 2011
Sardegna
L'ennesimo approccio furbesco e menzognero dei promotori del saccheggio delle coste sarde, questa volta pagato da noi, la Nuova Sardegna, 11 settembre 2011. Con postilla

Domanda. Perché la Giunta regionale ha pagato, con i nostri soldi (del popolo sardo tanto richiamato), ben due pagine dei maggiori quotidiani sardi?

Risposta. Non per fare una comunicazione istituzionale, bensì per esprimere la sua opinione su che cosa essa intenda per regole e per paesaggio. In soldoni vuol dire, ahimè, che le regole sono un abuso e un attentato alla nostra libertà, e che il paesaggio è un bene privato di cui ognuno può fare quel che più gli aggrada.

Non mi soffermo sulle definizioni di “paesaggio”apparentemente ingenue, quali, “il paesaggio è di tutti noi, ancora di più è in tutti noi … nel nostro cuore”, e altre amenità simili. Neppure lo studente più sprovveduto potrebbe dare del paesaggio queste definizioni perché sarebbero la dimostrazione di non conoscere neppure gli elementi rudimentali della materia “Paesaggio” e che in Italia ha avuto una lunga maturazione culturale e un altrettanto lungo iter normativo: dalla legge “Rosadi-Croce” del 1922 alla Legge Galasso del 1985; dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 al Codice dei Beni culturali e del paesaggio, noto come Codice Urbani, del 2004. Il PPR approvato durante il governo Soru non è stato altro che la conclusione logica di questo lungo processo, in linea peraltro con le esigenze di tutela del paesaggio, in quanto oggetto urbanistico, più volte richiamate dall’Unione europea.

Ma non facciamoci ingannare, queste semplificazioni e apparenti ingenuità sono finalizzate ad alimentare in ognuno di noi la convinzione che chi interviene a favore della tutela rigorosa e non derogabile del territorio, è il vero nemico dello sviluppo, dell’occupazione, del turismo e quant’altro. Da quando Cappellacci presiede questa giunta, questo fine è stato perseguito con costanza e ostinazione, si potrebbe persino dire che questa sia stata la vera mission (speriamo impossibile) di detto governo regionale. Fine ripetuto in più occasioni: dai permessi di costruire nelle aree più pregiate dell’Isola – da Capo Malfatano a Badesi -, alla benevolenza con cui si è guardato all’abusivismo in diverse parti della Sardegna, mi riferisco a quello più recente e che continua imperterrito a riprodursi, nonostante sia in vigore il Piano Paesaggistico Regionale. D’altro canto, l’infausto Piano casa – qualunque sia l’edizione, proroga compresa -, non è stato forse il manifesto ideologico principale utilizzato a questo fine, insieme alla cosiddetta revisione del PPR?

Se la Giunta Cappellacci avesse voluto fare per davvero Pubblicità Istituzionale, e non bassa propaganda di parte, avrebbe dovuto utilizzare queste pagine per dire con chiarezza quali sono queste “regole, più semplici da leggere e da applicare” e, magari, sulla base di questa informativa, aprire un serio dibattito con noi, “Popolo sardo”, sul paesaggio e che cosa si debba intendere con questo termine, e perché no, sullo sviluppo possibile e durevole di questa nostra disgraziata terra (disgraziata, beninteso, non per cause naturali).

postilla

Torna il linguaggio furbesco degli sponsor di quei distruttori delle coste della Sardegna che si sperava fosse scomparso, dopo le denunce di Antonio Cederna e delle persone di buon senso di tutto il mondo e, soprattutto, dopo la gloriosa stagione di Renato Soru. Ma anche in Sardegna i saccheggiatori del bene comune sono tornati trionfalmente alla ribalta. Adesso hanno conquistato le istituzioni, e il "pubblico" è diventato lo strumento del peggiore e più losco "privato": quello dei distruttori della bellezza, del futuro, e perfino della decenza.

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